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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
22.08.2025 Putin fa il vago, Trump ha finito la pazienza
Commento di Costanza Cavalli

Testata: Libero
Data: 22 agosto 2025
Pagina: 1/6
Autore: Costanza Cavalli
Titolo: «Trump finisce la pazienza e manda un avviso a Putin: «Posso aiutare Kiev perché giochi all’attacco»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/08/2025, a pag. 1/6, il commento di Costanza Cavalli dal titolo "Trump finisce la pazienza e manda un avviso a Putin: «Posso aiutare Kiev perché giochi all’attacco»".

Pur essendo visibilmente simpatizzante, la pazienza di Trump nei confronti di Putin ha i suoi limiti. Il dittatore russo dice di No a tutto. E allora Trump inizia a ventilare l'ipotesi di fornire all'Ucraina anche armi che le permettano di contrattaccare. 

Per porre fine alla guerra Vladimir Putin chiede all’Ucraina di cedere tutta la regione orientale del Donbass, di rinunciare alle ambizioni di adesione alla Nato, di rimanere neutrale, e quindi di neutralizzare l’apparato militare costruito dall’aggressione in avanti, e di tenere le truppe dell’Occidente fuori dal Paese. Un sostanziale sovvertimento della sovranità di Kiev. «Ci sono due grandi questioni in sospeso – ha detto ieri il vice presidente americano J.D. Vance, in un’intervista a Fox News – la prima è che l’Ucraina vuole sapere che non sarà invasa di nuovo dalla Russia per molto tempo a venire.
La seconda è che i russi vogliono territori, per la maggior parte territori occupati, altri che invece non hanno conquistato».
Dopo qualche giorno di vertici storici e di prudente entusiasmo, le condizioni per la pace restano invariate. Al punto che, secondo il Guardian, Donald Trump si ritirerebbe per ora dai colloqui di pace, lasciando che Mosca e Kiev organizzino un incontro senza intervenire direttamente (niente di nuovo, peraltro: il presidente Usa aveva già dichiarato che sarebbe stato presente a un trilaterale successivo al colloquio tra i leader dei due Paesi). Il Segretario di Stato Marco Rubio è il mediatore cui tocca il lavoro di coordinamento con i membri Nato per trovare una formula che ridisegni i confini e riequilibri i poteri tra aggredito e aggressore.
Volodymyr Zelensky resta speranzoso: «Vogliamo raggiungere un’intesa sull’architettura delle garanzie di sicurezza entro 7-10 giorni», ha dichiarato alla stampa, dopodiché «dovremmo avere un incontro bilaterale tra una o due settimane». Il leader ucraino non cede sulla necessità di un gruppo di alleati come “forza di rassicurazione”: «Alcuni potrebbero fornire truppe, altri difesa aerea, altri ancora effettueranno pattugliamenti per un certo periodo di tempo».
L’eventuale luogo per l’incontro, ha aggiunto, dovrebbe essere «in un’Europa neutrale», come Austria o Svizzera, o in Turchia, membro della Nato e sede degli ultimi colloqui diretti tra le delegazioni di Russia e Ucraina (esclusa invece Budapest, che ieri ha smentito la telefonata tra Trump e il primo ministro Viktor Orban). A ostacolare le trattative, resta, tetragona, Mosca. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha insistito che il Cremlino debba avere potere di veto su qualsiasi misura a sostegno dell’Ucraina, sulla falsa riga della bozza di accordo discussa a Istanbul nel 2022. Quel Protocollo prevedeva che la Russia fosse uno Stato garante neutrale per la sicurezza di Kiev insieme con gli altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le garanzie di sicurezza avrebbero conferito a Cina e Russia il potere di veto su qualsiasi azione che i garanti potessero intraprendere in risposta a un nuovo attacco russo. “Niet” su tutti i fronti, anche all’incontro con Zelensky: in caso di firma di accordi con l’Ucraina, ha proseguito il ministro, «sarà necessario risolvere la questione della legittimità del firmatario» (il mandato del presidente ucraino è scaduto l’anno scorso, ma legalmente non è possibile indire nuove elezioni in stato di guerra).
In mezzo, l’amministrazione americana, che però evita imbrigliamenti e – insegnamento di John Quincy Adams – afferma la sua «natura distinta» rispetto alle altre nazioni: «Non penso che la parte del leone dovremmo farla noi - ha chiarito il numero due della Casa Bianca - Il presidente si aspetta che l’Europa giochi il ruolo principale... È il loro continente, è la loro sicurezza». Anche Elbridge Colby, sottosegretario alla Difesa, ha dichiarato che gli Usa intendono svolgere un ruolo minimo in qualsiasi garanzia di sicurezza, chiaro segnale che l’Europa dovrà assumersi l’onere di mantenere una pace duratura.
Soggetto all’autorità del reale, come sempre, Trump: «È impossibile vincere una guerra senza attaccare il paese invasore - ha scritto sulla sua piattaforma Truth – è come una squadra che ha una difesa fantastica, ma non le è permesso giocare in attacco». Colpa di Biden, ha continuato Trump, che «non ha permesso all’Ucraina di reagire, ma solo di difendersi» (tradotto: li ha armati a sufficienza per non perdere, ma non abbastanza per vincere). Conclusione del post del presidente: «Ci aspettano tempi interessanti!». E cioè fino a che punto l’inquilino della Casa Bianca sarà in grado, o avrà voglia, di spingersi. Sapremo se ci sarà la pace, ha detto, entro due settimane, «dopodiché dovremo adottare una strategia diversa».

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