Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Parigi: gli stand israeliani oscurati Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 17 giugno 2025 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Parigi: gli stand israeliani oscurati»
Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 17/06/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Parigi: gli stand israeliani oscurati".
Fiamma Nirenstein
La fiera delle armi di Parigi censura gli stand israeliani. Macron non fa mai mancare il suo odio per lo Stato ebraico, soprattutto quando questo è in pericolo di vita
Le Bourget, mostra internazionale di armi: e quando mai Parigi può perdere un’occasione per segnalare quanto Israele gli sta sull’anima, quanto cerca tutte le occasioni internazionali che fanno dello Stato Ebraico oggi un criminale ricercato per crimini di guerra e magari per genocidio. E così, poiché la fantasia va dove la conduce il subconscio, nonostante il permesso delle autorità, alla mostra si è preparato un catafalco nero per circondare lo stand israeliano, e sono rimaste come sospese nell’aria le scritte delle grandi imprese israeliane, senza gambe, senza braccia, pudicamente occultati in quanto appartenenti allo Stato ebraico. È un ghetto, una muraglia dedicata agli ebrei fra centinaia di espositori (tutti santi certo! venditori e acquirenti di armi): si vedono solo le scritte, Elbit, Rafael, Curtiss, IAI, segnalano dall’alto la loro scandalosa esistenza. Sui teli neri qualcuno ha scritto in fretta a mano, prima di una rapida cancellazione, un pensiero di buon senso: “Dietro questo muro uno dei migliori sistemi di difesa, usato da molti Paesi; (poiché) questo sistema protegge lo Stato d’Israele, il governo francese con scelta discriminatoria cerca di occultarlo”.
È vero: da due anni i missili che si levano a inseguire e eliminano in aria quelli lanciati del terrorismo internazionale, Hamas, Hezbollah, ora a centinaia al giorno quelli terribili dell’Iran, sono la meraviglia della difesa mondiale. Milioni devono a “Iron Dome” la vita. Israele sarebbe un campo di morte se non avesse investito tanta intelligenza e tanto denaro nella sua difesa, che include “Muro d’acciaio”, “Fionda di David” e altre armi di risposta all’attacco continuo. E ne è stato così ricompensato che anche nel momento più difficile tutto il mondo, anche i Paesi Arabi (Marocco, UAE, Bahrain) li comprano a picce. La Francia però non sembra tanto contenta, e con lei altri amici suoi, del fatto che il budget della vendita ammonti a 148 miliardi di dollari, 13 per cento in più rispetto al 2023, il doppio negli ultimi cinque anni. Israele ne ha inventata un’altra che serve a tutto il mondo: sa proteggere se stessa, vende solo al mondo delle democrazie e dei volenterosi, la sua esclusione mentre combatte contro il potere che ha riempito il mondo delle dittature di armi per aggredire l’Occidente è più che ridicolo. È colpevole.
Ieri notte, uscendo fuori nei dieci minuti prima della sirena definitiva (abbiamo tre fasi di avvertimento qui) guardavamo nel cielo nero i volteggianti proiettili che letteralmente inseguivano i missili iraniani. Il più grande, raggiunto, ha esploso nell’area una impressionante aura bianca di morte. Tonnellate di esplosivo. Meglio certo vedere questa scena in diretta della mostra di Le Bourget. Ma peccato che quando si parla di Israele tanta parte di mondo sia destinato, come in questo caso, a sbattere in un muro nero di pregiudizio. A non vedere.
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