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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
20.08.2025 Netanyahu: Macron alimenta il fuoco antisemita
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 20 agosto 2025
Pagina: 10
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: ««Macron alimenta il fuoco antisemita»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/08/2025, a pag. 10, con il titolo "«Macron alimenta il fuoco antisemita»", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Tensione tra Francia e Israele, per Netanyahu Macron sta alimentando il fuoco antisemita (già bello forte in Francia) con il suo attivismo pro-Palestina. Dicendosi a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina, sta premiando i terroristi di Hamas, che si sono complimentati con lui.

Una risposta di Israele a Hamas non arriverà prima di due giorni. Il governo di Gerusalemme, hanno reso noto due funzionari israeliani citati da Times of Israel, dovrebbe presto aprire un dibattito al suo interno su come reagire all’apertura di Hamas a una tregua di 60 giorni a Gaza con lo scambio di una parte degli ostaggi (dieci vivi, 18 morti) in cambio di alcune centinaia di detenuti palestinesi condannati all’ergastolo in Israele. Il Paese è diviso e non solo politicamente: da un lato la stanchezza dei riservisti e delle loro famiglie è diffusa; i parenti degli ostaggi trovano poi molta eco nei media con le loro richieste di mettere la salvezza dei loro cari davanti a tutto.
Ma neppure i familiari dei sequestrati la pensano tutti alla stessa maniera e in molti odiano l’idea che solo la metà dei vivi torni a casa visto che ogni nuova liberazione allontana nel tempo quella successiva. Anche i parenti dei caduti partecipano al dibattito nazionale ma neanche chi ha perso un figlio nella guerra con Hamas reagisce allo stesso modo: c’è chi vuole la fine immediata di ogni ostilità e chi pensa invece che il gruppo terrorista palestinese debba essere sconfitto una volta per tutte per non rendere vano il sacrificio di chi combatte: sono circa 900 i militari rimasti uccisi dal 7 ottobre 2023, la metà dei quali dall’inizio dell’offensiva di terra due settimane dopo.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu sa bene che il terreno della tregua è molto accidentato e che se dovesse dire di sì alla proposta dei mediatori qatarioti ed egiziani già accettata da Hamas perderebbe l’appoggio dei due partiti ultranazionalisti senza i quali non avrebbe la maggioranza alla Knesset. Due testimonianze riportate dal Jerusalem Post descrivono bene il clima di queste ore: «Netanyahu intende proseguire la sua strategia e pone di proposito condizioni impossibili come ostacolo.
Quella che era iniziata come la guerra più giusta si è trasformata in una lotta per la sopravvivenza e il potere», ha dichiarato Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan.
Nelle stesse ore un alto diplomatico rimasto anonimo spiegava: «Siamo nella fase finale decisiva contro Hamas e non lasceremo indietro nessun ostaggio».
Ieri, intanto, il governo si è diviso anche sul bilancio per la Difesa approvando a maggioranza un aumento delle spese a 7.1 miliardi di euro di cui 406 milioni per gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, troppi a favore dei palestinesi secondo il ministro ultranazionalista Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale), fondi che sarebbero dovuto andare alle scuole religiose secondo Moshe Gafni del partito religioso United Torah Judaism che ha lasciato il governo alla vigilia della pausa estiva della Knesset riguardo al nodo della leva per gli studenti di quelle scuole.
Sempre ieri Netanyahu ha attaccato il presidente francese Emmanuel Macron: «Il vostro appello per uno Stato palestinese getta benzina sul fuoco antisemita. Non è diplomazia, è appeasement. Premia il terrore di Hamas, rafforza il rifiuto di Hamas di liberare gli ostaggi, incoraggia coloro che minacciano gli ebrei francesi e alimenta l’odio per gli ebrei che ora infesta le vostre strade», ha scritto Netanyahu in una lettera. L’Eliseo ha anticipato che la lettera del premier israeliano non rimarrà senza risposta e ha definito «abbietta ed erronea» l’accusa di alimentare l’antisemitismo con il riconoscimento dello Stato palestinese. Sul fronte diplomatico va registrata la telefonata fra il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e il segretario di Stato americano, Marco Rubio, in ordine al conflitto in Ucraina e sulla situazione nella Striscia di Gaza – il governo di Ankara è fra i più vicini a Hamas. In Israele la first lady Michal Herzog ha accolto con favore la decisione delle Nazioni Unite di aggiungere Hamas alla “lista nera” ufficiale di paesi e gruppi che commettono crimini sessuali in teatri di conflitto, definendo la mossa «attesa da tempo».

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