Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Bruciati cristiani in una notte, neanche una candelina in Occidente Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 19 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «200 cristiani bruciati vivi in una notte e neanche una candelina in Occidente»
Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "200 cristiani bruciati vivi in una notte e neanche una candelina in Occidente".
Giulio Meotti
L'attacco è iniziato alle 22. Oltre 40 uomini armati hanno fatto irruzione nel villaggio a bordo di motociclette, gridando “Allahu Akbar”, mentre aprivano il fuoco, spostandosi di casa in casa, incendiando abitazioni e uccidendo tutti.
Nella comunità della città di Yelewata, a est dello stato nigeriano di Benue, i soccorritori si sono trovati davanti a una mattanza. Sul terreno, i corpi carbonizzati e irriconoscibili di uomini, donne e bambini che non hanno fatto in tempo a fuggire dalle proprie case date alle fiamme. 200 i morti. Erano un gruppo di cristiani, sfollati interni, ospitati nei terreni di una parrocchia che si prendeva cura di loro.
Dal 2009, oltre 50.000 cristiani sono stati assassinati da estremisti islamici in Nigeria.
Il Tg1 e il Corriere della sera ci hanno appena informato che il pinguino imperatore diminuirà molto da qui al 2100. Importante, il pinguino, ma non sarebbe male anche un servizio sui cristiani che, in terra d’Islam, rischiano di scomparire prima del simpatico bipede polare.
Per fortuna stavolta il Papa, Leone XIV, è intervenuto per parlare del “terribile massacro”.
Ma anche i grandi media che ne parlano evitano scientificamente di scrivere che i morti erano cristiani. Basta leggere l’Associated Press. La BBC lo dice a margine della storia, che gli assassini sono islamici e le vittime cristiane. Nessun giornale italiano ne parla. Sarà il caldo che dà alla testa dei giornalisti.
Ho letto invece un articolo straordinario sulla Neue Zürcher Zeitung a firma di Kacem el Ghazzali:
“Nenche Steven, di sette anni, è sopravvissuto miracolosamente. Milizie islamiste Fulani hanno fatto irruzione nella sua casa. Hanno sparato a suo padre, tagliato le braccia a sua madre e tentato di decapitare Nenche e i suoi due fratelli con i machete. Solo Nenche è sopravvissuto. Il suo destino è a malapena menzionato dai media occidentali e le chiese locali parlano a malapena di lui. Mentre gli allarmi sulla presunta ‘islamofobia’ sono popolari negli ambienti di sinistra e religiosi, la sofferenza sistematica di milioni di cristiani perseguitati entra a malapena nel dibattito pubblico. Questo silenzio solleva inquietanti interrogativi sull'empatia selettiva delle società occidentali. Le vittime cristiane non rientrano nella visione del mondo progressista. Nella visione del mondo ideologicamente ristretta di alcuni occidentali progressisti, i cristiani sono classificati come autori di violenze a causa del loro legame storico con il colonialismo occidentale, indipendentemente dalla loro situazione reale. Mentre la violenza contro le minoranze cristiane viene sistematicamente ignorata, qualsiasi critica all'Islam politico viene automaticamente considerata ‘islamofoba’ o ‘razzista’. Allo stesso tempo, a differenza di altri gruppi religiosi, i cristiani non sono percepiti come rilevanti. Né in termini di sicurezza, né in termini economici o politici. La domanda sorge spontanea: dove sono le chiese e i teologi cristiani in Occidente, che sono obbligati a farsi portavoce dei loro fratelli e sorelle nella fede? Rimangono in silenzio e la questione dei cristiani perseguitati viene raramente affrontata nei loro sforzi interreligiosi. Non solo si sforzano di celebrare esteriormente un'armonia teatrale, ma contribuiscono anche facilmente a trasformare la presunta ‘islamofobia’ in uno spauracchio”.
Quanto ha ragione, el Ghazzali.
Alla Germania che spende “150 milioni per lo sviluppo urbano rispettoso del clima e dell'ambiente nella Repubblica Centrafricana” andrebbe spiegato che forse dovrebbe promuovere corsi accelerati di libertà religiosa nel continente.
