Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Pacifici: vergognoso diffondere menzogne pro Hamas Intervista di Claudia Osmetti
Testata: Libero Data: 09 agosto 2025 Pagina: 3 Autore: Claudia Osmetti Titolo: ««Vergognoso diffondere menzogne pro Hamas»»
Riprendiamo da LIBERO del 09/08/2025, a pag. 3, con il titolo "«Vergognoso diffondere menzogne pro Hamas»" la cronaca di Claudia Osmetti.
Claudia Osmetti
Riccardo Pacifici, già presidente della comunità ebraica di Roma, attuale vicepresidente dello European jewish association
«Guardi, quest’intervista forse dovrebbe farla a qualche psichiatra. Magari a uno psicanalista bravo in grado di capire la psicosi collettiva nella quale ci siamo infilati». Riccardo Pacifici, l’ex presidente della comunità ebraica di Roma, l’attuale vice-presidente dell’European jewish association, è prima di tutto una persona di spirito. Però non è un istrione: è uno serio, serissimo, preciso, uno informato che davanti a una notizia per prima cosa ne vaglia la fonte, uno che non strilla neanche per sbaglio e che, se alle volte la butta sul sorriso, è perché altrimenti non se ne esce più. «Ci sono persone», dice, «e persone anche molto anziane, di cui sono assolutamente convinto non abbiano alcun sentimento di odio antisemita, che sono prigioniere di una narrazione basata sulle fake news».
Dottor Pacifici, cosa intende?
«L’altro giorno ho visto un video che mi ha sconcertato. Ritrae un papà con un’enorme bandiera palestinese che porta un bambino a tirare dei sassi ai soldati israeliani. Attenzione, loro quasi si mettono a giocare col bimbo, non hanno un comportamento minaccioso, ma il babbo dietro li incoraggia, uccidetelo-uccidetelo, e riprende tutto col telefonino. Immagino sperando in una reazione: ecco, credo che questa sia una rappresentazione emblematica di quello che sta succedendo».
Però Pallywood, la grande macchina della finzione propal, non la scopriamo oggi. E il ragazzino malato spacciato per denutrito che alcuni giornali hanno pubblicato pure in prima pagina, e le foto create ad arte come quella delle pentole di qualche giorno fa, e i finti funerali con le comparse vestite da cadaveri che mandano messaggini a vai sapere chi: possibile che basti così poco per ingannare mezzo Occidente?
«È una bella domanda, ma il punto è un altro. Che Hamas faccia questo gioco sporco, lo si può capire. Non giustificare, ma capire sì. Che abbocchi la sora Maria, la signora sempliciotta che magari non ha gli strumenti per capire cosa le stiano propinando, anche. Ma che ci siano politici spregiudicati che sanno benissimo qual è la verità e che, però, per una mascalzonata politica che è solamente strumentale, vista la “viralità” di certe notizie, fanno passare questa narrazione per costruirci sopra un proprio consenso politico: questo no, questo è inaccettabile».
Lei non fa i nomi, ma li faccio io. È l’arco parlamentare della sinistra.
Quello che vorrebbe portare Meloni all’Aja per “complicità in genocidio”, qualsiasi cosa giuridicamente voglia dire e cioè niente, e quello che strizza l’occhio a chi sventolala bandiera palestinese anche nei cantieri della Val di Susa...
«La fermo. Non apra quella parentesi.
Ma che nesso c’è? Non ha senso. Vogliamo dircela tutta? C’è tantissima ipocrisia in giro».
Cioè?
«Vogliamo occuparci delle persone che muoiono di fame nel mondo? Benissimo, mobilitiamoci perché è un tema nobilissimo: abbiamo quattordici milioni di profughi in Sudan, 450mila persone ammazzate negli ultimi otto o nove mesi. Loro non hanno dignità? C’è stata una strage in Congo, gemella nelle modalità di attuazione, dentro una chiesa cristiana: io non ho visto i titoloni dei giornali, le proteste di piazza, niente. Al contrario, invece, quando c’entra Israele, ecco che sbuca un argomento che è facile, è “virale” sui social. Sono tornati i cartelli vietato-l’ingresso-agli-israeliani, ma per coerenza, negli ultimi tre anni, non ne ho mai visti di analoghi destinati ai russi. La mia è una provocazione, non la prenda diversamente».
