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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
15.06.2025 Al GayPride le sinistre sfilano per i Paesi che odiano i gay
Commento di Alessandro Gonzato

Testata: Libero
Data: 15 giugno 2025
Pagina: 7
Autore: Alessandro Gonzato
Titolo: «Al Gay Pride i dem sfilano per i Paesi che odiano i gay»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/06/2025, a pag. 7, il commento di Alessandro Gonzato intitolato: "Al Gay Pride i dem sfilano per i Paesi che odiano i gay".


Alessandro Gonzato

Gay Pride per la Palestina. E adesso, magari, anche per l'Iran? Dove gli omosessuali sono condannati a morte? Al Gay Pride di Roma, il leader dei Verdi, Bonelli, insulta Israele e "il governo dei fascisti" (cioè della Meloni, secondo lui). Poveri omosessuali, nelle mani delle sinistre!

Al Gay Pride di Roma che ormai si chiama solo Pride finiscono le bottigliette d’acqua prima che parta il serpentone: nel corteo c’è Bonelli e tutti attendono che accusi la Meloni di averle prosciugate, come la premier-Mosè fece con l’Adige, di cui il Bonelli brandì due sassi in parlamento. La spalla di Fratoianni, a sua volta nella capitale tra bandiere della Palestina, insulti a Israele e «al governo dei fascisti» – quello italiano ovviamente – è al Gay Pride perché «in un momento in cui le destre in Italia e in Europa alimentano sempre di più un clima di repressione è fondamentale mobilitarsi per affermare i diritti e la dignità delle persone Lgbtqia+», che sta per lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali e il “+” – apprendiamo – indica “l’inclusione di tutte le altre identità di genere e orientamenti sessuali non specificamente menzionati”.
La sinistra sfila a difesa degli omosessuali e lo fa avvolta nei vessilli di Paesi dove gli omosessuali spesso sono costretti a scappare, ad esempio dalla Palestina a Israele, uno dei Paesi più attenti alle politiche arcobaleno. A Roma, pur con la gola secca, in molti inneggiano perfino all’Iran, democratica nazione in cui la legge prevede “la pena di morte per coloro che compiono atti sodomitici per la quarta volta consecutiva” e che lapida o impicca pure gli eterosessuali che tradiscono la moglie o il marito. Tornando ai gay, in Iran i più fortunati se la cavano con cento frustrate.
Comunque: Fratoianni, della “Bonelli&Fratoianni”, se ne esce così: «Questa è una manifestazione che la destra non può cancellare», e chissenefrega se nessuno ha mai detto di volerla cancellare. Arriva Magi, il proponente del referendum sulla cittadinanza facile che non vogliono nemmeno i clandestini: «Oggi più che mai è importante essere al Pride. È un momento in cui nel mondo ci sono autocrazie e regimi fondamentalisti che colpiscono i diritti civili».
Vuoi vedere che Magi ci sorprende e accusa l’Iran e l’omofobia di altri Paesi mediorientali? Macché! Il Magi, che stavolta non sfoggia il travestimento da fantasma formaggino, ce l’ha con «la Russia e gli Usa di Trump, dove alcune parole come “gay” sono vietate nei siti istituzionali». Nelle istituzioni degli Usa sono vietate anche le carnevalate. Magi fa parte di una scenografia in cui campeggiano immagini di Meloni, Putin, Orbán e del presidente americano truccati con fard e rossetto; ci sono cartelloni con la scritta “Censurate sto carro”. Un altro lo brandisce Magi, poi contestato da Fdi: c’è la foto della premier e la scritta “Amica dei dicktators”, dove dick sta per la parte riproduttiva maschile, diciamo così. Tra i protagonisti Alessandro Zan, deputato del Pd, e la collega Laura Boldrini. Il primo riattacca col «governo di Meloni che ha come bersaglio preferito proprio le persone Lgbtqia+», e in effetti ormai gli omosessuali non possono nemmeno più uscire di casa. La Boldrini strepita che «questa folla colorata è scesa in piazza per difendere i diritti oggi sempre più sotto attacco, in Italia e i Europa».
Il corteo è capeggiato dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, attento a non finire inghiottito da uno dei crateri che impreziosiscono la capitale. Il Pd, appena uscito spernacchiato dai referendum, tenta di ritrovare l’unità al Gay Pride, ma pure qui rischia le correnti: il 28 giugno ce ne sono due, uno a Milano – dove di solito Elly e Zan si scatenano sulle note di “Maracaibo” – e l’altro a Budapest, dove i dem hanno fatto sapere che avranno una propria rappresentanza guidata dalla Schlein e dunque stavolta niente Milano. Tra gli altri fuoriclasse che manifesteranno contro Orbán figurano niente meno che la senatrice Maiorino dei 5Stelle, Magi e Scalfarotto.
Intanto a Roma vengono appese a testa in giù le sagome di Trump, Musk, Netanyahu e della Rowling, la creatrice di Harry Potter.
L’Arcigay distribuisce fogli su cui è stampata la bandiera palestinese. Si grida in rima: «No Pride in Genocide!». Ci sono pure i centurioni-arcobaleno. Fa un caldo cane e per rinfrescarsi i partecipanti saranno obbligati a lunghe docce. Bonelli è già incazzato nero.

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