Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
La Dichiarazione di New York: gli stati arabi contro Hamas Analisi di Mattia Preto
Testata: Informazione Corretta Data: 09 agosto 2025 Pagina: 1 Autore: Mattia Preto Titolo: «La Dichiarazione di New York: gli stati arabi contro Hamas»
La Dichiarazione di New York: gli stati arabi contro Hamas Analisi di Mattia Preto
Lega Araba e Qatar sottoscrivono un documento che chiede il disarmo di Hamas e il rilascio di tutti gli ostaggi. Pur rappresentando un fatto raro, il testo resta ambiguo. La Francia ha tentato una mediazione moderata, ma senza offrire reali garanzie di sicurezza per Israele
Il 28 luglio, nella sede centrale delle Nazioni Unite, diversi Paesi arabi insieme alla Lega Araba hanno chiesto il rilascio degli ostaggi e il disarmo di Hamas. Basterebbe questo per fare notizia, ma per comprendere appieno il significato della cosiddetta “Dichiarazione di New York” è necessario analizzare i contenuti del documento. I principali promotori della dichiarazione sono stati l’Arabia Saudita e la Francia: a guidare la conferenza a New York erano infatti il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al-Saud e il suo omologo francese Jean-Noël Barrot. Il documento da loro proposto sostiene la cosiddetta soluzione a due Stati e include una ferma condanna del massacro del 7 ottobre. Si chiede ad Hamas di deporre le armi, rilasciare tutti gli ostaggi e porre fine al suo dominio sulla Striscia di Gaza.
Queste richieste, come detto, sono state sottoscritte non solo dall’Arabia Saudita, ma anche da Egitto, Giordania, Qatar, Turchia, dalla stessa Lega Araba e da altri Paesi a maggioranza musulmana sunnita, come Senegal e Indonesia, quest’ultima priva di relazioni diplomatiche con Israele. Le firme che hanno maggiormente colpito l’opinione pubblica sono però quelle del Qatar, tradizionalmente sostenitore di Hamas e Paese ospitante della sua leadership, e della Lega Araba, organizzazione da sempre contraria alla normalizzazione dei rapporti con Israele. Basti ricordare il caso dell’Egitto, sospeso per dieci anni (dal 1979 al 1989) dopo aver firmato gli Accordi di pace con Israele.
Durante la conferenza ha preso la parola Mohammad Mustafa, Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, che ha chiesto esplicitamente il rilascio di tutti gli ostaggi e il totale disarmo di Hamas, accompagnato dal suo abbandono della Striscia di Gaza. Ha poi auspicato che il controllo del territorio venga affidato all’Autorità Nazionale Palestinese, ma questa proposta è irrealistica: l’ANP, infatti, non ha nemmeno il pieno controllo su Ramallah. Affidarle un territorio ben più esteso di quello attuale, con il rischio di una nuova proliferazione di organizzazioni terroristiche, sarebbe un grave errore. Senza dimenticare che l’ANP è già stata cacciata dalla Striscia nel 2007 con la forza da Hamas.
La linea generale espressa da Qatar, Turchia, Giordania, Egitto e Lega Araba è quella della convivenza tra due Stati. Tuttavia, alcune posizioni restano ambigue, ed è per questo che Israele e Stati Uniti hanno scelto di non partecipare all’incontro, così come tutti i Paesi firmatari degli Accordi di Abramo (Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan). L’ambiguità si fonda sulla richiesta del ritorno ai confini del 1967 e sulla nascita di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est. Ciò implicherebbe la divisione della capitale israeliana e la rinuncia a una parte del territorio nazionale: un’ipotesi non solo inaccettabile, ma estremamente pericolosa per Israele, alla luce dei precedenti storici, che hanno visto i territori ceduti trasformarsi in basi per il terrorismo.
Non sono mancati, infine, attacchi diretti a Israele. Ahmed Abdul Gheit, segretario generale della Lega Araba, ha accusato lo Stato ebraico di attuare una politica discriminatoria assimilabile all’apartheid. Parole gravi, che rivelano come, nonostante alcune aperture, la vecchia retorica anti-israeliana continui a pesare. Questa retorica è da sempre utilizzata come strumento politico da molti Paesi arabi, in particolare per consolidare il consenso interno. Dichiarazioni troppo distanti dalla linea anti-israeliana rischierebbero di destabilizzare governi e organizzazioni già fragili. Per questo motivo, la firma di un documento che chiede la resa di Hamas rappresenta un fatto raro.
Da questo incontro emergono con chiarezza due fronti contrapposti. Da un lato, anche tra le cancellerie europee, si insiste sulla nascita di uno Stato palestinese, una proposta che equivarrebbe a infliggere un grave torto a Israele e, di fatto, a premiare il terrorismo. Riconoscere uno Stato palestinese mentre Hamas continua a detenere ostaggi e a rifiutare il disarmo significherebbe legittimare un’organizzazione terroristica responsabile del massacro del 7 ottobre e incoraggiare ulteriori azioni violente.
Dall’altro lato, si delinea un fronte più pragmatico, che individua come obiettivo primario la sconfitta di Hamas. La Dichiarazione di New York, pur includendo un passaggio di condanna nei confronti dell’organizzazione terroristica, resta ambigua e parziale, e non offre garanzie di sicurezza credibili per Israele, che ha già pagato un prezzo altissimo per ogni precedente ritiro territoriale.
In questo contesto, la Francia ha cercato di proporsi come guida di una coalizione moderata di Paesi arabi contrari al terrorismo. Ma il tentativo si è rivelato incerto: per non compromettere i rapporti con le nazioni che ancora coltivano un profondo astio verso Israele, Parigi ha optato per una mediazione debole, più attenta a non turbare equilibri interni che a garantire soluzioni efficaci.