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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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israele.net Rassegna Stampa
19.07.2025 In Israele 150mila drusi, le forze militari li proteggono
Commento di Bar Shem-Ur

Testata: israele.net
Data: 19 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Bar Shem-Ur
Titolo: «I media internazionali hanno ignorato il massacro siriano… finché non è intervenuto Israele. Un po’ ipocrita? Criticate pure Netanyahu (molti israeliani lo fanno). Ma non venite a raccontare che l’azione di Israele a difesa dei drusi fa dello stato ebraic»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - il commento di Bar Shem-Ur tradotta da Jerusalem Post dal titolo "I media internazionali hanno ignorato il massacro siriano… finché non è intervenuto Israele. Un po’ ipocrita? Criticate pure Netanyahu (molti israeliani lo fanno). Ma non venite a raccontare che l’azione di Israele a difesa dei drusi fa dello stato ebraico il bullo della regione".

Bar Shem-Ur
Israele viene spesso dipinto come l’aggressore, anche quando interviene per fermare massacri come quelli recenti contro i drusi in Siria. Al-Jolani e la sua banda di ex miliziani dell’ISIS si sono messi in giacca e cravatta, ma continuano a compiere gli stessi massacri di quando, con il volto coperto, sventolavano la bandiera dello Stato Islamico

Scrive Bar Shem-Ur: La maggior parte degli israeliani non è d’accordo con la coalizione di estrema destra del primo ministro Benjamin Netanyahu (che ora ha anche tecnicamente perso la maggioranza in parlamento ndr). E dal 7 ottobre, sondaggio dopo sondaggio, sostiene un accordo per il cessate il fuoco con rilascio degli ostaggi.

Tuttavia, quando le critiche a Israele provengono dall’estero, molto spesso, più che una sobria analisi, sembrano frutto di un riflesso automatico ostile, a volte condito di pregiudizio antiebraico.

Gli ultimi combattimenti nella Siria meridionale sono un caso da manuale.

Il mese scorso, il presidente Ahmed al-Sharaa (Al Jolani) – l’ex jihadista che ha rovesciato il dittatore Bashar Assad nel dicembre 2024 – ha inviato unità corazzate nella provincia di Sweida, a maggioranza drusa.

Testimoni hanno descritto bombardamenti indiscriminati di quartieri civili e segnalato esecuzioni sommarie ai posti di blocco. Sono circolate notizie e immagini di orrende violenze e umiliazioni.

Israele, che ospita circa 150.000 cittadini arabi drusi che prestano anche servizio militare, ha intimato a Damasco di fermare l’attacco.

Quando le uccisioni sono continuate, l’aeronautica israeliana ha colpito postazioni militari siriane collegate alle aggressioni, allo scopo di impedire ulteriori spargimenti di sangue (solo dopo l’intervento israeliano, al-Sharaa ha annunciato un cessate il fuoco in Siria con ritiro delle truppe da quell’area, peraltro respinto da tribù beduine siriane ndr).

Tutto questo contesto è svanito nel momento in cui è partito il primo missile israeliano. Le trasmissioni internazionali hanno aperto con “Israele bombarda la Siria” e concitati commenti su una “escalation regionale”, come se le milizie di al-Sharaa non avessero massacrato i propri civili.

Una rete via cavo ha persino descritto il nuovo regime siriano come “post-conflitto” e “in cerca di stabilità”, tacendo il pedigree del presidente al-Sharaa in Al-Qaeda e ISIS.

È uno schema tristemente familiare.

Quando l’Iran ha lanciato missili a guida di precisione contro ospedali e asili israeliani, non pochi mass-media hanno descritto Teheran come la vittima e Israele come l’aggressore.

La stessa distorsione caratterizza la copertura di Hamas, che tiene ancora in ostaggio una cinquantina di israeliani un anno e nove mesi dopo la spaventosa carneficina perpetrata dal gruppo terrorista in Israele il 7 ottobre.

“Reazione proporzionata” è un’espressione che non viene quasi mai invocata quando le fazioni islamiste si scatenano, prendendo di mira civili innocenti. Diventa invece una sorta di ossessione solo quando le Forze di Difesa Israeliane agiscono per fermarle.

Per essere chiari: in patria gli israeliani discutono con veemenza su strategia, proporzionalità e conduzione bellica del governo. Questo dibattito è legittimo e salutare.

Ma c’è una grande differenza tra le critiche legittime di chi sa, e dà per scontato, contro quale genere di nemici ci stiamo difendendo, e il grottesco ribaltamento che dipinge jihadisti e dittature jihadiste come poveri incompresi, mentre descrive l’unica liberaldemocrazia della regione come l’eterno cattivo.

Israele è lungi dall’essere perfetto. Ma rimane l’unico stato del Medio Oriente dove le donne si vestono come vogliono, alle parate del Pride LGBTQ partecipano decine di migliaia di persone, i cittadini arabi ricevono borse di studio universitarie e ricoprono cariche apicali in ogni campo, e una libera stampa critica quotidianamente i leader senza fare sconti.

Nessuno di questi diritti e di queste libertà esiste a Gaza sotto Hamas, a Teheran sotto gli ayatollah, a Damasco sotto al-Sharaa.

Immaginate di gestire un asilo d’infanzia in un quartiere minacciato da lanci di razzi, attentatori suicidi e bande di vicini che hanno giurato di distruggervi. La maggior parte dei genitori vorrebbe porte blindate, mura fortificate, guardie armate e pregherebbe il mondo di capire il perché.

Invece, gli israeliani si ritrovano regolarmente accusati da esperti che predicano da un altro continente, che equiparano il terrorismo all’autodifesa, e pretendono che Gerusalemme mostri “moderazione” mentre i suoi cittadini da anni devono correre al riparo nei rifugi.

Criticate Netanyahu quanto volete. Molti israeliani lo fanno. Ma non venite a dirci che la decisione di Israele di proteggere i drusi di Sweida – o i bambini di Sderot – fa dello stato ebraico il bullo della regione.

Il vero scandalo è che i giganti dei mass-media globali continuano a scambiare il pompiere per il piromane, e poi si chiedono come mai la loro credibilità va in fumo.

(Da: Jerusalem Post, israel.net. 16.7.25)

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