Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Contro Israele usano l'arma del 'genocidio' Analisi di Ugo Volli
Testata: Il Riformista Data: 19 giugno 2025 Pagina: 4 Autore: Ugo Volli Titolo: «Contro Israele usano l'arma del 'genocidio'. Fortuna che c’è Netanyahu al timone»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 19/06/2025, a pagina 4, il commento di Ugo Volli, dal titolo: "Contro Israele usano l'arma del 'genocidio'. Fortuna che c’è Netanyahu al timone".
Ugo Volli
Tutti contro Netanyahu, accusato di "genocidio" del popolo palestinese. L'accusa del sangue è un tema ricorrente nella propaganda antisemita, l'idea che i soldati israeliani uccidano sistematicamente i bambini è analoga alle false accuse di omicidi rituali dei bambini nell'Europa medioevale. L'idea che Israele voglia dominare il mondo è ricorrente almeno dai Protocolli dei Savi di Sion. Le stesse accuse che oggi sono rivolte a Netanyahu, nei decenni passati toccavano a Ben Gurion, Moshe Dayan, Menachem Begin e Ariel Sharon.
“Pazzo criminale” (così Giuseppe Conte), “orribile”, “guerrafondaio”, “corrotto”, “messianico”, “genocida”, e chi più ne ha più ne metta. Nella grande retorica demonizzante che investe Israele, il punto focale e l’oggetto degli insulti peggiori è lui, Benjamin Netanyahu. Non sono l’Iran e Hamas che hanno scatenato la guerra per distruggere Israele e la prolungano rifiutandosi di liberare i rapiti o cercando la bomba atomica, ma è lui che la continua per tenere insieme il suo governo o peggio per sottrarsi alla giustizia interna e internazionale. E’ lui il responsabile del “genocidio” di Gaza, della carestia e dello sterminio dei bambini (tutte cose false, come dimostrano i numeri, ma non importa). E’ lui Erode, è lui l’ebreo medievale che secondo la “calunnia del sangue” profanava l’ostia e uccideva i bambini cristiani per spregio a Gesù, è lui che come dicono i “Protocolli” si propone il dominio del mondo o almeno di tutto il Medio Oriente. Anche molti che si proclamano amici di Israele sostengono che non bisogna isolare lo Stato ebraico perché così si aiuterebbe Netanyahu e invece bisogna aiutare in tutti i modi i suoi avversari interni: solo loro possono rovesciarlo e porre fine alle sue malefatte.
Non è la prima volta. La riduzione del popolo ebraico e della sua autodifesa a un leader malvagio e responsabile di crimini orribili è un luogo comune permanente della propaganda contro Israele. Ben Gurion sarebbe stato responsabile della “pulizia etnica” degli arabi durante la guerra di indipendenza del 1948-49 (in realtà ci fu soprattutto una fuga richiesta dai comandi militari arabi); Moshé Dayan dello stesso crimine a Gerusalemme durante la guerra dei Sei Giorni del 1967 (semplicemente falso); a Golda Meir fu imputata la strage di Monaco del 1972 per non aver ceduto alle richieste dei terroristi; soprattutto contro Israele fu usata in maniera totalmente falsa e velenosa la strage di Sabra e Chatila del 1982, compiuta dai miliziani cristiani maroniti per vendetta dell’uccisione da parte palestinese del loro leader Bashir Gemayel. Israele si limitò a non sparare sui propri alleati per difendere i propri nemici. La responsabilità politica, anzi la demonizzazione morale fu buttata addosso al primo ministro Begin e al ministro della Difesa Sharon, che non erano sul campo. Si parlò anche allora di genocidio e si pretese che gli ebrei del mondo e pure in Italia di condannare Israele (cosa che pure in quel momento alcuni intellettuali ebrei di sinistra fecero); perfino a Rabin fu imputata la repressione “violentissima” dell’ Intifada. Sono solo i casi principali. Anche per chi in certi ambienti non condanna l’esistenza stessa di Israele, tutti i governi dello Stato ebraico sono deplorevoli e chi lo presiede è automaticamente un criminale, almeno fin che non accetta di cedere armi, finanziamenti e terreno ai nemici di Israele o non muore.
Torniamo a Netanyahu. Oggi i sondaggi dicono che le sue scelte hanno l’appoggio della grande maggioranza del popolo israeliano e lo stesso vale per le forze parlamentari. Netanyahu è un abilissimo politico, probabilmente il migliore fra i governanti attuali del mondo intero, certo il più longevo. Ha vinto sei elezioni politiche generali (vere, multipartitiche, combattutissime), è stato per la prima volta premier di Israele nel 1996, quando il presidente Usa era Clinton e quello italiano Scalfaro, è stato il protagonista della liberalizzazione economica che ha prodotto il miracolo della start-up nation, è stato l’ultimo a concludere un accordo con l’Autorità Palestinese (il Memorandum di Wye River. 1996). Durante i suoi ultimi mandati, dal 2009 a oggi con un intervallo di un anno nel 2021-22) a dovuto fare i conti con presidenze americane prevalentemente ostili (Obama, Biden) o difficili (Trump) mostrando una straordinaria flessibilità tattica, ma mantenendo sempre il suo obiettivo della sicurezza di Israele e della difesa dall’Iran, che ha spesso denunciato, anche quando l’Occidente cercava un accordo con gli ayatollah. Ha sempre rispettato le norme costituzionali e le decisioni giudiziarie, pur cercando di diminuire per legge il potere dei corpi separati dello stato e della magistratura. Dopo aver tentato per anni di pacificare Gaza con sussidi economici, di fronte all’assalto terroristico del 7 ottobre ha guidato Israele indicando contro tutte le esitazioni l’obiettivo dell’eliminazione di Hamas e della sconfitta dell’Iran. E’ il più lucido, abile e coraggioso primo ministro di Israele dopo Ben Gurion. Fortunato Israele ad averlo oggi al timone.
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