Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Testata: Il Foglio Data: 15 agosto 2025 Pagina: 4 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Sabba antisemita»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/08/2025, a pagina 4, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Sabba antisemita".
Giulio Meotti
Leggende medievali alimentano l'antisemitismo e vengono rilanciate da media, politici e organizzazioni internazionali. Dal falso avvelenamento di Arrabeh al bombardamento dell’ospedale Ahli, evidenziano una narrazione distorta e antisemita che persiste
Un mito ha bisogno di essere continuamente raccontato e rinverdito per restare in vita.
Alla vigilia della Pasqua ebraica del 1983, le allieve delle scuole medie del villaggio palestinese di Arrabeh, nel distretto di Jenin, avevano difficoltà di respirazione e mal di testa. I palestinesi annunciarono che erano vittime di un avvelenamento di massa da parte di Israele. Arrivò un team di esperti israeliani, ma non trovarono alcuna traccia di veleno. Giornalisti palestinesi e stranieri accusarono Israele di nascondere un “crimine” odioso. Risoluzioni Onu e condanne internazionali seguirono. Allora Israele chiamò il famoso Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta. Gli esperti americani confermarono quanto gli epidemiologi israeliani avevano detto sin dal primo giorno. Era un abile inganno messo in atto dai palestinesi.
Il 17 agosto 2009, l’Aftonbladet, il più venduto e antico quotidiano svedese, pubblicò un articolo di Donald Bostrom, in cui il giornalista, senza fonti né prove, scriveva che l’esercito israeliano, in combutta con l’establishment medico, aveva rapito numerosi palestinesi per prelevarne gli organi. Un grande quotidiano nordeuropeo dalle credenziali politicamente corrette si era fatto un punto d’onore di rinverdire un’altra menzogna del sangue in Europa del XXI secolo. Poi fu un docente universitario e dirigente di uno dei principali sindacati del Belgio, Robrecht Vanderbeeken, a scrivere che Israele avvelenava i palestinesi e uccideva i loro figli per estrarne gli organi.
Un mito ha bisogno di essere continuamente raccontato per restare in vita. E così, oltre che avvelenatori di pozzi, diffusori di malattie, trafficanti di organi e infanticidi, gli ebrei si sono dimostrati nuovamente avidi affamatori di popoli. Con la guerra di Gaza sono tornate tutte le vecchie accuse e leggende del sangue contro il popolo d’Israele.
La storia dell’Aftonbladet, con alcune modifiche narrative, sarebbe finita sui giornali arabi. Il quotidiano algerino al Akhbar scrisse che bande di arabi al soldo degli ebrei rapivano i bambini algerini e li vendevano agli israeliani per trarne gli organi. Negli ultimi due anni sui media dei paesi islamici (e anche europei) non passa giorno che non venga pubblicata una vignetta che raffigura l’ebreo con la bocca grondante sangue e il cadaverino di un bambino tra le mani, come nelle prime pagine di Der Sturmer, da al Masri al Ayoum, il giornale egiziano, dove si vede un soldato israeliano che ruba i corpi dei palestinesi, al vignettista inglese Bob Moran, che ritrae Netanyahu che banchetta coi bambini di Gaza. Il popolare account di notizie Land Palestine accusa Israele di rubare la pelle dei palestinesi, mentre l’Euro-Med Human Rights Monitor segnala che i soldati israeliani stanno prelevando organi dai palestinesi a Gaza.
Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, è andato persino alla sessione plenaria del Parlamento europeo ad affermare che un rabbino ha chiesto al governo israeliano di avvelenare l’acqua dei palestinesi. Un’altra cialtronata dei palestinesi. Alla fine del suo intervento, Abbas ricevette molti applausi e una standing ovation da parte di molti parlamentari. C’è voluto un po’ prima che la vecchia cariatide di Ramallah chiedesse scusa.
Anche l’ex primo ministro dei Paesi Bassi che un anno fa se ne è andato con l’eutanasia, Dries van Agt, tirò fuori la storia che gli israeliani avvelenavano i palestinesi: “Una mattina è successo qualcosa di terribile: l’uliveto e l’orto dei palestinesi erano disseminati di veleno. E una bambina di tre anni si ammalò gravemente. L’unica spiegazione era che avesse bevuto il latte di una capra avvelenata. Era stata avvelenata”. Ebrei che avvelenano le capre. Magari dopo averne preso gli organi.
