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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
15.08.2025 Mozambico, paradiso turistico e inferno jihadista
Newsletter Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 15 agosto 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Le sabbie bianche, i turisti europei e i cristiani decapitati»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Le sabbie bianche, i turisti europei e i cristiani decapitati". 


Giulio Meotti

Mozambico, paradiso turistico. Ma dietro l'angolo gli jihadisti tagliano teste e bruciano chiese, nel silenzio dei media

Mentre i turisti occidentali sorseggiano cocktail su spiagge di finissima sabbia bianca sotto il sole del Mozambico, a pochi chilometri di distanza i cristiani sono decapitati e le famiglie cristiane fuggono per salvarsi la vita, costrette a convertirsi all'Islam sotto la minaccia delle armi.

Non è Gaza, non ci sono ong, non c’è l’Onu, non ci sono i media e non c’è di mezzo Israele. Ci sono soltanto sabbie bianche e decapitazioni.

I terroristi islamici stanno decapitando bambini a Cabo Delgado in un paese in maggioranza cristiano. Una madre ha dovuto guardare mentre al figlio di 12 anni veniva tagliata la testa. “Quando tutto è iniziato, ero a casa con i miei quattro figli. Abbiamo cercato di scappare nel bosco ma hanno preso mio figlio maggiore e lo hanno decapitato. Non abbiamo potuto fare nulla perché saremmo stati uccisi anche noi”. Più di 50 persone decapitate in un campo di calcio.

Si decapita anche nelle strade.

Il vescovo Luiz Fernando Lisboa della diocesi di Pemba ha raccontato che bruciano le chiese e uccidono chi si rifiuta di unirsi a loro. “Hanno assalito la chiesa e bruciato i banchi e una statua della Madonna, fatta di ebano. Hanno distrutto un'immagine del Sacro Cuore di Gesù, a cui è dedicata la parrocchia”. Attacchi anche contro un monastero benedettino.

I cristiani vengono identificati e separati durante. Coloro che rifiutano di convertirsi all'Islam vengono uccisi sul posto, spesso tramite decapitazione.

Un “genocidio silenzioso”.

Le chiese sono incendiate, spesso con i fedeli ancora dentro.

Donne e ragazze cristiane sono rapite, costrette al matrimonio o alla schiavitù sessuale.

I ragazzi cristiani sono rapiti per essere addestrati come bambini soldato.

Gli abitanti dei villaggi sono sfollati in massa, fuggono nelle foreste, si nascondono tra le rovine o camminano per giorni in cerca di sicurezza.

Ma Pemba, capoluogo di Cabo Delgado, è anche una porta d'accesso turistica allo splendido arcipelago delle Quirimbas.

Quirimbas

Isole come Ibo, Matemo e Quilálea offrono agli occidentali “eco-lodge di lusso”, “centri di immersioni subacquee” e “veleggiate di lusso”. Da questi resort, gli ospiti possono ammirare il tramonto sull'Oceano Indiano, ignari che i cristiani sono decapitati a poche decine di chilometri nell'entroterra.

Vi chiederete perché nessuno parla.

Parte della risposta risiede nel blackout mediatico e di civiltà. Non ci sono telecamere nei villaggi, nessuna ong, nessun hashtag sui social per amplificare le sofferenze. E forse, cosa più inquietante, perché le vittime sono cristiani poveri e rurali che non corrispondono alla narrativa dell'Occidente liberal e chi li uccide non indossa la stella ma la mezzaluna.

Perché colpire lì? Secondo il Global Terrorism Index diffuso dalla BBC, il "centro di gravità" dell’islamismo si è spostato dal Medio Oriente all'Africa. “7 dei 10 paesi con il maggiore aumento di terrorismo sono nell'Africa subsahariana: Burkina Faso, Mozambico, Congo, Mali, Niger, Camerun ed Etiopia”.

Un rapporto dell'Africa Center for Strategic Studies (ACSS) parla di 22.000 vittime in un anno.