Con queste premesse, permettetemi di condividere con voi questo articolo di Matti Friedman, ex corrispondente dell'Associated Press a Gerusalemme, che ricorda cosa gli ha insegnato il suo periodo di lavoro sul funzionamento dei media:
“La cosa più importante che ho visto durante il mio periodo come corrispondente per la stampa americana, mi è sembrato, stava accadendo tra i miei colleghi. La pratica del giornalismo – ovvero l'analisi consapevole di eventi caotici sul Pianeta Terra – stava venendo sostituita da una sorta di attivismo aggressivo che lasciava poco spazio al dissenso. Il nuovo obiettivo non era descrivere la realtà, ma guidare i lettori alla corretta conclusione politica, e se questo vi suona familiare ora, era al tempo stesso nuovo e sorprendente per la versione più giovane di me che aveva avuto la fortuna di ottenere un lavoro presso la redazione di Gerusalemme dell'AP nel 2006. La storia di cui mi sono trovato parte proponeva, in effetti, che i mali della civiltà occidentale – razzismo, militarismo, colonialismo, nazionalismo – fossero incarnati da Israele, che veniva trattato più ampiamente di qualsiasi altro paese straniero. Israele occupa un centesimo dell'uno percento della superficie terrestre e un quinto dell'uno percento della massa continentale del mondo arabo. Enfatizzando selettivamente alcuni fatti e non altri, cancellando il contesto storico e regionale e invertendo causa ed effetto, la storia ha dipinto Israele come un paese le cui motivazioni non potevano che essere malevole, responsabile non solo delle proprie azioni, ma anche di aver provocato quelle dei suoi nemici. Ho scoperto che i giornalisti attivisti erano supportati da un mondo affiliato di ong progressiste e accademici che chiamavamo esperti, creando un circolo vizioso di pensiero quasi impermeabile alle informazioni esterne”.
Come sottolinea Friedman, non si tratta affatto solo di Israele:
“Questo ragionamento spiega anche perché la crescente paura della violenza perpetrata dagli estremisti musulmani, un fatto comune in gran parte del Medio Oriente, dell'Africa e, sempre più, in Occidente, debba essere presentata, ogniqualvolta possibile, come frutto dell'immaginazione razzista: una finzione che richiede intensi sforzi mentali e che rappresenta una delle forze chiave che distorce la copertura della realtà globale. Nello strano mondo della sinistra dottrinaria, i fedeli dell'Ebraismo, del Cristianesimo e dell'Induismo sono le persone sbagliate, mentre i seguaci dell'Islam hanno ragione”.
E allora mentre i cristiani venivano bruciati nelle loro case di paglia, lamiere e fango, gli utili idioti di Hamas provenienti da tutto l'Occidente (4.000 persone provenienti da 54 paesi, anche dall’Italia) si sono recati in Egitto per “rompere l'assedio su Gaza”. Gli egiziani li hanno presi a calci e rispediti a casa.
Invece di accogliere questi impavidi liberatori stranieri degli arabi arretrati, la gente del posto li ha ridicolizzati, li ha bersagliati con bottiglie di plastica e li ha mandati a quel paese. Non volete essere salvati da una signora bianca e attempata di Londra in kefiah che si è lamentata del suo "privilegio" di essere "bianca, nordeuropea, che vive in relativa pace” o il canadese che ha detto di non “poter ignorare la mia coscienza”?
Questo sciame di idioti pomposi, il sequel della nave dei folli di Greta, che fantasticavano di proteggere gli arabi di Gaza dal “genocidio” dello stato ebraico sono stati malmenati dagli arabi d'Egitto che non vogliono che la loro nazione venga usata come palcoscenico per la masturbazione morale da ogni tronfio feticista di “Free Palestine” d’Occidente.
Ora anche in Egitto capiscono che l'obiettivo di questo attivismo non è Gaza, ma alimentare la vanità degli occidentali annoiati dalle loro vite privilegiate. È un'orgia di orientalismo in cui la classe di attivisti si traveste da arabi perché pensa che essere bianchi è un’onta.
“Per amore dell'umanità e per il bene dell'Islam, permetteteci di marciare verso Gaza”, dice un infermiere gallese ai poliziotti egiziani. L’Egitto dovrebbe lasciarli andare e abbattere il muro che ha costruito attorno a Gaza. È l'unica cosa che curerà il loro complesso del salvatore bianco.
Magari la prossima volta possono organizzare una marcia per i cristiani bruciati nelle loro case al grido di “Allahu Akbar”. Ma poiché non vogliamo che rischino la vita andando a Benue, va bene anche in una di quelle piazze italiane da due anni ostaggio della loro coscienza piagnucolosa e malata.
La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).
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