Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I pogrom sono sempre preceduti dalle menzogne. Vedi Guterres all'ONU Editoriale del Jerusalem Post
Testata: israele.net Data: 18 agosto 2025 Pagina: 1 Autore: Redazione del Jerusalem Post Titolo: «L’Onu non riesce a condannare i crimini di Hamas senza 'bilanciare' l’accusa gettando sospetti infondati addosso Israele: è la versione moderna delle calunnie medioevali che aprivano la strada a massacri di ebrei»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'editoriale del Jerusalem Post, dal titolo: "L’Onu non riesce a condannare i crimini di Hamas senza “bilanciare” l’accusa gettando sospetti infondati addosso Israele: è la versione moderna delle calunnie medioevali che aprivano la strada a massacri di ebrei".
Il segretario generale dell’Onu Antonio GuterresLe atrocità non sono state nascoste. Sono state filmate e trasmesse dagli stessi responsabili, che se ne sono vantati
I pogrom sono sempre preceduti dalle menzogne. Nel Medioevo si trattava delle calunnie del sangue, accuse secondo cui gli ebrei usavano il sangue dei bambini cristiani per la matzah (azzima pasquale), avvelenavano i pozzi, diffondevano la peste. Le menzogne gettavano le basi per la violenza.
Secoli dopo, la dinamica è rimasta la stessa. Oggi le falsità su Israele, amplificate nei forum globali, aprono la strada alla giustificazione o alla negazione delle atrocità commesse contro il suo popolo.
La recente decisione delle Nazioni Unite di aggiungere Hamas alla lista nera dei responsabili di sistematiche violenze sessuali durante un conflitto avrebbe dovuto rappresentare per il mondo un momento morale inequivocabile, volto a condannare le scene orribili ostentate da Hamas il 7 ottobre.
Invece, anche questo atto è stato ritardato, diluito e accompagnato dall’eterno gioco di equilibrismo su “entrambe le parti”: un espediente che da tempo mina la credibilità delle Nazioni Unite.
Nel suo rapporto annuale, il Segretario Generale dell’Onu António Guterres ha inserito per la prima volta Hamas nella lista dei soggetti credibilmente accusati di aver commesso violenze sessuali nei conflitti.
Si tratta di un riconoscimento molto tardivo di ciò che sopravvissuti, soccorritori e investigatori hanno documentato sin dal 7 ottobre 2023: Hamas ha deliberatamente usato la violenza sessuale come arma di guerra.
Le atrocità non sono state nascoste. Sono state filmate e trasmesse dagli stessi responsabili, che se ne sono vantati.
Il rapporto, che precede una discussione speciale sulla violenza sessuale legata a conflitti (Conflict-related sexual violence o CRSV) in programma per martedì alle Nazioni Unite, fa riferimento alle prove raccolte dalla Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite Pramila Patten durante la sua missione in Israele nel 2024, durante la quale aveva anche incontrato ex ostaggi sopravvissuti alla prigionia.
Eppure, per mesi e mesi i negazionisti hanno preteso “prove” che andavano ben oltre qualsiasi ragionevole standard probatorio, trattando con sospetto le testimonianze delle vittime e, così facendo, aggravando il loro trauma.
La violenza sessuale legata a conflitti è notoriamente difficile da dimostrare. Nel caos degli attacchi di massa, le prove fisiche risultano spesso distrutte, contaminate o sepolte sotto altre devastazioni.
Spesso i sopravvissuti sono sfollati o troppo traumatizzati per testimoniare. Lo stigma e l’umiliazione che circonda la violenza sessuale contribuisce ulteriormente a silenziare le voci. Anche quando le vittime si fanno avanti, presentare tali prove in tribunale è estremamente difficile.
Uno dei progressi più importanti è arrivato grazie al Progetto Dinah. Attraverso interviste con sopravvissuti, testimoni, soccorritori e personale forense, gli autori del rapporto, diffuso a luglio, hanno documentato la violenza sessuale non come episodi isolati, ma come parte di una strategia deliberata.
Senza il loro lavoro, c’è da dubitare che l’inserimento di Hamas nella lista nera delle Nazioni Unite sarebbe avvenuto o che sarebbe stato ulteriormente rinviato.
Eppure, anche nel momento di questo fondamentale riconoscimento, l’Onu non ha resistito alla tentazione di aggiungere un “avvertimento” contro Israele.
Guterres si è sentito in dovere di affermare che, sebbene Israele non sia incluso nel rapporto attuale (e ci mancherebbe), l’Onu si dice “gravemente preoccupato” per “informazioni attendibili su violazioni da parte delle forze armate e di sicurezza israeliane” contro detenuti palestinesi, per cui potrebbe aggiungere Israele in futuro se non verranno adottate le “misure necessarie”.
Come mai l’Onu, nel momento stesso in cui riconosce finalmente dei crimini di Hamas, crimini che sono stati filmati e celebrati, si sente in dovere di “bilanciare” la cosa gettando sospetti generici addosso a Israele, perlopiù sulla base di accuse non comprovate?
Le menzogne che dal 7 ottobre hanno inondato il mondo riguardo a presunti crimini di Israele – violenza sessuale, fame deliberata, genocidio, sparatorie e bombardamenti indiscriminati – sono la versione moderna delle calunnie medievali.
E ciò che accadeva mille anni fa si ripete oggi. Ebrei vengono quotidianamente aggrediti, in tutto il mondo, a causa delle menzogne diffuse su Israele.
Hamas non è uno Stato, e portare a processo i suoi capi e comandanti ancora vivi non potrà avvenire secondo le procedure previste per processare soggetti statali.
Ma gli strumenti legali esistono. La Corte Penale Internazionale può incriminare singoli individui, i paesi con giurisdizione universale possono avviare cause, possono essere istituiti tribunali ad hoc.
Dopo aver inserito Hamas nella lista nera, ora l’Onu deve sostenere i rinvii a giudizio, assistere Israele nella costruzione delle cause, imporre conseguenze serie al gruppo terroristico incriminato.
Qualunque cosa di meno renderebbe l’inserimento nella lista nera un gesto puramente simbolico anziché che un passo avanti verso la giustizia.
Hamas sa perfettamente come giocare la partita della “narrazione” e investe molto nella disinformazione, nella distorsione, nella presunta equivalenza morale e nella negazione totale come armi strategiche.
Ogni volta che l’Onu annacqua la sua condanna di Hamas con un parallelo “avvertimento” a Israele, concede a Hamas una vittoria propagandistica.
La sistematica e deliberata violenza sessuale del 7 ottobre è stata usata come un’arma, filmata e celebrata. Negarla, minimizzarla o annacquarla è devastante quanto lo erano le menzogne medievali.
Ben venga il riconoscimento dell’Onu, ma è troppo poco e troppo tardi.
Una giustizia tangibile per le vittime può venire solo dai tribunali. Pertanto Israele deve continuare a battersi, sul campo e nel regno della verità, per garantire che le menzogne non aprano ancora una volta la strada al prossimo massacro di ebrei.
(Da: Jerusalem Post, 15.8.25)
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