Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’occupazione di Gaza divide gli israeliani Cronaca di David Zebuloni
Testata: Libero Data: 07 agosto 2025 Pagina: 8 Autore: David Zebuloni Titolo: «L’occupazione di Gaza divide gli israeliani. Oggi a Gerusalemme si decide se vale la pena»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/08/2025, a pag. 8 con il titolo "L’occupazione di Gaza divide gli israeliani. Oggi a Gerusalemme si decide se vale la pena", la cronaca di David Zebuloni.
David Zebuloni
Benjamin Netanyahu ed il generale Eyal Zamir, divisi dall'idea di occupare di nuovo Gaza. Anche la maggioranza alla Knesset è divisa. Si tratta di una decisione dura da prendere, che ribalta la strategia di ritiro unilaterale di Sharon del 2005.
Il dibattito in Israele sulla possibile occupazione militare di Gaza continua a infiammare gli animi, dentro e fuori i confini dello Stato ebraico. Dopo la diatriba tra il premier Benjamin Netanyahu e il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir, anche la Knesset appare sempre più divisa, incapace di trovare un accordo sulla strategia militare da adottare. Durante una riunione ristretta di tre ore tenutasi ieri, Netanyahu e Zamir hanno discusso animatamente le condizioni per la prosecuzione delle operazioni militari nella Striscia, valutando attentamente i pericoli che un’operazione di tale portata comporta. Il tema centrale del dibattito è stata la liberazione degli ostaggi: i due hanno infatti esaminato l’efficacia di un’attacco militare come possibile strumento per il loro rilascio. La campagna potrebbe durare dai quattro ai cinque mesi, con il coinvolgimento di circa cinque divisioni, riferisce il sito d'informazione israeliano Ynet, aggiungendo che si prevede che la popolazione palestinese verrà confinata alla Striscia di Gaza meridionale, mentre le manovre si estenderanno fino alle aree centrali in cui si presume si trovino gli ostaggi ancora nelle mani del movimento islamista palestinese. Ieri il premier ha incontrato ieri il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid. «Occupare Gaza è una pessima idea dal punto di vista operativo, morale ed economico. Non si va in guerra se non si ha tutto il popolo alle spalle», ha poi dichiarato Lapid alla stampa locale.
Anche al di fuori della Knesset, molti intellettuali ed esperti militari hanno espresso la loro opinione sulla questione.
«Per bonificare la palude, non bisogna dare la caccia alle zanzare. Non ho mai sentito di un esercito vittorioso che dia la caccia a ogni singolo terrorista o arma. A questo punto, non si tratta più di un’operazione militare, ma di politica senza logica militare», ha dichiarato alla radio israeliana Israel Ziv, maggiore generale in carica ed ex capo della direzione delle operazioni dell’Idf. Lo storico e intellettuale Ofir Haivry, vicepresidente dell’Herzl Institute di Gerusalemme e Distinguished Senior presso la Edmund Burke Foundation di Washington, non è d’accordo. «Israele aveva previsto che, a un certo punto, la leadership di Hamas e la pressione internazionale avrebbero portato alla cessazione della guerra, perché non era possibile che l’organizzazione terroristica vincesse. Purtroppo invece, per varie ragioni, alcuni Paesi europei sono disposti a dare un premio ad Hamas per il 7 ottobre con il riconoscimento di uno Stato palestinese», ha spiegato a L’Opinione. «Israele si prepara con riluttanza, devo dire, a sferrare un attacco per conquistare la Striscia, ma questa eventualità non è inevitabile. Il fatto che il dibattito sia stato dichiarato pubblicamente serve a fare pressione su Hamas, che può arrivare a fermare il conflitto», ha poi aggiunto.
Il dibattito è arrivato ieri anche sul banco dell’ONU. Il vice segretario generale per l’Europa, l’Asia Centrale e le Americhe, Miroslav Jenca, ha avvertito il Consiglio di Sicurezza sui rischi catastrofici derivanti dall’espansione a Gaza, sollecitando un cessate il fuoco immediato e il rilascio dei dimenticati e scheletriti ostaggi israeliani, tenuti in cattività nei tunnel del terrore di Hamas.
In risposta, Netanyahu ha convocato per oggi alle 18.00 (le 17 in Italia) il gabinetto di sicurezza a Gerusalemme, per approvare l’occupazione militare completa della Striscia. Il timore dei vertici militari è infatti che tale strategia possa mettere in pericolo la vita degli ostaggi, e non velocizzare o favorire la loro liberazione.
Intanto, le piazze del Paese si riempiono nuovamente. La posta in gioco, d’altronde, è altissima e ogni decisione rischia di segnare profondamente il futuro di Israele e della regione.
In questo clima di tensione, la speranza comune e condivisa nello Stato ebraico rimane quella di trovare una soluzione che possa mettere fine al conflitto, eliminando la leadership di Hamas e liberando gli ostaggi, senza sacrificare tuttavia ulteriori vite innocenti.
Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante