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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
17.06.2025 La sinistra trova chi mette tutti d’accordo: l’Iran
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 17 giugno 2025
Pagina: 1/16
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «La sinistra trova il federatore che mette tutti d’accordo: l’ayatollah Khamenei»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 17/06/2025, a pag. 1/16, con il titolo "La sinistra trova il federatore che mette tutti d’accordo: l’ayatollah Khamenei", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La sinistra riparte da Khamenei. Dopo il flop di Schlein e Conte, si cementa il campo largo in difesa del regime degli ayatollah, ovviamente contro Israele. Pur di dare addosso a Netanyahu.

Hanno trovato il Federatore. Ma quale Paolo Gentiloni, ma quale Ernesto Maria Ruffini? Ma quale “politico”, ma quale “civico”? E – con tutto il rispetto – ma quale Elly Schlein? E ancora – pensando ai padri nobili del centrosinistra – ma quale Romano Prodi, ormai cinesizzato, perfino con un accenno di occhi a mandorla? Signore e signori, non c’è storia e non c’è partita: altro che laici e cattolici, altro che piddini e grillini, altro che centristi da recuperare negli scantinati di qualche museo. Il federatore c’è, e ha barba e turbante: si tratta della guida suprema Khamenei.
Nella sinistra italiana, hanno cercato per anni un “papa straniero”: alla fine della fiera, di straniero hanno trovato l’ayatollah.
Scherziamo amaramente? Sì, ma fino a un certo punto. Ora il tiranno è un po’ messo male, nascosto in qualche bunker, alla disperata ricerca di un salvacondotto per un esilio che gli salvi la pelle, terrorizzato all’idea di essere circondato da spie e traditori. Ma non sa – se lo sapesse, sarebbe interessante conoscere la sua reazione – dello slancio di emozione e commozione che la sua figura suscita nella sinistra italiana, quasi senza eccezioni.

AMNISTIA E AMNESIE

Ma come? E' un orrendo dittatore. Per gli oppositori, ha sempre previsto galera-tortura-morte.
Per gli omosessuali, persecuzione e uccisione. Per le donne, segregazione. Per le adultere, lapidazione. Eppure – dalle parti della sinistra italiana – è scattata una via di mezzo tra un’amnistia e un’amnesia. $ tutto condonato, anzi meglio: tutto dimenticato. Direte voi: ma non è possibile. Ci hanno ammorbato per anni contro il patriarcato, e adesso stanno con il rappresentante di un clero violento e oscurantista?
Ma che c’entra: il patriarcato va condannato se è “italiano”. Se invece è islamista, è tutta un’altra cosa. «E' un discorso più complesso», vi spiegherà qualche fenomeno progressista.
E così siamo davanti a una specie di Khamenei trasfigurato. Lo presentano come un aggredito, mica come la testa del serpente.
Come uno sotto assedio, mica come il principale avvelenatore del Medio Oriente, in via diretta o per mezzo dei suoi tentacoli (Hamas, Hezbollah, Houthi).

IMBARAZZO

E così, ecco un Pd imbarazzatissimo, che non riesce a dire mezza parola minimamente netta contro un regime sanguinario e feroce. Ecco Conte, che sparacchia contro Netanyahu, seguito a ruota dal duo Fratoianni & Bonelli. Ecco l’ineffabile Magi (assolto per non aver compreso il fatto), che sta lì a esibire rozzi cartelli anti-Meloni. Ed ecco non pochi partecipanti al Pride, pure loro – incredibilmente – incapaci di ricordare cosa accada in Iran alle persone omosessuali. Meglio sparare a palle incatenate contro Israele, che pure ha una notoria quanto meritoria tradizione tollerante e “friendly” verso ogni orientamento e preferenza sessuale.
Dunque, il Federatore c’è. E i “federati”, i “federandi”, i “federabili”? A essere severi (ma giusti), ci sarebbe da invitarli a partire al più presto per Teheran. Ma non è il caso, non se ne andranno, non ci pensano proprio: per larga parte dell’estate li troverete ancora qui, di mattina a rilasciare dichiarazioni ai tg da Piazza Montecitorio, e di pomeriggio al mare sul litorale laziale. La situazione è tragica ma non seria, ammoniva Flaiano.

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