Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Testata: Libero Data: 21 agosto 2025 Pagina: 9 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Gerusalemme si prepara: per Gaza 60mila riservisti. E punta alla Cisgiordania»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/08/2025, a pag. 9, con il titolo "Gerusalemme si prepara: per Gaza 60mila riservisti. E punta alla Cisgiordania", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Israele richiama 60mila riservisti per l'offensiva finale su Gaza City, per la liberazione degli ostaggi e la fine di Hamas.
Una risposta ufficiale del governo di Gerusalemme alla proposta dei mediatori egiziani e qatarioti per una tregua con Hamas non è ancora arrivata. In queste ore però i media israeliani hanno reso noto che i preparativi per l’operazione Carri di Gedeone II – mirata alla conquista di Gaza City, alla sconfitta di Hamas e alla liberazione di tutti gli ostaggi – procedono. Per espugnare la roccaforte del gruppo terrorista palestinese, le Israel Defense Forces (Idf) utilizzeranno 130 mila riservisti; e ieri sono stati richiamati i primi 60 mila. I militari sono convocati a scaglioni, l’ultimo dei quali dovrebbe essere operativo fra due mesi, a novembre. Nel giorno in cui Israele richiamava il primo grande gruppo di riservisti, gruppi di ultraortodossi scendevano in strada per protestare contro il progetto di allargare anche a loro la coscrizione obbligatoria. Israele si muove anche a est: ieri si è registrata l’approvazione definitiva di un progetto di insediamento in Cisgiordania che, di fatto, dividerebbe il territorio attualmente controllato dall'Autorità nazionale palestinese in due. Il ministro delle Finanze Belazel Smotrich ha definito il via libera arrivato dalla Commissione per l’urbanistica e l’edilizia una «risposta» ai Paesi occidentali che nelle ultime settimane hanno annunciato i loro piani per riconoscere uno Stato palestinese. Inevitabili le reazioni di condanna europee mentre per ora gli Usa tacciono.
Secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani sono «inaccettabili e contrari al diritto internazionale i nuovi insediamenti in Cisgiordania». Il piano prevede lo sviluppo degli insediamenti nella zona denominata “E1”, un'area di 12 chilometri quadrati tra Gerusalemme Est e l’insediamento di Maale Adumim, che dovrebbe essere esteso con oltre 3.500 nuovi appartamenti. Una mossa che taglierebbe uno degli ultimi collegamenti geografici tra Ramallah e Betlemme. A Gaza cinque divisioni composte da decine di migliaia di soldati sono pronte a partecipare all'offensiva, Israele flette i muscoli e non è escluso che i mediatori egiziani e qatarioti ne approfittino per esercitare nuove pressioni su Hamas affinché accetti di liberare tutti gli ostaggi (50, solo 20 quelli in vita) ancora nelle sue mani.
La liberazione di tutti i sequestrati è considerata da Israele una condizione necessaria per siglare una tregua con Hamas. Proprio in queste ore, però, il gruppo terrorista è tornato a mostrarsi pericoloso. A Khan Yunis, nel sud della Striscia, alle 9 di mercoledì 18 uomini armati sono sbucati da un tunnel nei pressi di un avamposto del battaglione Nachshon (brigata Kfir) e vi si sono infiltrati aprendo il fuoco con armi leggere e granate anticarro allo scopo apparente di rapire almeno un militare. Dieci terroristi sono rimasti uccisi nella reazione delle Idf mentre altri otto sarebbero riusciti a fuggire, braccati dalle forza armate. Tre militari israeliani sono rimasti feriti nell’attacco, uno in maniera grave, Il portavoce delle Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha dichiarato: «Stiamo indagando su come sia stato possibile questo incidente».
Dagli Stati Uniti arrivano intanto nuovi segnali di sostegno al governo di Benjamin Netanyahu: Il Dipartimento di Stato ha imposto sanzioni a quattro giudici della Corte Penale Internazionale (Cpi) sia per il loro ruolo nelle indagini sulle azioni delle forze armate statunitensi in Afghanistan sia per aver emesso mandati di arresto per Benjamin Netanyahu e per il suo e ministro della difesa Yoav Gallant. I giudici presi di mira dalle sanzioni sono Kimberly Prost, Nicolas Yann Guillou, Nazhat Shameem Khan e Mame Mandiaye Niang. Prost è stata sanzionata per le indagini in Afghanistan, mentre Guillou per i mandati di arresto delle due alte cariche di Israele. Gli Stati Uniti non sono membri della Cpi e non ne riconoscono l'autorità. «Questi individui sono stranieri che impegnati direttamente in sforzi della Cpi per indagare, arrestare, tenere in stato di detenzione o incriminare cittadini degli Stati Uniti o di Israele, senza il consenso di nessuna delle due nazioni», ha annunciato Marco Rubio. Il segretario di Stato ha ribadito che per l’amministrazione Trump la Cpi «una minaccia alla sicurezza nazionale, è diventata uno strumento di lotta legale contro gli Usa e Israele».
Da qui la richiesta «ai Paesi che ancora la sostengono, molti dei quali devono la loro libertà al grande sacrificio degli americani, di resistere alle pretese di questa istituzione fallimentare».
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