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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
17.06.2025 Trump dice no agli iraniani
Cronaca di Fausto Carioti

Testata: Libero
Data: 17 giugno 2025
Pagina: 8
Autore: Fausto Carioti
Titolo: «Trump dice no agli iraniani «Dovevano pensarci prima»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/06/2025, a pag. 8 l'analisi di Fausto Carioti dal titolo “Trump dice no agli iraniani «Dovevano pensarci prima»”.


Fausto Carioti

Tempo scaduto. Trump chiude al nuovo negoziato con l'Iran. Il presidente americano aveva dato a Teheran 60 giorni di tempo per accettare un accordo di compromesso sul nucleare. Non lo hanno accettato e al 61mo giorno è scattata l'operazione Rising Lion.

Quello che tutti cercano al G7 di Kananaskis, nella provincia canadese dell’Alberta, otto ore di fuso orario di differenza con l’Italia, è «coordinamento». L’ingrediente che manca al tavolo dei sette grandi. Tra i leader europei e Donald Trump, innanzitutto. E l’irruzione di un tema importante come l’attacco di Israele all’Iran sembra avere allargato le distanze.
Il vertice è iniziato ieri con gli europei e il Canada da una parte e Trump dall’altra, senza intesa sui tre temi principali: il conflitto in Medio Oriente, la guerra in Ucraina e i dazi commerciali. La tradizione del G7 dice che certe distanze si possono colmare durante la cena, che si è svolta quando in Italia era notte fonda: oggi si capirà se le conversazioni a tavola sono servite a qualcosa. Il padrone di casa, il primo ministro canadese Mark Carney, non è ottimista: «Forse non saremo d’accordo su tante cose, ma collaboreremo e cercheremo di fare la differenza per i cittadini e il mondo», ha detto in apertura dei lavori, facendo capire così di non attendersi grandi risultati.
Quando il vertice è stato organizzato dal governo di Ottawa, non era previsto che si parlasse dell’Iran e della possibile caduta del regime di Teheran. Ma la novità si è imposta con tutta la sua forza, e l’argomento che non era in agenda è ora il più importante di tutti. Ieri gli ayatollah si sono appellati al capo della Casa Bianca affinché blocchi Israele e faccia ricominciare le trattative. La risposta che Trump ha dato conversando con i giornalisti durante il G7 è stata, però, una doccia fredda per i capi della teocrazia: «Vogliono parlare, ma avrebbero dovuto farlo prima. Io avevo 60 giorni, e loro avevano 60 giorni, e al 61esimo giorno ho detto: “Non abbiamo un accordo”. Gli iraniani non vinceranno questa guerra, devono parlare e devono parlare subito, prima che sia troppo tardi». La posizione di Trump è chiara: come lui stesso dice, gli Stati Uniti hanno «sempre sostenuto Israele» e «le cose stanno andando molto bene per Israele in questo momento». Non ha nemmeno escluso un intervento degli Stati Uniti al fianco di Israele: «Non voglio parlarne», si è limitato a rispondere a chi gli ha chiesto se fosse possibile.
Per questi motivi, il presidente americano ha fatto sapere che non intende firmare la bozza di dichiarazione congiunta che avevano preparato i leader europei, nella quale, oltre ad affermare che Israele ha diritto a difendersi e che Teheran non dovrà mai risultare in possesso di un’arma nucleare, si chiede la de-escalation del conflitto.
Le discussioni, però, sono appena iniziate, e non è escluso che alla fine una posizione comune, almeno su questo, i sette riescano a trovarla.
Non è l’unica divergenza, peraltro, tra Trump e gli europei. Dopo aver proposto Vladimir Putin come mediatore in Medio Oriente, il presidente statunitense ha detto che «cacciare Putin dal G8 è stato un errore», anche perché, secondo lui, la presenza stabile di Mosca al tavolo dei grandi «avrebbe evitato la guerra in Ucraina». Colpa, ha spiegato Trump, di Barack Obama e dell’ex premier canadese Justin Trudeau, i quali vollero escludere la Russia. Quindi ha aggiunto che invitare la Cina al G7 «non sarebbe una cattiva idea».
Meloni ha avuto un primo scambio di vedute con lui.
Di tutti i leader presenti, lei è quello con cui Trump s’intende meglio, ma anche ieri la premier italiana ha dimostrato di non voler rompere il fronte degli europei, preferendo impegnarsi per un accordo che tenga dentro tutti gli occidentali. Come in ogni vertice dei sette, buona parte delle discussioni importanti si è svolta “a margine” dei lavori ufficiali. È in questi colloqui che Meloni ha proposto un’iniziativa che consenta di raggiungere il cessate il fuoco a Gaza, trovando aperture da parte degli altri leader.
Nel giro di poche ore, la premier si è confrontata col cancelliere tedesco Friedrich Merz, col primo ministro britannico Keir Starmer e con Carney: di quest’ultimo, Meloni apprezza che abbia mantenuto la barra del G7 dritta sulla lotta all’immigrazione irregolare, seguendo la rotta che lei stessa aveva tracciato un anno fa, durante la presidenza italiana del vertice.
In precedenza, la presidente del consiglio ha avuto una conversazione telefonica con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani: personaggio che può diventare cruciale, perché è uno dei pochi leader arabi la cui voce è ascoltata a Teheran.
Quindi c’è stata la riunione degli europei, tra Meloni, Merz, il francese Emmanuel Macron e i presidenti di Consiglio e Commissione Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen, per concordare la linea comune nei confronti di Trump.
Quanto alle sessioni ufficiali del G7, a Meloni è stata affidata la guida di quella per «Rendere le comunità sicure»: il “contenitore” in cui entrano le politiche contro l’immigrazione clandestina. Nella bozza del documento finale, i leader si impegnano a prevenire e contrastare il traffico di migranti e a valutare l’utilizzo di sanzioni per colpire i criminali coinvolti nel traffico.

 

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