Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele non aspetta di essere annientato Commento di Michael Oren
Testata: israele.net Data: 07 agosto 2025 Pagina: 1 Autore: Michael Oren Titolo: «Può darsi che la guerra in corso finisca col rimodellare il Medio Oriente come fece quella dei Sei Giorni del 1967, ma lo si potrà constatare solo dopo diversi anni»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'editoriale del YnetNews dal titolo: "Può darsi che la guerra in corso finisca col rimodellare il Medio Oriente come fece quella dei Sei Giorni del 1967, ma lo si potrà constatare solo dopo diversi anni".
Michael OrenL’accerchiamento di Israele e la minaccia pan-arabista alla viglia della guerra dei Sei Giorni del 1967 (clicca per ingrandire)
L’attuale situazione potrebbe suonare familiare. Una importante potenza mediorientale dichiara l’intenzione di distruggere lo stato d’Israele e, per favorire la realizzazione di questo obiettivo, circonda lo stato ebraico di forze gregarie massicciamente armate.
Israele, tuttavia, non aspetta di essere annientato: colpisce e sconfigge le forze gregarie, una dopo l’altra, e infligge un colpo devastante alla potenza mediorientale ostile.
La vittoria conseguita trasforma radicalmente la regione e si traduce in significativi progressi verso la pace. Ma il processo richiede tempo. Passa un decennio prima che si possa registrare il pieno impatto del trionfo militare di Israele.
Questo scenario suonerà sicuramente familiare agli israeliani che ricordano il periodo precedente la Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Sotto la guida di Gamal Abdel Nasser, l’Egitto, lo stato arabo più potente, proclamò il suo impegno di “gettare Israele in mare” e arruolò una serie di alleati – Giordania, Siria, Iraq, organizzazioni terroristiche palestinesi – per coadiuvarlo nel realizzare la sua visione.
Vignetta della propaganda pan-arabista alla vigila della guerra dei Sei Giorni. Nasser butta a mare gli ebrei, sostenuto dagli altri paesi arabi
Nasser non era solo l’autocratico presidente dell’Egitto. Era anche il campione del vasto movimento pan-arabo, che mirava a unificare l’intero Medio Oriente in un unico stato arabo. Chiaramente in una regione così concepita non c’era posto per uno stato ebraico.
In anni più recenti, il posto dell’Egitto è stato preso dall’Iran. Anche l’Iran ha giurato di distruggere Israele e ha mobilitato le sue forze gregarie – Hamas, Hezbollah, milizie sciite, Houthi – per aiutarlo nell’impresa.
Nel 1967 Israele contrattaccò, piegando gli alleati del nemico e conseguendo una straordinaria vittoria militare sull’Egitto.
Ma la storia si ripeterà? Il Medio Oriente si trasformerà di nuovo, e la causa della pace tornerà a progredire?
L’accerchiamento e i sette fronti dell’attacco pan-islamista contro Israele iniziato il 7 ottobre 2023 (clicca per ingrandire)
È importante ricordare che i cambiamenti radicali che si verificarono in Medio Oriente a seguito della Guerra dei Sei Giorni non avvennero immediatamente.
Nasser rimase al potere per altri tre anni e il suo successore, Anwar Sadat, scatenò un’altra guerra contro Israele nel 1973. Ma l’idea del pan-arabismo non si riprese più e, dieci anni dopo la guerra del ‘67, lo stesso Sadat accettò di recarsi in visita in Israele e iniziò a negoziare la pace (che dura tutt’ora ndr).
Lo screditato pan-arabismo è stato sostituito dal pan-islamismo rappresentato dall’Iran e dai suoi alleati jihadisti. La guerra attuale potrebbe avere lo stesso effetto di screditare il pan-islamismo e i suoi capifila.
Ma anche questo potrebbe richiedere tempo.
È significativo il fatto che gli ayatollah non stiano più enfatizzando i fondamenti islamici del loro regime, quanto piuttosto il nazionalismo iraniano. E’ esattamente il processo che si verificò nell’Egitto post-’67.
L’impatto completo della guerra iniziata il 7 ottobre 2023, e che continua ancora oggi, potrebbe non essere avvertito per anni a venire. Può darsi che Israele sia costretto a combattere ancora una volta l’Iran, come dovette fare con l’Egitto nel ’73.
Ma lo status quo che esisteva prima del 7 ottobre è stato irrimediabilmente sconvolto e le scosse di assestamento nella regione si faranno sentire per anni.
Tra un decennio, quando Israele sarà in pace con gran parte del mondo sunnita e forse persino con lo stesso Iran, potremo guardare indietro e dire: “Come nel 1967, è cambiato tutto per via della guerra”.
(Da: YnetNews, 28.7.25)
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