Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele è una sola ed è democratica. Le manifestazioni lo dimostrano Commento di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 19 agosto 2025 Pagina: 4 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: «Israele è una sola ed è democratica. Le manifestazioni lo dimostrano»
Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 19/08/2025, a pagina 4, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Israele è una sola ed è democratica. Le manifestazioni lo dimostrano".
Iuri Maria Prado
Manifestazioni oceaniche in Israele per chiedere la liberazione degli ostaggi. La stampa pro-Pal gongola e parla già di un Israele spaccato in due. Ma proprio il fatto che ci siano manifestazioni indica che Israele sia uno e democratico, con libertà di espressione e di assemblea.
Le manifestazioni che l’altro giorno hanno riempito le strade di Tel Aviv e di altre città del Paese non erano “l’altra Israele”, come titolava ieri un noto quotidiano torinese.
Quelle manifestazioni erano Israele punto e basta: non “l’altra”.
Erano la realtà di una Nazione in guerra che non cessa di esistere come sistema civile e democratico nel quale si discute - anche protestando - sulla guerra e su come porvi fine.
Israele era tanto in quelle manifestazioni quanto nelle parole del primo ministro, Benjamin Netanyahu, il quale, in modo tutt’altro che isolato (molti in Israele la pensano come lui), ne ha denunciato l’inopportunità.
Quelli che mostrano dubbi, o perfino avversione, a proposito dei piani per estirpare Hamas entrando in forze a Gaza non sono “l’altra Israele”: sono la parte di Paese - neppure maggioritaria - secondo cui quell’operazione potrebbe rivelarsi inefficace o addirittura controproducente per la sorte degli ostaggi.
Così come in quella parte non irrilevante di Israele c’è anche chi semplicemente detesta il governo.
E lo dimostra nel Paese in cui la legge, la cultura corrente, la sensibilità civile diffusa producono e proteggono la libertà di quelle dimostrazioni anche in tempo di guerra.
Ma sono dimostrazioni che non hanno nulla a che fare - come qui da noi, invece, si vuol lasciare intendere - con le parate “contro il genocidio” in cui ci si esibisce nelle piazze anti-israeliane e antisemite di mezzo mondo.
Sventolavano le bandiere con la Stella di David in quelle manifestazioni, cioè quelle che nei cortei pro-Pal d’Europa e d’America sono bruciate, o accomunate alla svastica.
Bisognerebbe dunque compiacersi di quella vivacità democratica senza trasfigurarla - come era prevedibile che si sarebbe fatto - in una specie di 25 aprile che vede la parte buona di Israele sollevarsi contro la tirannide che la opprime.
Dovrebbe essere facile comprendere che l’angoscia per gli ostaggi, ancora nelle mani dei nazisti di Gaza, e la stanchezza per una guerra tanto lunga ben possano alimentare l’esasperazione di tanti.
Ma tra quella gente che manda al diavolo Benjamin Netanyahu non c’è chi lo equipara a Yahya Sinwar, come invece si fa qui da noi.
Tra quella gente che protesta ritenendo che per sconfiggere il terrorismo servano interventi diversi non c’è chi dice che Hamas ha fatto anche qualcosa di buono, come invece dicono certe comizianti delle Nazioni Unite.
Perché è Israele.
Non la raffigurazione sbagliata che se ne fa sia quando combatte, sia quando manifesta.
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