Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Giudea e Samaria, le verità storiche sugli insediamenti Commento di Niram Ferretti
Testata: Il Riformista Data: 22 agosto 2025 Pagina: 3 Autore: Niram Ferretti Titolo: «Giudea e Samaria, le verità storiche sugli insediamenti»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 22/08/2025, a pagina 3, il commento di Niram Ferretti dal titolo "Giudea e Samaria, le verità storiche sugli insediamenti".
Niram Ferretti
Le regioni di Giudea e Samaria, che in Italia chiamano col nome coloniale e arabo di Cisgiordania, sono divise in aree di amministrazione israeliana, palestinese e mista. I nuovi insediamenti ebraici previsti dal governo Netanyahu sono nelle aree israeliane, le stesse che verrebbero assegnate a Israele anche in caso di nascita di uno Stato della Palestina. La polemica feroce dei governi europei è dunque del tutto gratuita, ai danni di Israele.
Sulla questione degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria - questo il nome storico della regione, non West Bank, così chiamata dai giordani dopo il 1967 - occorre fare alcuni chiarimenti. Secondo il Mandato Britannico per la Palestina del 1923, unico dispositivo storico-giuridico che possiede la valenza di un trattato internazionale, tutti i territori a occidente del fiume Giordano rientravano nella completa abitabilità ebraica. Le disposizioni cogenti del Mandato vennero fatte proprie dalla Società delle Nazioni e dunque successivamente incardinate nell’Articolo 80 dell’ONU. Non sono mai state superate. Gli Accordi di Oslo del 1993-1995 sono accordi di natura squisitamente amministrativa, i quali ripartiscono la Giudea e la Samaria in tre zone distinte a governi e ad amministrazioni separate, di cui la porzione più ampia, circa il 60% del territorio, nota come Area C, è sotto completa tutela militare e amministrativa israeliana. Il ritiro progressivo delle forze israeliane dal territorio, come specificato dagli stessi Accordi, è interamente subordinato ai negoziati. Nessuna disposizione interna agli Accordi proibisce la costruzione di insediamenti all’interno dell’Area C. A seguito degli Accordi, Ehud Barak, nel 2000, concesse a Yasser Arafat tra il 94% e il 96% della Giudea e Samaria più il 100% di Gaza, con una compensazione di territori israeliani ulteriori ammontanti tra l’1% e il 3% per il 4% e il 6% dei territori della Giudea e Samaria che Israele si sarebbe trattenuto. Gerusalemme sarebbe stata divisa in due. Arafat disse di no e diede via alla Seconda Intifada. Nel 2008 Ehud Olmert arricchì ulteriormente la proposta che Abu Mazen esaminò per poi non farsi più sentire. Nel 2009 Netanyahu, sotto pressione americana, congelò la costruzione degli insediamenti per dieci mesi, e anche allora non accadde nulla. In merito alla costruzione del corridoio E-1, occorre ricordare come il progetto originario di costruzione dell’area fu voluto dal Primo Ministro Yitzhak Rabin oltre trenta anni fa. Si era nelle prime fasi degli Accordi di Oslo, e l’area in oggetto, durante tutte le trattative, veniva indicata come parte integrante di Israele essendo la parte più a est della capitale. Anche la cittadina di Ma’ale Adumim è sempre stata designata come parte di Israele in un ipotetico accordo definitivo con i palestinesi. Per superare il finto ostacolo della contiguità territoriale, Israele ha più volte proposto la costruzione di una tangenziale che permettesse il transito dei palestinesi che vivono sotto l’Autorità palestinese da nord a sud, senza la necessità di dover sostare nei checkpoint di sicurezza. Anche questa soluzione è sempre stata rifiutata dai palestinesi e di conseguenza dalla comunità internazionale. Da quando gli Accordi di Oslo furono sottoscritti, i palestinesi non hanno mai rispettato alcun impegno preso: dalla lotta al terrorismo al rispetto delle competenze nelle tre aree suddivise. Da oltre 15 anni costruiscono abusivamente case, scuole e infrastrutture senza il permesso delle autorità competenti (quelle israeliane). Queste strutture abusive sono quasi sempre state costruite con i soldi e l’appoggio politico della Ue, in spregio degli accordi sottoscritti dall’Ap e dalla Ue, che non ha mai mantenuto il suo ruolo equidistante tra le parti, ma ha sempre preso posizione a favore dell’Ap, anche quando si è fatta promotrice degli insediamenti illegali arabi.
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