Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele tratta con alcuni governi arabi anti-Iran Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 17 agosto 2025 Pagina: 9 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «L’ipotesi dell’emigrazione volontaria da Gaza»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/08/2025, a pag. 9, con il titolo "L’ipotesi dell’emigrazione volontaria da Gaza", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Netanyahu si prepara a occupare Gaza. Chi accoglierà i profughi? Israele sta trattando con paesi musulmani lontani, come l'Indonesia, ma soprattutto con quei paesi arabi che hanno un comune interesse contro l'Iran.
La possibile conquista di Gaza City resta al centro del dibattito politico in Israele, condizionando al tempo stesso i rapporti internazionali dello stato ebraico. Nonostante le resistenze delle Israel Defense Forces, che lamentano e la stanchezza e la scarsità numerica dei riservisti necessari per prendere il controllo della città settentrionale della Striscia, il governo di Benjamin Netanyahu appare intenzionato a espugnare l’ultima roccaforte di Hamas. È qua, secondo i servizi di intelligence, che il gruppo terrorista islamico nasconde i 20 ostaggi israeliani ancora in vita (ma sono 50 in tutto le persone sequestrate da 22 mesi e dieci giorni). Attaccare Gaza City – 600mila abitanti prima della guerra, almeno il doppio da quando il conflitto ha reso centinaia di migliaia di palestinesi degli sfollati interni – non è però affare semplice con le Idf che devono cercare di evitare un disastro umanitario e Hamas che, al contrario, punta proprio sull’uso dei gazawi come scudi umani per fermare gli israeliani.
Ecco dunque rispolverato in queste ore il piano per svuotare l’enclave palestinese di almeno parte dei suoi abitanti: un’idea resa pubblica mesi fa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump secondo cui con meno sfollati fra le macerie la ricostruzione di Gaza sarebbe più veloce. Un’idea bocciata senza appello dai Paesi europei e da quelli arabi perché ritenuta irrealistica, lesiva del diritto all’autodeterminazione dei palestinesi e delle convenzioni internazionali.
Solidali a parole, i Paesi arabi sono contrarissimi ad accogliere i gazawi fosse solo anche per la durata del conflitto.
Così, mentre la Russia invadeva l’Ucraina e milioni di ucraini lasciavano il proprio Paese per l’Europa, i gazawi non sono stati accolti né dal confinante Egitto – che anzi allo scoppio del conflitto ha sigillato il suo confine con Gaza – né da altri Paesi arabi della regione. E intanto Israele, ha scritto il Wall Street Journal, sarebbe in trattative con i governi libico, somalo e indonesiano affinché accolgano alcune centinaia di migliaia di palestinesi che lascerebbero la Striscia su base “volontaria”.
Sul fronte domestico, il governo Netanyahu si prepara alla grande manifestazione, organizzata oggi dalle opposizioni con il supporto di tanti famigliari degli ostaggi, contro l’avanzata a Gaza City. In decine di migliaia dovrebbero astenersi dal lavoro – domenica è il primo giorno della settimana in Israele – anche se la Histadrut, la prima organizzazione dei lavoratori fondata nel 1920 nella Palestina sotto mandato britannico, non ha dichiarato lo sciopero generale. Gli organizzatori contestano la scelta di espandere il fronte a Gaza anziché firmare un accordo per restituire i rapiti – accordo, è la replica del governo, al quale Hamas non è interessata.
Dietro le quinte, l’esecutivo gioca però ancora la carta diplomatica con alti ufficiali israeliani che sono stati visti a Doha, in Qatar, sede del negoziato per la tregua a Gaza. Secondo i media israeliani, centinaia di autorità locali, imprese, università, e aziende tecnologiche si uniranno allo sciopero.
Anche dall’estero aumentano intanto le pressioni su Israele affinché eviti un’escalation: il Regno Unito ha sospeso tutte le nuove richieste di licenza per l’esportazione di armamenti che potrebbero essere utilizzati da Israele nelle operazioni in corso a Gaza. Il segretario britannico alla Difesa, John Healey, ha precisato che da settembre tutte le domande relative a materiale in teoria impiegabile nel conflitto saranno respinte.
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