Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Liberare Gaza dai suoi carnefici Editoriale di Claudio Velardi
Testata: Il Riformista Data: 09 agosto 2025 Pagina: 1 Autore: Claudio Velardi Titolo: «Liberare Gaza dai suoi carnefici»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 09/08/2025, a pagina 1, l'editoriale di Claudio Velardi dal titolo: "Liberare Gaza dai suoi carnefici ".
Claudio Velardi
L'offensiva che l'IDF sta preparando per Gaza non è una "conquista", ma mira alla liberazione degli ostaggi e mira, nel lungo periodo, anche a liberare i gazawi dai loro veri aguzzini e affamatori: i terroristi di Hamas.
Il progetto finalizzato a sconfiggere definitivamente Hamas, approvato l’altra notte dal governo Netanyahu, non è solo una delicatissima opzione militare, apparentemente tecnica e tattica, per garantire la sicurezza di Israele. È una decisione che può gettare le basi concrete di un futuro di pace nell’area più disordinata del mondo. Di questo dovrebbero discutere i governi e le opinioni pubbliche occidentali, invece di lanciare sterili e inutili anatemi.
È noto cosa prevede il piano. Liberare tutti gli ostaggi (vivi o morti) detenuti a Gaza. Eliminare le capacità militari di Hamas e delle altre organizzazioni terroristiche. Smilitarizzare completamente la Striscia. Mantenere il controllo di sicurezza da parte di Israele. Creare un’amministrazione civile, alternativa ai terroristi di Hamas e all’imbelle Autorità Palestinese: punto decisivo, quest’ultimo, che apre la strada ad una gestione araba dell’area, ridando attualità agli accordi di Abramo del 2020.
È stata una scelta netta, discussa all’interno del gabinetto di sicurezza, non senza divergenze, ma alla luce del sole, come accade nelle democrazie. Perché Israele è questo: un Paese che litiga, discute e si divide. Le forze armate avanzano ipotesi, i ministri dibattono, la stampa critica, l’opinione pubblica si mobilita. Poi chi governa decide. Così funziona l’unico sistema pienamente democratico di tutta la regione, che oggi mette chiunque, nel mondo, di fronte a un drastico bivio. Chi, in Europa e altrove, continuerà a dare ascolto alla potentissima campagna mediatica globale dei terroristi, non solo commetterà un errore morale e storico nei confronti di Israele, ma si schiererà contro una democrazia viva e operante. E, di certo, non aiuterà la possibile defi nizione, in futuro, di uno Stato palestinese.
Perché Hamas non è la Palestina. Hamas è l’antitesi della convivenza, l’ostacolo più feroce a ogni possibile pace. Liberare Gaza da Hamas – davvero, una volta per tutte – è l’indispensabile premessa per restituire dignità al popolo palestinese, troppo a lungo ostaggio non solo nei tunnel, ma della retorica mortifera di chi ha fatto della violenza un destino. Con la sua decisione, Israele si prende dunque – in solitudine – la responsabilità di chiudere il tragico capitolo aperto il 7 ottobre 2023, una data che non è un numero nel calendario: è la linea di demarcazione tra civiltà e barbarie.
Di fronte a questo crocevia, il Riformista non ha esitazioni. Sappiamo che la pace comincia quando tacciono le armi dei terroristi. Non prima. Chi oggi parla di “cessate il fuoco” senza parlare di disarmo di Hamas, senza una road map credibile per la sicurezza di Israele, sta solo avallando il diritto a compiere una prossima strage. Noi non ci stiamo. Noi stiamo con la democrazia e con Israele. Con chi difende il diritto degli ebrei a vivere in pace, in casa loro, senza doversi giustifi care ogni volta che si difendono. Gaza deve essere liberata. Non occupata, non vendicata. Liberata dai carnefi ci, non dalle vittime.
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