Il rappresentante palestinese presso la Commissione per i diritti umani di Ginevra ha alzato il tiro, dichiarando alla Commissione dell’Onu che gli israeliani avevano diffuso il virus dell’Aids a trecento bambini palestinesi per distruggere un’intera generazione, nell’ambito di un “piano genocida israeliano”. I palestinesi smascherarono poi l’ennesimo “complotto israeliano per sopprimere la crescita della popolazione araba”.
Sostenevano di aver testato confezioni di gomma da masticare al gusto di fragola, che si scoprì essere stata arricchita con ormoni sessuali e venduta a basso prezzo vicino alle scuole in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Si sosteneva che la gomma da masticare suscitasse irresistibili appetiti sessuali nelle donne, sterilizzandole. Secondo il ministro palestinese Abdel Aziz Shaheen era in grado di “distruggere completamente il sistema genetico dei ragazzi”. Il quotidiano palestinese al Quds riportò l’accusa del capo della divisione criminale della polizia palestinese di Nablus, secondo cui i servizi di sicurezza israeliani gestivano una rete di prostitute israeliane affette da Aids, inviate a infettare il popolo palestinese.
Secondo un titolo del Guardian, “l’impronta di carbonio della guerra di Israele a Gaza supera quella di interi paesi”. L’articolo è opera della “reporter per la giustizia climatica” Nina Lakhani. Di nuovo gli ebrei che avvelenano l’aria.
Per dirla con lo storico Georges Bensoussan sul Figaro di questa settimana, “un tempo avvelenatore di pozzi e ladro del sangue dei bambini cristiani, dispensatore della ‘Morte Nera’, ora il popolo ebraico viene dichiarato affamatore e genocida con la stessa ossessione, quella di escluderlo ieri dal genere umano, quella di escluderlo oggi dal registro delle nazioni”.
Pensiamo per un attimo ai titoli dei media: “14 mila neonati moriranno entro 48 ore”. Non per malattie, non per calamità naturali né per carestia ma, implicitamente, per mano dello stato ebraico. Non si tratta di isteria da giornale svedese o algerino. Non si tratta di propaganda di guerra nello stile da VII secolo della Guida suprema dell’Iran. Stiamo parlando di una dichiarazione fatta da un alto funzionario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, alla Bbc. E sebbene la cifra sia stata poi smentita, il danno, purtroppo, si era radicato come gramigna nelle ottuse menti occidentali. Subito dopo il 7 ottobre, Human Rights Watch ha accusato Israele di aver commesso “atti di genocidio” privando i cittadini di Gaza dell’acqua, la stessa acqua che senza Israele i palestinesi di Gaza non avrebbero. Poi arrivano gli ebrei che massacrano i palestinesi nei loro ospedali.
“Eccoci di nuovo qui, gli stessi infanticidi spietati inscritti nell’immaginario dei cristiani medievali” scrive il celebre romanziere Howard Jakobson. “Solo
che questa volta, invece di operare nelle strade notturne di Lincoln e Norwich, prendono di mira le scuole palestinesi, i reparti pediatrici degli ospedali, i piccoli corpi fragili dei bambini. Anche quando ci sono altre spiegazioni per la devastazione, nessuno ci crede davvero. I giornalisti non vedono alcun motivo per scusarsi. Nessuna modifica alle loro calunnie. Di cosa c’è da scusarsi? Avrebbe potuto essere vero”. La sera del 17 ottobre 2023 un’esplosione nel parcheggio dell’ospedale Ahli di Gaza provocò molte vittime. Era stata causata da un missile lanciato da Gaza contro Israele. Ma l’ufficio propaganda di Hamas, più abile del ministero della Verità di Orwell, aveva capito come sfruttare l’incidente nella guerra mediatica a Israele, che avrebbe poi vinto. Il risultato è una comunicazione micidiale: “Israele bombarda ospedale di Gaza, 500 morti”. Così la bufala dell’Ahli è stata accettata senza beneficio di inventario dai media mondiali e italiani. Come la storia delle fosse comuni a Gaza.
