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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.08.2025 L’invasione di Gaza è indispensabile
Commento di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 13 agosto 2025
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «L’invasione di Gaza è indispensabile»

L’invasione di Gaza è indispensabile
Commento di Antonio Donno

L'attacco a Gaza City, condannato dai governi europei, è invece indispensabile per concludere la guerra con Hamas e liberare gli ostaggi

Qualsiasi iniziativa militare che Israele si propone di mettere in atto per annientare Hamas incorre in una valanga di critiche. Viceversa, il rifiuto dei terroristi di Hamas di accedere a trattative per il rilascio degli ostaggi israeliani viene accolta senza commenti. In effetti, Hamas, che è sull’orlo della completa disfatta, proprio come Hezbollah, non può rinunciare a sopravvivere all’interno della Striscia di Gaza con gli ostaggi israeliani che muoiono di stenti giorno per giorno. Eppure, da più parti, compresi gli israeliani legati per parentela agli ostaggi, e da una fetta cospicua della popolazione s’avanzano critiche feroci, senza riserve, nei confronti di Netanyahu per non aver ceduto ad un compromesso che fosse accettato dai terroristi. Il problema è il seguente: quale compromesso sarebbe accettato da Hamas? Gli ostaggi, vivi e morti, in che numero sarebbero ceduti a Israele e a quale prezzo? Gli ostaggi, vivi e morti, sarebbero ceduti totalmente o parzialmente? Naturalmente, per gli interessi dei terroristi la cessione sarebbe  parziale allo scopo di ottenere, ad ogni consegna di un certo numero di ostaggi, un controvalore consistente nella liberazione di un numero molto alto di terroristi rinchiusi nelle prigioni israeliane.

     Di questo passo, l’operazione coprirebbe tempi non facilmente definibili, comunque preziosi per Hamas, che, in una fase finale, ma non completa, dello scambio, pretenderebbe senz’altro il ritiro totale dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza e, di conseguenza, otterrebbe la propria salvezza e, ancora, la possibilità di ricostituirsi numericamente e di riarmarsi adeguatamente per altre azioni terroristiche nei confronti di Israele.

     Ma, se ciò ipoteticamente avvenisse, lo smacco per Israele sarebbe ancora più grave dal punto di vista del prestigio che lo Stato ebraico andrebbe a perdere a livello internazionale e, in modo gravissimo, nei confronti del terrorismo jihadista. Sarebbe una vittoria insperata per i terroristi e uno stimolo ancora più forte per tentare di ripetere l’azione messa in atto il 7 ottobre 2023. Questo è il motivo per il quale Netanyahu non intende addivenire ad un compromesso con i terroristi di Hamas, proprio in un momento storico nel quale, dopo l’eliminazione (temporanea) di Hezbollah, Hamas è ai minimi termini dal punto di vista numerico e degli armamenti. Netanyahu sa bene che questa è l’occasione per chiudere i conti con Hamas, ma il problema degli ostaggi incombe sui progetti israeliani di completare l’opera di eliminazione totale del gruppo terroristico.

     Queste sono le fondamentali premesse che spingono Netanyahu ad invadere la Striscia di Gaza e a ripulirla dalla presenza di Hamas. Coloro che criticano aspramente, anche nello stesso esercito israeliano, la decisione di Netanyahu che cosa propongono in alternativa? Così, torniamo indietro alla questione del compromesso con Hamas, un compromesso che condannerebbe Israele in un posizione di perdita di prestigio politico proprio in un momento nel quale la vittoria sembra a portata di mano. Sarebbe una sconfitta clamorosa. L’insegnamento di Ben-Gurion è prezioso per Israele in ogni momento della sua esistenza: «Un paese che non protegga attivamente la propria sovranità, la propria sicurezza e i propri diritti non preserverà a lungo nessuna di queste cose» (D. BEN-GURION, Israele: la grande sfida, Milano Mondadori, 1967, p. 126). È una sfida che continua ancora oggi.

     Per tutti questi motivi, la decisione di Netanyahu è l’unica in grado, allo stato attuale, di annientare definitivamente Hamas. È ovvio che tale operazione comporterebbe l’uccisione di molti civili gazawi; ma, è altrettanto vero che Hamas utilizza la gente di Gaza come scudi umani contro gli assalti dell’esercito di Israele. Del resto, Yahya Sinwar, il sanguinario capo di Hamas, eliminato dagli israeliani, disse una volta che la morte di civili palestinesi rappresentava “il necessario sacrificio che  avrebbe infuso vita nelle vene della nostra nazione, spingendola a raggiungere la gloria e l’ onore”.

Comunque, non si può negare che una buona parte dei gazawi sostiene Hamas, mentre un’altra, più recentemente, si è esposta a condannare la schiavitù cui è stata sottoposta, ma è stata messa a tacere nel sangue.

     L’invasione della Striscia di Gaza, nella parte ancora non controllata da Israele, nella quale sono concentrati i residui di Hamas, è considerata da Netanyahu la fase finale della guerra contro il gruppo terroristico. Che l’azione dello Stato ebraico sia coronata dalla vittoria!

Antonio Donno
Antonio Donno


takinut3@gmail.com

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