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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
12.08.2025 Il giornalista morto a Gaza era un terrorista di Hamas
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 12 agosto 2025
Pagina: 6
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Il giornalista morto a Gaza era un terrorista di Hamas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/08/2025, a pag. 6, con il titolo "Il giornalista morto a Gaza era un terrorista di Hamas", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Anas al Sharif, "giornalista" di al Jazeera, in realtà a capo di un battaglione di Hamas e terrorista ricercato da Israele. Inutile e patetico il coro di condanne della associazioni giornalistiche internazionali che considerano il raid israeliano una censura della "verità". Sharif era responsabile degli attacchi missilistici contro i civili israeliani e le truppe dell'Idf

Una doppia vita, o meglio una vita sola, con due ruoli.
Quello ufficiale: giornalista di Al Jazeera, un corrispondente di guerra che posava fiero nelle foto da Gaza con il giubbotto antiproiettile, la scritta press sul petto e un casco protettivo. L’altro ruolo: comandante di Hamas, entusiasta sostenitore del massacro di civili israeliani compiuto il 7 ottobre 2023 dai terroristi del gruppo palestinese nonché, secondo l’ex ostaggio Ziv Shlomi, lui stesso un carceriere di ostaggi. Le Israeli Defense Forces hanno reso noto che in un attacco condotto domenica nei pressi dell’ospedale Al Shifa nel nord della Striscia di Gaza hanno eliminato Anas al-Sharif, l’uomo dal doppio ruolo.
Assieme al 28enne al-Sharif hanno perso la vita il giornalista Mohammed Qreiqeh e i cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa, tutti come al-Sharif collaboratori dell’emittente satellitare qatariota. Secondo una fonte dell’ospedale, anche altre due persone sarebbero rimaste uccise, riporta la stampa israeliana.
Immediata la condanna da parte della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) che ha anche pubblicato un post preparato lo scorso giugno dallo stesso al-Sharif in cui auspica la libertà per la sua terra, giustizia per i corpi di chi è rimasto schiacciato «da migliaia di tonnellate di bombe israeliane», saluta ogni membro della sua famiglia e chiede ad Allah di accettarlo «nel novero dei martiri: perdona i miei peccati passati e futuri e fai del mio sangue una luce che illumina il percorso di libertà per il mio popolo e la mia famiglia». Parole decisamente più alte di quelle postate dallo stesso al-Sharif su Telegram nel primo pomeriggio del 7 ottobre 2023, quando la vastità del massacro di civili israeliani a opera di oltre 3mila operativi di Hamas raccapricciava il mondo: «9 ore e gli eroi sono ancora in giro per il paese uccidendo e sequestrando...
Dio, Dio, quanto sei grande« e a seguire tre cuoricini verdi, il colore del jihad. Poco commendevole è anche una serie di scatti in cui il lavoratore di Al Jazeera è abbracciato a Yahya Sinwar, l’ex capo di Hamas e mente del 7 ottobre, o, sorridente, si fa dei selfie sempre con Sinwar e altri tagliagole di Hamas. «Anas al-Sharif», hanno scritto le Idf, «è stato a capo di una cellula terroristica di Hamas ed è stato responsabile dell'avanzamento di attacchi missilistici contro i civili israeliani e le truppe dell'Idf». Trasversale la condanna internazionale per l’eliminazione di Al Sharif e dei suoi colleghi. Anche gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno espresso «allarme» per l’azione israeliana. Rispondendo su X a un post delle Nazioni Unite in cui si afferma «I giornalisti non sono un obiettivo», il ministero della Difesa di Gerusalemme ha replicato: «Siamo d'accordo: i giornalisti non sono un obiettivo.
Ma i terroristi jihadisti con le telecamere non sono giornalisti. Sono terroristi. Daremo la caccia ai jihadisti, non proteggeremo la loro copertura».
Ieri è entrato a Gaza un nuovo carico di aiuti alimentari donati dall'Italia nell'ambito dell'iniziativa "Food for Gaza". I 20 camion, con a bordo oltre 350 tonnellate di farina destinate alla popolazione civile nella Striscia, erano partiti la settimana scorsa dalla Giordania, parte di un'operazione umanitaria che punta a raggiungere oltre un milione di civili palestinesi. L'iniziativa, si legge in una nota della Farnesina, sarà completata nei prossimi giorni da un convoglio con ulteriori 100 tonnellate, già in movimento dalla Giordania verso il nord della Striscia. Proseguono in parallelo i lanci di aiuti umanitari sopra Gaza con 100 tonnellate di materiale paracadutato entro la fine della settimana. Lunedì pomeriggio la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto una conversazione telefonica con il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, il quale ha ringraziato l'Italia per il sostegno umanitario sinora assicurato. Meloni ha da parte sua ribadito come la situazione umanitaria a Gaza sia «ingiustificabile e inaccettabile».
Si riaccende poi la guerra verbale tra Israele e l’Iran: Il ministro della Difesa di Gerusalemme Israel Katz ha minacciato la Guida suprema della Repubblica islamica.
«Suggerisco al dittatore iraniano Khamenei, quando esce dal suo bunker, di alzare di tanto in tanto gli occhi al cielo e ascoltare attentamente ogni ronzio". Il commento arriva in risposta a quella che il ministro definisce una grafica in ebraico diffusa da Teheran che indica come obiettivi di assassinio alti funzionari israeliani, tra cui “il ministro del Terrore Israel Katz”.

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