Nel 2008, durante l’operazione israeliana “Piombo fuso” a Gaza, Hamas ha accusato Israele di aver bombardato una scuola dell’Unrwa, uccidendo 40 bambini. Il resoconto era falso – nove terroristi di Hamas erano stati uccisi e nessun bambino – ma l’intera stampa occidentale ne ha comunque parlato. Quattro anni dopo, durante l’operazione “Pilastro di Difesa” nel novembre 2012, la prima pagina del Washington Post mostrava la fotografia di un uomo palestinese, circondato da persone in lutto, che piangeva un bambino avvolto in un sudario. La didascalia recitava: “Jihad Masharawi piange mentre tiene in braccio il corpo del figlio undicenne Ahmad dopo un attacco aereo israeliano”. Uno studio indipendente condotto tre settimane dopo avrebbe scoperto che il bambino era stato effettivamente ucciso, ma da un razzo palestinese. Fino alla pubblicazione, in prima pagina sul New York Times e su altri giornali influenti, della fotografia di una donna palestinese con in braccio il suo neonato emaciato, che le didascalie affermavano fosse stato affamato da Israele. Come è ormai noto, il bambino, Muhammad Zakariya al-Matouq, soffriva di una condizione genetica non correlata alla malnutrizione. Ciononostante, il Times non si è scusato per la distorsione, limitandosi a pubblicare un chiarimento editoriale, mentre altri organi di stampa – Guardian, Sky News, Daily Mail – non lo hanno nemmeno fatto. Al contrario, il video pubblicato da Hamas dell’ostaggio Evyatar David, emaciato come ad Auschwitz e costretto a scavarsi la fossa, ha meritato solo titoli di secondo piano. L’edizione cartacea del Times ha insabbiato la notizia a pagina dieci. Una specie di riduzione di Simonino di Trento, il bambino che, secondo le fandonie di sacrestia, era stato ammazzato da un rabbino per impastare il pane azzimo della Pasqua con sangue infantile cristiano. Seguita da un bel pogrom.
50 mila morti è il bilancio dei pogrom medievali durante la diffusione della peste del 1348. Gli ebrei furono uccisi a Tolone, in Linguadoca, a Narbona e Carcassonne, poi a Barcellona, a Zurigo e a Monaco. A Friburgo vengono uccisi tutti, a Strasburgo in duemila furono messi al rogo, praticamente tutti quelli presenti in città. E poi Colonia ed Erfurt, Worms e Francoforte.
Qualche giorno fa, su La7, l’italiana relatrice dell’Onu e nuovo idolo della sinistra woke ha detto: “Gli israeliani sparano alla testa e ai testicoli dei bambini in fila per il cibo”. Ai testicoli. Intanto la stampa italiana si specializzava in attacchi teologici all’ebraismo, che secondo alcuni dotti sarebbe stato reso “crudele” dal sionismo. Erode e il massacro degli innocenti è il testo sottotraccia che il lettore accorto riconosce tra le righe di ogni accusa a Israele di “uccidere deliberatamente i bambini palestinesi” (qualche vescovo lo ha davvero evocato, Erode).
Dopo tutto, Roald Dahl diceva che doveva esserci una ragione per cui a nessuno piacevano gli ebrei. Basta sfogliare il libro “Il pane azzimo di Sion”, pubblicato nel 1983 da Mustafa Tlas, ministro della Difesa baathista della Siria. Un bestseller. “L’ebreo può uccidervi e prendere il vostro sangue per impastare il suo pane sionista”. Una delle conseguenze più orribili di questa diffamazione si è verificata 185 anni fa a Damasco, in Siria. Coinvolse la scomparsa di un monaco cattolico e del suo servitore musulmano. Si diffusero false voci secondo cui gli ebrei avevano ucciso i due per usarne sangue per preparare la matzah di Pasqua, provocando l’arresto dei leader della comunità ebraica poi sottoposti a brutali torture, come spremere gli occhi fino a farli schizzare dalle orbite. Le torture di ebrei non le ha inventate Hamas.
Israele è diventato così il locus di tutto il male, le cui forme sancite coranicamente si sposano con quelle consolidate dalla tradizione antisemita cristiana e da quella progressista. “Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ha scommesso che l’odio più antico dell’occidente avrebbe oscurato le atrocità di Hamas”, ha scritto lo storico israeliano Michael Oren. “Sinwar aveva ragione. Ha puntato sull’ossessione dell’occidente per Israele e sulla convinzione diffusa da duemila anni che gli ebrei siano bramosi del sangue di innocenti. Scommettendo sull’odio per gli ebrei, Sinwar ha fatto jackpot”.
E visto che l’unico organo rubato è il cervello degli occidentali chi si bevono queste menzogne, aspettiamoci che qualcuno sulla televisione italiana riveli che i perfidi ebrei stanno rapendo i bambini palestinesi per cucinare il pane azzimo per la Pasqua. Dei testicoli sembra che gli ebrei vadano pazzi.
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