domenica 27 luglio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
27.07.2025 Meloni non fa come Macron e Sanchez
Cronaca di Fausto Carioti

Testata: Libero
Data: 27 luglio 2025
Pagina: 3
Autore: Fausto Carioti
Titolo: ««Non si può riconoscere una Palestina che non c’è» Giorgia incendia la sinistra»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/07/2025, a pag. 3 la cronaca di Fausto Carioti dal titolo “«Non si può riconoscere una Palestina che non c’è» Giorgia incendia la sinistra”.


Fausto Carioti

Benissimo che Giorgia Meloni non intenda riconoscere lo Stato della Palestina. Perché "non c'è", come ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica. Ed è solo una ovvietà: non si può riconoscere ciò che non esiste. Ma basta questa frase per far indignare tutta la sinistra (che a questo punto è meglio resti sempre all'opposizione).

Emmanuel Macron e Pedro Sánchez vadano avanti per conto loro: Giorgia Meloni, pur essendo «favorevolissima» alla nascita di uno Stato palestinese, non li seguirà. La premier conferma la linea già espressa da Antonio Tajani: per il governo italiano riconoscere adesso un’entità statuale che non esiste sarebbe «controproducente». Lo fa affidando una dichiarazione di poche righe a Repubblica: «L’ho detto alla stessa Autorità palestinese e l’ho detto anche a Macron: io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo. Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto quando non lo è».
Almeno finché ci sarà lei a palazzo Chigi, dunque, l’accettazione ufficiale di uno Stato palestinese potrà avvenire solo ex post: prima lo Stato, poi la legittimazione formale da parte italiana. E il processo di costruzione di questo Stato, spiegano a Libero fonti della Farnesina, passa per l’ingresso della Palestina nelle Nazioni Unite come membro effettivo, anziché come semplice osservatore quale è oggi, e prevede che siano sciolti nodi fondamentali, come i confini del nuovo Stato e la certezza che Hamas non abbia alcun ruolo nel suo governo: al momento i confini sono solo ipotetici e questa certezza assolutamente non c’è.
Non è solo una delicatissima questione di politica internazionale: è anche l’occasione per un nuovo attacco al governo da parte dell’opposizione. Il riconoscimento immediato e incondizionato dello Stato palestinese da parte italiana, sulla scia di quanto fatto dalla Spagna e annunciato dalla Francia, è l’ultimo imperativo morale della sinistra: non farlo, secondo i suoi leader, significa voler prolungare la guerra, moltiplicare le sofferenze dei palestinesi ed essere «complici» del «genocidio» israeliano. Così è su questo che si scatena la polemica interna negli ultimi giorni di luglio, più che sulla riforma della giustizia o la politica dell’immigrazione.
Da Londra il verde Angelo Bonelli, impegnato a costruire l’«Alleanza globale per la Palestina» insieme ad altri leader dell’estrema sinistra internazionale e ai rappresentanti di ong anti-israeliane come Freedom Flotilla, sostiene che la posizione del governo di Roma «è il segno di una totale subalternità politica e morale al carnefice Netanyahu e alla destra israeliana». Nel Pd, dopo Elly Schlein, anche l’ex ministro Roberto Speranza prende a modello il presidente francese: «Riconosco a Macron di aver avuto il coraggio che manca al governo italiano».
I toni più indignati, come ormai capita sempre, appartengono a Giuseppe Conte, per il quale la premier «si è tolta la maschera e ha detto senza mezzi termini che i palestinesi ad oggi non hanno diritto al riconoscimento di un proprio Stato.
Un atto di sudditanza verso il criminale di guerra Netanyahu». Gli fa compagnia Nicola Fratoianni: «Le acrobazie lessicali confermano una posizione dell’Italia profondamente sbagliata di fronte all’abisso morale a cui si trova di fronte la comunità internazionale».
Gran parte della sinistra è su queste posizioni e chiede la piena ammissione della Palestina tra gli Stati sovrani senza condizioni né garanzie per Israele, sostenendo che rappresenterebbe la soluzione al conflitto a Gaza, anziché un premio ad Hamas per la strage del 7 ottobre, da cui tutto è iniziato. Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, racconta che un gesto simile «da parte degli Stati europei e della stessa Ue sarebbe un elemento di pressione potentissimo verso Netanyahu».
Non c’è possibilità, però, che questa richiesta faccia breccia nella maggioranza. Forza Italia, con Tajani, su questo tema parla la stessa lingua di Meloni, e Matteo Salvini ripete che riconoscere adesso lo Stato di Palestina sarebbe «un regalo ad Hamas. È come se noi, ai tempi, avessimo ragionato con le Brigate Rosse. Io regali ai terroristi islamici non ne faccio».
Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri ed esponente di Fdi, avverte che non si può «risolvere una vicenda complessa come quella del Medio Oriente attraverso scorciatoie, come fa la sinistra usando parole di odio contro il premier italiano», ed elenca le tappe obbligatorie prima di un riconoscimento da parte di Roma: «Sono necessari la liberazione degli ostaggi, la tregua immediata, l’abbattimento della dittatura di Hamas, la cessione della responsabilità di Gaza all’Autorità nazionale palestinese, magari sotto controllo dell’Onu, e l’avvio immediato di trattative tra Israele e Anp».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT