Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Nirenstein: «Travaglio sbaglia Bibi cerca pace, non consenso» Intervista di Aldo Torchiaro
Testata: Il Riformista Data: 14 agosto 2025 Pagina: 3 Autore: Aldo Torchiaro Titolo: «Nirenstein: «Travaglio sbaglia Bibi cerca pace, non consenso»»
Riprendiamo dal RIFORMISTA, del 14/08/2025 a pagina 3 il commento di Aldo Torchiaro dal titolo "Nirenstein: «Travaglio sbaglia Bibi cerca pace, non consenso»".
Aldo Torchiaro
Fiamma Nirenstein risponde alle insinuazioni di Marco Travaglio, sulla volontà presunta di Netanyahu di continuare la guerra a oltranza per conservare il potere. No, gli risponde la Nirenstein: Netanyahu cerca di distruggere Hamas per avere una pace duratura.
Nirenstein, firma prestigiosa del giornalismo, saggista e già vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, è una delle voci più lucide e meglio informate su Israele, da italo-israeliana che vive a Gerusalemme.
Hai letto l’intervista di Marco Travaglio? (clicca qui per leggerla)
«Sì, e la povertà delle sue argomentazioni mi ha colpito. Ripete slogan infondati, attribuendo a Netanyahu intenzioni inesistenti. Non considera che due volte la destra lo ha lasciato e lui non si è minimamente turbato: non cerca il consenso, né del governo, né della piazza, né di Biden quando gli vietava di entrare a Rafah. Ha agito sempre per un obiettivo: ridefinire la geopolitica di Israele e del Medio Oriente, contenendo il terrorismo una volta per tutte. Ha osato dove nessuno aveva osato: colpire Hezbollah e uccidere Nasrallah, attaccare l’Iran a 2.400 km di distanza senza perdere un aereo, indebolire Assad e tagliare la “autostrada” delle armi verso il terrorismo».
Chi sostiene come Travaglio che Israele voglia prolungare la guerra ha ragione?
«Assolutamente no. Quando ho sentito dire che Israele vuole allungare il conflitto, ho pensato che fosse una falsità clamorosa. Se c’è un Paese che la finirebbe domattina è proprio Israele: lo ha ripetuto mille volte e la sua popolazione lo desidera. Ma finché si deve combattere, si combatte. Quante volte abbiamo detto: «Restituiteci i rapiti e gli ostaggi e la guerra finisce»? Se il mondo si fosse impegnato davvero per questa restituzione e avesse costretto il Qatar a fare il mediatore anziché il profittatore di questa tragedia, oggi la situazione sarebbe molto diversa».
Netanyahu non lavora per campagne di consenso…
«Esatto. Per lui la priorità è garantire che il popolo di Israele viva. Dopo il 7 ottobre ha voluto sancire che Israele non può permettersi illusioni: i nemici ideologici e religiosi non diventeranno interlocutori se non lo vogliono, e dal 1948 lo hanno rifiutato dieci volte».
Vent’anni fa Sharon sgomberò Gaza.
«Sognava, come Rabin o Peres, l’appeasement. Ma dopo il ritiro, i palestinesi distrussero serre, case, sinagoghe e cimiteri ebraici, usando i fondi internazionali per scavare gallerie invece di costruire uno Stato. Gaza fu il primo embrione di Stato palestinese totalmente donato e liberato, e fu trasformato in una base terroristica».
Il punto d’attacco, se si guarda bene alla storia, è sempre il leader di Israele. Così era stato un po’ per tutti, da Golda Meir a Ariel Sharon: vent’anni fa, ricordo bene, si diceva che gli ebrei nel mondo sarebbero stati più rispettati se non ci fosse stato Sharon al governo. Proprio come oggi…
« E s a t t o . Ho scritto venti libri sull’antisemitismo e già con Robert Wistrich avevamo individuato il “nuovo antisemitismo”: l’odio verso lo Stato di Israele. Colpisce tutti i premier, da Barak a Peres, da Rabin a Sharon. Anche Sharon fu perseguitato per Sabra e Shatila, nonostante la responsabilità fosse dei maroniti. Cercò di redimere la sua immagine con lo sgombero di Gaza, scelta che oggi appare un errore».
L’Europa è contraddittoria.
«Merz, un mese fa, disse che Israele fa anche il “lavoro sporco” per noi, poi cambiò idea. Macron e la Spagna inseguono una leadership antitrumpiana, ma se Trump abbatte Putin e rafforza i Patti di Abramo, su quale terreno resterà l’Europa? Netanyahu invece punta a un mondo libero dall’influenza delle dittature».
Come leggi la deriva del centrosinistra contro Israele?
«È drammatica. La sinistra italiana si è messa alla testa di un movimento ostile, con PD e M5S che fanno a gara nel compiacere chi espelle gli israeliani o celebra figure come Francesca Albanese. Siamo di fronte alla peggiore ondata di antisemitismo dai tempi di Hitler e Mussolini, mascherata da “umanitarismo”. È un’ostilità che non nasce da analisi politiche, ma da una comoda demonizzazione di Israele come capro espiatorio universale».
Il governo italiano ha tenuto la bussola?
«Sì, non ha accolto la proposta di Macron di votare all’ONU per uno Stato palestinese — premio ad Hamas. Quella mossa fece saltare quasi il rilascio di tutti gli ostaggi: Hamas smise di trattare, convinta che il mondo la sostenesse. Credo e spero che Giorgia Meloni e Antonio Tajani sappiano continuare a tenere la barra a dritta come hanno dimostrato di fare fino a oggi».
Come finirà questa guerra?
«Israele vuole vincere contro una forza nazista che perseguita la propria popolazione, uccide omosessuali, opprime donne, usa bambini come scudi umani e ruba aiuti. Netanyahu ha proposto, per il dopoguerra, una gestione di Gaza da parte di paesi arabi non ostili, rafforzando i Patti di Abramo. Israele ha creato dodici centri di aiuto umanitario e vuole separare la popolazione civile da Hamas. Se domani restituissero gli ostaggi, la guerra finirebbe. Ma finché Hamas li tiene, Israele combatterà per liberarli e per cancellare la minaccia di un nuovo 7 ottobre».
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