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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.06.2025 Israele domina i cieli iraniani, Khamenei pronto alla fuga
Analisi di Stefano Scaletta

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Stefano Scaletta
Titolo: «Israele domina i cieli iraniani, Khamenei pronto alla fuga»

Israele domina i cieli iraniani, Khamenei pronto alla fuga
Analisi di Stefano Scaletta

October 2024 Israeli strikes on Iran - Wikipedia
L'aviazione israeliana ha stabilito dopo sole 48 ore la completa superiorità aerea e colpisce obiettivi nucleari e militari iraniani senza sosta dal 13 giugno. Uccisi i capi della Guardia Rivoluzionaria e dell'esercito, oltre a scienziati chiave del programma atomico di Khamenei; colpite Natanz, Parchin, Isfahan. Si attende l'ingresso in guerra di Trump per distruggere Fordow e dare il colpo di grazia alla dittatura islamica. È guerra anche sul fronte interno, 24 morti e oltre 640 feriti in tutto Israele, colpite Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme.

 

La campagna preventiva di Israele

Israele domina i cieli iraniani, mentre Teheran implora Trump per un cessate il fuoco, continuando nel frattempo a colpire i centri abitati dello Stato ebraico. L’attacco israeliano è parte di una strategia preventiva, frutto di anni di pianificazione, volta a neutralizzare la capacità atomica iraniana. Secondo fonti dell’intelligence israeliana, l’Iran era a poche settimane dal completamento della fabbricazione di testate nucleari — una minaccia esistenziale per Israele e per il mondo intero. Questo il risultato delle politiche di Obama i cui accordi nucleari con Teheran — firmati nel 2015 — hanno di fatto aiutato il regime iraniano nella sua ambizione nucleare e messo in grave pericolo la stabilità regionale e globale.

Israele ha avviato il 13 giugno una campagna preventiva ad alta intensità contro l’Iran, coerente con la storica dottrina Begin, già applicata contro i programmi nucleari di Iraq e Siria all’inizio degli anni ’90 e nel 2007. Gli attacchi iniziali di Gerusalemme hanno colpito le strutture nucleari, centri di ricerca e impianti di arricchimento dell’uranio. La centrale di Natanz, insieme ad altri impianti, è stata ripetutamente attaccata dai jet dell’aviazione israeliana.

In pochi giorni, Israele ha inflitto danni devastanti all’apparato militare iraniano. Attacchi mirati hanno eliminato i più alti ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie, dell’esercito e dell’intelligence, distrutto basi operative, installazioni missilistiche e radar. La grave compromissione della catena di comando e i danni ingenti alla contraerea iraniana permettono oggi a Israele di muoversi nei cieli dell’Iran colpendo uomini e mezzi della dittatura islamica. Secondo le IDF, sono già state distrutte almeno 156 postazioni mobili lancia-missili — quasi metà dell’intera disponibilità iraniana — usate per bersagliare i civili israeliani.

La risposta iraniana

La reazione di Teheran si è dimostrata finora disorganizzata e totalmente inadeguata. La teocrazia islamista, che per anni ha esercitato una forte pressione terroristica nei confronti di Israele, si trova oggi isolata: privata del supporto criminale di Hezbollah, Hamas e Houthi ora è in evidente difficoltà. In poche parole, Israele tiene in pugno l’Iran mostrando una superiorità tecnologica e tattica netta. 

Malgrado l’inferiorità militare e l’impreparazione al conflitto diretto, l’Iran è riuscito ancora a infliggere danni significativi: circa venticinque impatti diretti nei grandi centri urbani israeliani hanno provocato la morte di 24 civili e oltre 640 feriti. Gli edifici distrutti sono circa un centinaio. Finora, non risultano colpiti obiettivi militari né sono rimasti uccisi soldati israeliani: l’Iran continua a lanciare centinaia di missili balistici contro Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa e altre città nel tentativo di massimizzare le vittime civili e fiaccare la popolazione israeliana. Una strategia criminale in linea con quella adottata dai terroristi di Gaza.

La svolta politica: possibile il crollo del regime di Khamenei

Il collasso del regime guidato da Khamenei diventa nel frattempo una possibilità concreta. Secondo alcune fonti, l’Iran avrebbe cercato la mediazione di Qatar e Oman per un cessate il fuoco, e lo stesso dittatore starebbe valutando un’eventuale fuga in Russia, come fece Assad. La teocrazia che punta alla cancellazione di Israele è inoltre colpita da una crisi di legittimità interna che dura da anni: già prima dell’attacco israeliano la popolarità del regime era ai minimi storici. Numerosi cittadini iraniani continuano a contestare la Guida Suprema anche durante il conflitto. La profonda crisi economica e la corruzione dilagante hanno aggravato ulteriormente la frattura tra popolazione e apparati statali.

Posizionamento di USA, Russia, Cina, arabi ed Europa

Sul piano internazionale, gli Stati Uniti — pur non direttamente coinvolti negli attacchi — garantiscono supporto logistico e diplomatico a Israele, contribuendo alla difesa dei civili israeliani colpiti da droni e missili balistici (oltre 1000 dal 13 giugno). A loro si sono unite Giordania e Arabia Saudita. L’Europa, come purtroppo spesso accade, appare divisa e marginale, mentre Russia e Cina, sempre dalla parte di regimi dittatoriali e gruppi terroristici, condannano Israele senza però intervenire in maniera diretta. Infine, i Paesi arabi del Golfo, tradizionali rivali dell’Iran, non ostacolano l’azione israeliana, che interpretano come contenimento dell’espansionismo sciita. 

Il futuro rappresentato dalla vittoria degli Accordi di Abramo

Al momento, due appaiono gli scenari principali: da un lato la distruzione del programma nucleare iraniano e il conseguente collasso dell’apparato difensivo, cioè una totale sconfitta militare per l’Iran; dall’altro una possibile mediazione internazionale, una soluzione che metterebbe in pericolo la vita degli israeliani. Lo Stato ebraico sta conducendo l’operazione militare più importante della sua storia recente. L’obiettivo di Israele è chiaro: impedire all’Iran di diventare una potenza nucleare e indebolire strutturalmente il suo apparato di potere, fino a causarne il crollo. La sconfitta dell’Iran da parte di Israele segnerà l’inizio di una transizione regionale irreversibile, a favore dell’assetto nato con gli Accordi di Abramo e orientato alla distruzione del terrorismo islamista.

Stefano Scaletta

takinut3@gmail.com

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