David Grossman accusa Israele di 'genocidio'. Segue (finto) dibattito su La Repubblica
Intellettuali ebrei di sinistra scatenati contro Israele


Non si è mai visto un genocidio in cui il carnefice paracaduta aiuti alimentari alle vittime. Non si è mai visto un genocidio in cui il carnefice sposta la popolazione vittima dalle zone più pericolose. Non si è mai visto un genocidio in cui la popolazione vittima cresce demograficamente. E soprattutto non si è mai visto un genocidio in cui la vittima respinge ogni proposta di finire la guerra. In sintesi: qualunque persona ragionevole può giungere alla conclusione che a Gaza non c'è un genocidio.
Eppure gli intellettuali ebrei di sinistra lo pensano. Lo scrittore israeliano David Grossman, il 1 agosto, lancia la sua accusa di genocidio dalle colonne de La Repubblica. Motivandolo con un lungo (s)ragionamento che contiene molte considerazioni psicologiche, ma nessuna prova che dimostrerebbe la sua accusa. Segue, oggi, un "dibattito" che in realtà è una gara di accuse a Israele e al governo Netanyahu. Ovviamente Anna Foa (autrice di "Il suicidio di Israele") concorda con David Grossman. La senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, fortunatamente si oppone all'uso della parola "genocidio", ma nella sua intervista ripropone tutte le accuse peggiori al governo Netanyahu, compresa quella di affamare la popolazione di Gaza (ma se è Hamas a rubare il cibo...).
Alla fine, a La Repubblica interessa solo una cosa: lanciare gli intellettuali ebrei di sinistra, quelli più autorevoli, contro Israele. Della serie: "Se lo dicono persino gli ebrei, vuol dire che è vero". Ma l'accusa di genocidio è la versione moderna dell'accusa del sangue. E sta scatenando un'ondata di odio contro gli ebrei in tutto l'Occidente. Contro tutti gli ebrei, anche quelli di sinistra, che se ne accorgeranno.