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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Giornale Rassegna Stampa
21.08.2025 Lo Stato ebraico costretto a difendersi dalle minacce per non finire accerchiato
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 21 agosto 2025
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Lo Stato ebraico costretto a difendersi dalle minacce per non finire accerchiato»

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 21/08/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "'Lo Stato ebraico costretto a difendersi dalle minacce per non finire accerchiato".


Fiamma Nirenstein

Maale Adumim, il nuovo piano di costruzioni scandalizza il mondo, ma per chi abita a Gerusalemme sono l'unico modo per evitare di finire con la capitale accerchiata.

L’approvazione del piano di costruzioni approvato dal ministro delle finanze Bezalel Smotrich per 3401 unita in tre quartieri diversi nell’area E1, è destinato in questi giorni a grandi cori di disapprovazione e di approvazione. Di disapprovazione da parte di tutti quelli che puntano a far nascere uno Stato palestinese, guidati dalla proposta di Macron di votarlo alla prossima riunione dell’Assemblea Generale dell’ONU la terza settimana di settembre. Un piano disinvolto, pacifista, che contrapporre lo Stato palestinese alla guerra. Il coro di approvazione viene da parte di tutti quelli che temevano che questa zona collocata fra il grande quartiere- insediamento di Maale Adumim, fondato 40 anni fa dentro i confini di Gerusalemme, e l’Università di Monte Scopus divenisse la cinghia fra Ramallah e Betlemme disegnando una regione palestinese compatta da cui la capitale risulterebbe accerchiata.

Smotrich come tutto il mondo non smette di ripetere giorno dopo giorno, rappresenta un anello sensibile, un pensiero religioso di destra minoritario (due ministri) ma deciso, che per esempio si e sempre opposto a cedere la sconfitta di Hamas in cambio dei rapiti, ma che per esempio oggi invece, stanzia cifre stratosferiche per gli aiuti umanitari a Gaza. Il piano E1 che riguarda 12 chilometri quadrati è stato sempre rimandato per motivi di opportunità politica. Adesso, si guarda da due punti di vista nuovi: quello dell’evidente pericolo che la jihad palestinese rappresenta, e quello dell’attacco internazionale portato dalla decisione di Macron, seguito da Capi di Stato sia europei che internazionali, come quello australiano e canadese, di sottoporre all’Assemblea Generale dell’ONU la proposta di uno Stato palestinese. Un autentico dono a Hamas che ne ha subito fatto una bandiera: è grazie al 7 di ottobre, che vinciamo la guerra di opinione, ha detto. Per capire l’importanza dell’E1, Smotrich o no, bisogna ricordare il 1948: i Paesi arabi circondarono Gerusalemme e così occuparono fino al 1967 Gerusalemme est. Nessun ebreo poteva arrivare al Muro del Pianto né altrove. La capitale ha bisogno di comunità per interrompere un cerchio costruito sull’attuale ideologia di odio antisraeliano e jihadista: quello di un eventuale Stato palestinese.

Nessun ebreo di Gerusalemme sarebbe sicuro a casa, come la gente dei kibbutz sul confine di Gaza. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, quando non combattendo affatto contro i palestinesi, ma contro la Giordania e l’Egitto, Israele prese poi a costruire comunità nei territori conquistati, senza che, sempre per il rifiuto arabo (i tre no di Khartoum), fosse possibile arrivare a un accordo, dato che la jihad vuole vedere Israele sparire. La linea verde, poi, è solo una linea di armistizio su cui, dati i continui rifiuti dei palestinesi e la campagna sull’occupazione, non si è mai potuto discutere. Adesso i sostenitori di uno Stato palestinese che non ha mai condannato il 7 di ottobre e che ha proseguito la politica di pay for slay, rinnova la memoria dei mille rifiuti di Arafat e Abu Mazen punteggiati da innumerevoli attacchi terroristi palestinesi e culminate nella strage del 7 di ottobre. Israele oggi sa che deve difendersi, e se lo minaccia un nuovo anello di fuoco disegnato da uno stato palestinese in cui la jihad certo sarebbe l’ideologia vincente, non può che stare attenta a sé.

E qui l’annuncio di Israele è chiaro: qualsiasi cosa l’ONU dica, per quanto Macron si possa invaghire di un ruolo che lo disegni come il leader europeo antiamericano, Israele è un attore fondamentale nella definizione del Medio Oriente di domani. E vuole chiudere la guerra a Gaza eliminando Hamas e i suoi sostenitori e invitando i Paesi moderati arabi a lavorare per un domani comune. Guai a mettere le basi per una nuova guerra jihadista. 

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