Questa settimana in Nigeria 27 cristiani sono stati uccisi nel villaggio di Bindi Ta-hoss, i cui residenti sono prevalentemente cristiani. Il testimone oculare Solomon Sunday ha rivelato: “Ho consigliato alla mia famiglia di cercare rifugio in chiesa, mi è sembrato il posto più sicuro. Ho perso mia moglie e la mia seconda figlia nell'attacco; sono state bruciate vive”.

Eliza Griswold nel bel libro Il Decimo parallelo (“dispacci dalla linea di frattura fra islam e cristianesimo”, uscito da Farrar, Straus and Giroux) è lì che il cristianesimo e l’islam si incontrano e si scontrano. Con l’Etiopia copta e i piccoli regni cristiani del Sudan meridionale, per secoli l’islam non è riuscito a scavalcare il Corno d’Africa. Gli islamisti stanno colpendo ora in tutti i paesi (Camerun, Mozambico, Repubblica centroafricana, Congo, Burkina Faso…) che hanno maggioranze o importanti minoranze cristiane, diffondendosi rapidamente, lasciandosi dietro killing fields di cristiani.

Una barbarie che non trova posto nell’immaginaria geografia africana modellata da un narcisismo occidentale woke che vede solo migranti, ong e spiagge bianche, mai le teste cristiane che rotolano. Siamo i turisti del grande choc di civiltà.

Sapevate che 652 bambini sono morti di fame in Nigeria negli ultimi sei mesi? Sapevate che nel nord-est di quella nazione arretrata, dove infuria un'insurrezione jihadista e gli aiuti internazionali scarseggiano, una fame selvaggia perseguita il territorio?

Non vergognatevi se non ne avete sentito parlare. Pochi ne hanno sentito parlare. Perché è stato spietatamente relegato ai livelli più bassi della gerarchia delle preoccupazioni umane, da quella che può essere descritta solo come la folle infatuazione per Gaza delle nostre élite israelofobiche.

Una febbrile fissazione morale: odiare Israele è diventato la principale fonte di virtù morale per le persone influenti d’Occidente, i nuovi cani di Pavlov.

E ciò che è in gioco qui è la trasposizione, nel teatro domestico delle nazioni europee, di una lotta immaginaria strutturata dall'odio per l'Occidente, i suoi principi e il suo universo simbolico.

O per dirla con la grande storica Bat Ye’or, “oggi assistiamo agli effetti perniciosi della fusione migratoria, alla disintegrazione di un'Europa rovinata dall'estorsione finanziaria di stati falliti, un territorio frammentato da una popolazione ostile, che prefigura l'emergere di emirati fondamentalisti e bellicosi all'interno di una popolazione disarmata e disorientata dalla discrepanza tra il promesso mito andaluso e la crudeltà della realtà”.

Sembra un video di una decapitazione. Inizia con un'immagine terrificante: tre uomini, apparentemente ostaggi, si inginocchiano davanti a un gruppo di cinque combattenti talebani armati di AK-47. Poi si toglie il cappuccio, sorride, alza il pollice e dichiara: “Benvenuti in Afghanistan!”.

L'autore, @iampocoloco, ha 163.000 follower su Instagram e fa parte di un gruppo in rapida crescita di influencer che pubblicano contenuti favorevoli ai Talebani.

Alcune di queste influencer sono donne occidentali. Chloe Jade, che ha 478.000 follower su TikTok, è una di queste donna occidentale che fa spot per i Talebani. “Zoe Discovers” racconta al suo pubblico di TikTok che viaggiare attraverso il Paese e incontrare donne del posto le ha regalato "le esperienze migliori". Quando le è stato chiesto se il viaggio potesse essere troppo pericoloso, la sua risposta è stata semplicemente: “Fidatevi, andrà tutto bene”.

Sta andando tutto alla grande.

La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).

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giuliomeotti@hotmail.com

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