Sì, chiaro. Questo governo, tuttavia, su questi temi è saldissimo. Sia sul conflitto mediorientale che su quello in Ucraina. Qual è il suo giudizio?
«Nella vita distinguo tra i politici e i leader, Giorgia Meloni è una leader. Lo è perché sa assumersi le sue responsabilità e perchè non governa con l’unico orizzonte della demagogia».
Senta, a ragionare per assurdo: ci fosse Elly Shlein a Palazzo Chigi come andrebbe?
«Io sono convinto che in un ruolo istituzionale avrebbe un atteggiamento totalmente differente anche la segretaria del Pd. Il termometro per confermare quello chele ho appena detto è il comportamento di Giuseppe Conte».
Ho ancora davanti l’immagine dei deputati pentastellati alla Camera che formano un’enorme bandiera vivente palestinese, faccio fatica a seguirla.
«Perché lei li guarda ora che sono all’opposizione. Quando Conte era presidente del Consiglio ha avuto atteggiamenti diversi e molto più ragionati su queste tematiche. Ha addirittura visitato la nostra sinagoga, è stato ricevuto da Ruth Dureghello. Oggi è un’altra persona, sembra il sosia di se stesso. Qui ha ragione lei, sì.
Ma proprio per questo dico che il metro delle istituzioni probabilmente cambierebbe chi oggi riempie le piazze propal.
Io sono sotto scorta da un anno e mezzo per le minacce che ricevo. Da sinistra, da tutti gli amici di sinistra, a parte Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, non ho ricevuto nessun gesto di solidarietà. Prenda quello che è successo a Liliana Segre».
Rea di aver puntualizzato che la Shoah che lei ha ancora tatuata sul braccio non ha niente a che vedere con l’orrore della situazione in Medioriente?
«Esatto. Credo che si possa tranquillamente sostenere che la senatrice Segre non sia una filomeloniana. Quando ha osato fare il distinguo, dire che non si può usare il termine “genocidio” per quel che sta avvenendo a Gaza, sono scomparsi tutti. Prima la difendevano a spada tratta dalle minacce, poi si sono zittiti. Però così torniamo al punto di partenza».
Quale?
«Al nodo della fake news: combatterle oggi vuol dire difendere la libertà di tutti.
Significa difendere la Costituzione, quella che a sinistra sbandierano a ogni occasione. Significa impegnarsi per far sì che nessuno possa usare questo tipo di campagna, un domani, contro nessun altro.
Non è una cosa da poco».
Direi di no. A proposito di domani, lei come lo vede?
«Le dirò una cosa che forse la sorpenderà: io credo nella contronarrazione, scommettendo sulla pace».
Non è un po’ prematuro?
«Al contrario, sono assolutamente convinto che siamo agli esiti finali di questa guerra. Lo ha detto Bibi Netanyahu: gli israeliani non staranno a Gaza per governarla, hanno intenzione di consegnarla smilitarizzata alle forze arabe degli eserciti dei Paesi cosiddetti moderati».
Che tra l’altro è ciò che ha chiesto, ad Hamas, la Lega araba la settimana scorsa. Un appello che è passato inosservato qui da noi. Crede che Macron, per fare un nome, l’abbia ascoltato?
«È proprio questo il punto su cui io scommetto. Mettiamola così: le intenzioni di Gerusalemme sono chiare; il capo dell’esercito libanese, tre giorni fa, ha chiesto ad Hezbollah di riconsegnare le armi con la prospettiva di normalizzare i rapporto coi Paesi vicini, in primis con la Siria ma anche con Israele; la Siria stessa vuole entrare nei Patti di Abramo; Israele è già accettato da Bahrain, Giordania, Egitto, Emirati Arabi: e Netanyahu, secondo qualcuno, deve preoccuparsi di quello che dice la Spagna? Dài, su. Un minimo di realismo».
Di quello che dice l’Europa invece?
«L’Europa sta rischiando di diventare influente e meno realistica degli attori che sono sul campo».
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