Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Netanyahu annuncia 'pause tattiche' Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 28 luglio 2025 Pagina: 4 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Netanyahu annuncia «pause tattiche» per fare entrare gli aiuti nella Striscia»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/07/2025, a pag. 4, con il titolo "Netanyahu annuncia «pause tattiche» per fare entrare gli aiuti nella Striscia", la cronaca di Amedeo Ardenza.
I camion carichi di aiuti ricominciano ad entrare a Gaza. Perché appena possono, entrano, se prima non potevano era per la paura che Hamas si prendesse tutto il carico. Non c'è alcun "genocidio per fame", c'è un gruppo terrorista che impedisce di aiutare la gente di Gaza. Ora, la tregua accettata da Netanyahu, serve a rendere più facile la distribuzione.
Nuovi corridoi per l’ingresso di camion carichi di aiuti umanitari. E anche aiuti paracadutati dal cielo direttamente ai palestinesi. A Gaza è l’ora della tregua. Non il cessate il fuoco fra Israele e Hamas al quale lavorano da mesi la diplomazia egiziana e qatariota sponsorizzate dall’amministrazione americana ma la cessazione unilaterale delle ostilità da parte delle Israeli Defense Forces (Idf) per far arrivare più sostegno alla popolazione gazawi. Il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu ieri ha strigliato l’Onu. Le Nazioni Unite mentono quando «dicono che Israele non permette l’ingresso di aiuti umanitari. Ci sono convogli sicuri, ci sono sempre stati, ma oggi è ufficiale. Non ci saranno più scuse».
Così Bibi durante una visita alla base aerea Ramon nel deserto del Negev. Il capo del governo ha poi aggiunto: «Continueremo a combattere fino alla vittoria completa». «Distruggeremo Hamas - ha promesso - per raggiungere questo obiettivo, e anche la liberazione dei nostri ostaggi, stiamo facendo progressi sia nella lotta che nelle negoziazioni».
Per permettere l’arrivo degli aiuti le Idf hanno parlato di «pause tattiche locali dell’attività militare» che saranno condotte ogni giorno fino a nuovo avviso in aree densamente popolate della Striscia di Gaza. Le pause, scrive il Times of Israel, avranno luogo dalle 10 alle 20 nelle aree in cui le forze armate israeliane non sono impegnate con truppe di terra, tra cui al-Mawasi, Deir al-Balah e Gaza City. La mossa è stata coordinata con le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali, a indicare la ripresa della collaborazione fra lo stato ebraico e la galassia onusiana dopo che alcune centinaia di camion carichi di cibo erano entrati nel valico israeliano di Kerem Shalom ma non a Gaza per il disaccordo fra Gerusalemme e i donatori. Da quel valico ha parlato ieri il portavoce delle Idf Effie Derfin ricordando che «l’operazione di lancio aereo di aiuti umanitari. Questa guerra è complessa – ha aggiunto –, il suo costo è doloroso da entrambe le parti. Non dimentichiamo la tragedia che Hamas ha inflitto sia al popolo di Israele sia a quello di Gaza, dando inizio a una guerra e nascondendosi tra le aree civii». L’ annuncio sulle “pause tattiche” arriva mentre anche diversi paesi arabi hanno ripreso le consegne di aiuti umanitari con il permesso di Israele, tra le crescenti preoccupazioni che i civili gazawi stessero soffrendo la fame. Da cui l’indicazione sempre da parte delle Idf di «percorsi sicuri» designati dalle 6 alle 23 per garantire che gli aiuti arrivino a destinazione.
Venerdì scorso il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, ha affermato che almeno 56 persone erano morte per cause legate alla malnutrizione nelle tre settimane precedenti, tra cui 22 bambini. Israele a sempre negato che nell’enclave palestinese si soffrisse la fame ma ha riconosciuto problemi di accesso al cibo, lamentando la «mancanze di cooperazione» da parte dell’Onu e delle ong, scrive ancora il Times of Israel. Ieri il Programma alimentare mondiale (Wfp) ha «accolto con favore la notizia che Israele si dice pronto a implementare pause umanitarie e che verranno creati corridoi umanitari designati per facilitare il passaggio sicuro dei convogli Onu impegnati nella consegna di aiuti alimentari d’emergenza». Perla maggior parte dei residenti nella Striscia, ha scritto ancora il Wfp su X, gli aiuti alimentari rappresentano l’unico modo per mangiare.
Dalla Scozia si è intanto fatto sentire il presidente americano Donald Trump affermando di aver «dato 60 milioni di dollari a Gaza per aiuti alimentari due settimane fa e nessuno lo ha riconosciuto.
Qualcuno dovrebbe ringraziare ma nessuno ci ha ringraziato, nessuno dei Paesi europei lo ha fatto». Per poi aggiungere: «Israele dovrà decidersi a mettersi d’accordo con Hamas». Ieri intanto è risalita la tensione sull’asse Gerusalemme-Teheran. Il ministro della Difesa Israel Katz ha avvertito la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, dicendo: «Se continuate a minacciare Israele, la nostra mano si estenderà di nuovo a Teheran e con ancora più forza- e questa volta a lei personalmente».
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