Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Benny Morris smentisce l'accusa di genocidio (anche se Repubblica gliela vuol far dire) Intervista di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 03 agosto 2025 Pagina: 7 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Benny Morris: C’è il rischio che quanto accade a Gaza diventi un genocidio»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 7/08/2025, a pag. 7, con il titolo "Benny Morris: C’è il rischio che quanto accade a Gaza diventi un genocidio", l'intervista di Gabriella Colarusso.
E Gabriella Colarusso
Lo storico israeliano Benny Morris nega che a Gaza vi sia un genocidio. Ma l'intervistratrice de La Repubblica, glielo vuol fare dire a tutti i costi, in tutte le domande, cercando di forzare le risposte per fargli dire qualcosa che piaccia a un pubblico di lettori di sinistra. Benché Morris sia contro Netanyahu e sia duro con la sua condotta del conflitto, non cede a questa tentazione. Allora La Repubblica estrapola una frase fuori contesto e la sbatte nel titolo, sul "rischio che a Gaza diventi genocidio", mentre Morris parla più genericamente di un odio reciproco e di una reciproca opera di disumanizzazione del nemico da parte di israeliani e palestinesi che potrebbe portare, in futuro, forse, anche a un genocidio. Un ennesimo esempio di disonestà intellettuale dei media di sinistra.
Tra israeliani e palestinesi c’è un processo di disumanizzazione che potrebbe portare a un genocidio a Gaza, anche se non siamo arrivati a quel punto». Benny Morris è tra i più noti storici israeliani, uno studioso difficile da incasellare. Vicino alla sinistra agli inizi della sua carriera - durante la prima Intifada finì in prigione perché si era rifiutato di servire in Cisgiordania - con la seconda Intifada assunse posizioni più vicine ai conservatori. Negli anni, ha fatto infuriare tutti: la sinistra con le sue affermazioni sulla Nakba (la cacciata dei palestinesi nel 1948) come conseguenza necessaria della guerra, e la destra denunciando l’apartheid in Cisgiordania. Di recente ha scritto parole di fuoco contro Netanyahu.
David Grossman e altri israeliani parlano di un genocidio a Gaza.
«Genocidio significa la distruzione o il tentativo di distruggere un popolo. Un governo deve avere l’intenzione di farlo, una decisione politica generale volta a questo scopo, che comporta l’uccisione di milioni di persone. E’ ciò che successe con il genocidio compiuto dai turchi musulmani contro i cristiani 100 anni fa, ed è ciò che è accaduto con l’Olocausto. Ma non è ciò che sta accadendo a Gaza. Potrebbe trasformarsi in qualcosa di simile: lo scrissi già in un articolo a gennaio, perché c’è stato un processo di disumanizzazione da parte degli israeliani nei confronti dei palestinesi, e, per inciso, da parte dei palestinesi nei confronti degli israeliani, che potrebbe alla fine tradursi in un genocidio, ma non siamo arrivati a quel punto. Molte persone sono morte nella guerra tra Israele e Hamas, i cui combattenti si nascondono dietro la popolazione civile di Gaza. E senza dubbio sono stati commessi crimini di guerra da parte di Israele nel corso del conflitto. Ma sono crimini di guerra, non è un genocidio. Chi dall’esterno accusa Israele di genocidio vuole chiaramente costruire un collegamento con quello che accadde durante l’Olocausto nazista. Penso che sia sciocco».
Diversi esponenti del governo israeliano, come documenta il rapporto di B’Tselem, fin dall’inizio del conflitto hanno dichiarato l’intenzione di sottrarre ai palestinesi l’elettricità, il cibo, di distruggere le loro case. Alcuni hanno attribuito la responsabilità del 7 ottobre a all’intera nazione palestinese. Non è questa intenzione di punire un popolo?
«Distruggere le infrastrutture non è la stessa cosa che compiere un genocidio. Sì, Smotrich e gli estremisti di destra vogliono sgomberare Gaza dalla popolazione araba, ristabilire gli insediamenti ebraici, ma questa non è la politica del governo israeliano al momento. Espellere e trasferire persone da un’area all’altra poi non sarebbe genocidio, ma pulizia etnica».
Crimini di guerra, pulizia etnica, massacri: anche non volendo usare la parola genocidio è tutto orribile. Perché la maggioranza degli israeliani non protesta?
«Perché siamo in guerra. Il 7 ottobre è stato uno shock terribile per Israele che ha portato gli israeliani a pensare che Hamas non deve risorgere. La popolazione israeliana è divisa. Forse anche più della metà oggi si oppone alla continuazione della guerra ed è contraria alle misure del governo e dei coloni in Cisgiordania. Ma la gente è anche stanca. Centinaia di migliaia di persone hanno prestato servizio, sono i giovani che potrebbero scendere in piazza ma sono esausti. Devono ricostruire le vite. Nel Paese si percepisce un senso di sfinimento: è difficile scendere in piazza e combattere il governo che controlla, ancora, purtroppo, la maggioranza alla Knesset. Al momento non esiste un modo legale per rovesciare questo governo».
Il mondo è in rivolta morale contro Israele, anche gli alleati storici non sostengono più le sue ragioni. La società israeliana nega o non vede Gaza?
«La gente in Germania e in Italia non ha Hamas alle porte e non ha subito il 7 ottobre. Guarda la situazione dall’esterno. Capisco cosa sta succedendo in Europa. Ma gli europei non devono affrontare la scelta se lasciare intatta Hamas, che si rafforzerà, tornerà in campo e attaccherà Israele in futuro. Il governo israeliano invece si. La maggior parte degli israeliani vuole che Netanyahu venga cacciato. Non lo vogliono come primo ministro. Sanno che è un politico corrotto e incompetente. Molte delle cose che fa sono per salvarsi la vita e per evitare di finire in prigione. Ma la maggior parte degli israeliani concorda con Netanyahu sul fatto che Hamas debba essere distrutto».
Cosa pensa del riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di tanti paesi occidentali?
«Penso che al momento sia solo simbolico, perché non esiste uno Stato palestinese e non esisterà per molti anni, se mai ci sarà. Dimostra però che c’è una forte erosione del sostegno a Israele da parte della comunità internazionale, soprattutto da parte dei suoi amici tradizionali, come Stati Uniti, Germania e Francia».
L’opzione dei due Stati è ancora praticabile?
«Il tema non è se sia praticabile o meno, ma che non c’è alternativa se si vuole la pace tra israeliani e palestinesi. L’alternativa è la guerra permanente».
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