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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
03.08.2025 La Germania non dà carta bianca per la Palestina. C’è una condizione vitale: l’esistenza di Israele
Analisi di Daniela Santus

Testata: Il Riformista
Data: 03 agosto 2025
Pagina: 4
Autore: Daniela Santus
Titolo: «La Germania non dà carta bianca per la Palestina. C’è una condizione vitale: l’esistenza di Israele»

Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 03/08/2025, a pag. 4, il commento di Daniela Santus dal titolo: "La Germania non dà carta bianca per la Palestina. C’è una condizione vitale: l’esistenza di Israele".

Daniela Santus
Daniela Santus

Il cancelliere Merz non segue Macron. La Germania non dà carta bianca alla nascita di uno Stato di Palestina, prima di tutto vuole garantire l'esistenza di Israele. Bene così, almeno c'è un governo europeo occidentale che ragiona.

No, la Germania non ha cambiato idea, come molti quotidiani italiani stanno scrivendo. Se è pur vero che il governo Merz sostiene fermamente la soluzione a due Stati, è altrettanto vero che per i tedeschi il riconoscimento dello Stato palestinese debba avvenire solo come ultima fase di un processo che garantisca a Israele di poter vivere in pace. Sono chiare le parole del ministro degli Esteri Wadephul: “La Germania continuerà a sostenere Israele per garantire che Hamas rilasci finalmente i suoi ostaggi, sia disarmato e non abbia più infl uenza politica nei territori palestinesi. Non dovrà mai più rappresentare una minaccia per Israele”. E ha aggiunto: “Per la Germania, il riconoscimento di uno Stato palestinese è più probabile che rappresenti la fi ne del processo. Ma tale processo deve iniziare ora”. A differenza di quei Paesi che si stanno affrettando a fare ad Hamas il regalo più ambito - ovvero il riconoscimento dello Stato palestinese, senza neppure pretendere un chiarimento relativamente ai confi ni (dal fiume al mare?) e con ostaggi mostrati come trofei ancora in mano - la Germania postpone la possibilità del riconoscimento a condizioni precise, a salvaguardia d’Israele. D’altra parte, forse può apparire strano ai più, l’amicizia tra Germania e Israele ha radici lontane. Ufficialmente le relazioni diplomatiche tra la Repubblica federale e Israele vennero stabilite nel 1965. Alcuni ritengono che la motivazione sia da ricercarsi nel tentativo strategico del governo tedesco di “sbiancare” il passato nazista; altri sottolineano il peso del senso di colpa e l’obbligo morale come motore dell’impegno alla riconciliazione. In realtà c’è stato, sin dall’inizio, qualcosa che andava al di là delle riparazioni di guerra. Tra il 1953 e il 1965, quando Germania e Israele hanno creato i presupposti per stabilire formali relazioni diplomatiche, la Germania occidentale è stato l’unico Paese a fornire aiuti concreti a Israele. Ancor prima degli Usa. Pertanto, se la motivazione iniziale può ben essere riconosciuta nella necessità tedesca di riabilitazione, è tuttavia evidente che - nel corso degli anni - questa sola interpretazione non riesca a cogliere la forza del cambiamento. Negli ultimi decenni, diplomatici di entrambe le parti hanno descritto le relazioni tra i due Stati come molto strette: nel suo primo discorso alla Knesset nel 2008, l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel dichiarò che la Germania sarebbe sempre stata un partner e un vero amico d’Israele. Il presidente israeliano Shimon Peres, durante il suo discorso al Bundestag nel 2010, contraccambiò affermando che le relazioni si erano sviluppate in modo tale da consolidare un’amicizia unica. Si mettano l’anima in pace i vari Stati che vorrebbero tirare Merz per la giacchetta. Il fatto che la sicurezza di Israele sia la pietra angolare della ragion di Stato della Germania - come ribadito da Scholz a fi ne 2023 e già sostenuto da Merkel nel 2008 - ha una storia decennale e non terminerà ora: durante la Seconda Intifada, cominciata dopo il fallimento degli Accordi di Oslo, Rudolf Dreßler - all’epoca ambasciatore tedesco in Israele - scrisse che, dal punto di vista tedesco, una soluzione al confl itto poteva essere raggiunta solo se si fosse garantita la sicurezza di Israele contro il terrorismo. La sicurezza di Israele, aveva detto Dreßler, doveva diventare centrale nella “ragion di Stato” della Germania. E così è stato ed è ancora oggi. Sicurezza per l’esistenza d’Israele e lotta contro l’antisemitismo per la sicurezza della vita ebraica in Germania. Ad oggi, la Germania è l’unico Paese in cui, per poter ottenere la cittadinanza, è necessario dichiarare esplicitamente il diritto all’esistenza di Israele. Questo non significa non riconoscere le sofferenze di Gaza, ma comprendere esattamente chi le provoca.

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