Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La collusione dell'ONU con Hamas nel traffico di aiuti umanitari Commenti della stampa israeliana
Testata: israele.net Data: 13 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Shirit Avitan Cohen Titolo: «Nuovi dati rivelano la sistematica collaborazione sottobanco fra Hamas e agenzie Onu per il traffico degli aiuti umanitari, con i camion che arrivavano direttamente a casa dei capi terroristi. E ora Hamas fa strage di operatori palestinesi indipendenti»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione di vari commenti pubblicati sulle testate israeliane Times of Israel, Israel HaYom, YnetNews, Jerusalem Post, dal titolo: "Nuovi dati rivelano la sistematica collaborazione sottobanco fra Hamas e agenzie Onu per il traffico degli aiuti umanitari, con i camion che arrivavano direttamente a casa dei capi terroristi. E ora Hamas fa strage di operatori palestinesi indipendenti".
Shirit Avitan CohenTerroristi di Hamas si impadroniscono dei camion di aiuti
Scrive Shirit Avitan Cohen: Informazioni ottenute da Israel HaYom descrivono in dettaglio come Hamas, in collusione con agenzie delle Nazioni Unite, si impadroniva di aiuti umanitari a spese dei due milioni di abitanti palestinesi di Gaza.
Hamas aveva messo a punto un metodo sistematico per identificare le vulnerabilità del processo di approvvigionamento dei beni nella Striscia.
Il gruppo jihadista palestinese aveva creato un meccanismo parassitario che gli permetteva di contrabbandare a Gaza articoli come apparecchiature di comunicazione e sigarette tramite camion appartenenti ad agenzie umanitarie internazionali.
Questo metodo ha fatto confluire milioni di dollari nelle casse di Hamas, mentre Israele stava combattendo una guerra per smantellare l’infrastruttura dei terroristi.
Il monitoraggio dei metodi di Hamas ha rivelato una collaborazione clandestina diretta con organizzazioni delle Nazioni Unite.
Per tutto il 2024, vi sono state continue comunicazioni tra i trafficanti legati a Hamas e il personale dell’UN World Food Programme, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite.
Ad esempio, Hamas ha deliberatamente utilizzato il percorso di fornitura degli aiuti del World Food Programme per contrabbandare sigarette nascoste all’interno dei sacchi di aiuti.
La documentazione raccolta a livello internazionale dipinge un quadro chiaro di stretta collaborazione, mascherata da una facciata pubblica di Hamas che aveva preso con la forza il controllo delle operazioni di aiuto. In pratica, i terroristi di Hamas prendevano regolarmente il controllo dei camion di aiuti in arrivo, ne saccheggiavano il contenuto e vendevano i beni agli abitanti di Gaza o ne facevano scorta per loro uso personale.
In diverse occasioni documentate nel nord di Gaza, Hamas ha assunto il controllo di fatto dei convogli di aiuti e beni, dichiarando pubblicamente di gestirne la distribuzione. Gli operatori delle Nazioni Unite, a quanto risulta, assistevano passivamente.
Cosa ancora più sconcertante, in alcuni casi i camion di aiuti, a volte fino a 600 al giorno, venivano indirizzati direttamente alle abitazioni di alti funzionari di Hamas o ai magazzini del gruppo.
I dati indicano uno schema sistematico di collaborazione tra Hamas e l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, che opera liberamente in modo molto simile al suo rapporto con l’UNRWA di prima del 7 ottobre.
Per tutta la durata della guerra, anche dopo che alti esponenti di Hamas avevano pubblicamente dichiarato d’aver preso il controllo delle strutture delle Nazioni Unite e d’aver gestito la distribuzione degli aiuti, l’Onu non ha mai emesso avvertimenti né dichiarazioni di condanna dei sequestri.
Ora, invece, l’Onu e il suo Segretario Generale António Guterres stanno facendo forti pressioni sul fondo umanitario americano che opera adesso a Gaza, un’iniziativa israelo-americana volta a recidere il controllo di Hamas sulla distribuzione degli aiuti.
Anziché sostenere gli sforzi di questa nuova organizzazione per impedire che gli aiuti finiscano nelle mani dei terroristi, l’Onu li sta minando cercando di preservare il sistema che a lungo ha permesso a Hamas e i suoi agenti di arricchirsi dietro la facciata dell’impegno umanitario.
I dati raccolti nell’ultimo mese mostrano non solo il controllo diretto di Hamas sugli aiuti, ma anche un accordo operativo con la Jihad Islamica Palestinese e il World Food Programme delle Nazioni Unite. In base a questo accordo, ciascun gruppo riceveva una quota concordata dei camion che entravano ufficialmente a Gaza.
“Al Qassam [ala militare di Hamas] ha ricevuto il 25% degli aiuti arrivati in passato – si legge in un documento trovato dalle Forze di Difesa israeliane fra le carte di Hamas – È stato concordato con i fratelli di Al Qassam che le percentuali saranno modificate come segue: 7% a Qassam, 4% a entità governative [di Gaza], 4% a elementi del movimento [=Hamas]”.
(Da: Times of Israel, 12.6.25)
La farsa si è spinta sino al punto che agenzie delle Nazioni Unite operative a Gaza, per impedire agli abitanti palestinesi di saccheggiare i camion degli aiuti impiegavano guardie di sicurezza nominate da Hamas. In questo modo, le attività delle Nazioni Unite si erano del tutto conformate agli interessi di Hamas.
Non sorprende che Hamas stia ora operando in modo attivo e violento per sabotare le operazioni del fondo americano, sostenuto sia da Israele che dagli Stati Uniti, che mira a bloccare il flusso di cosiddetti aiuti umanitari nelle mani del gruppo terroristico.
La minaccia che Hamas percepisce è tangibile. Venerdì scorso, Hamas ha diramato un avvertimento ai lavoratori del fondo americano per gli aiuti a Gaza, intimando loro di cessare le operazioni: “Questo è l’ultimo avvertimento – recitava il minaccioso comunicato – Siamo pienamente consapevoli di tutto ciò che state facendo e tutti i vostri movimenti sono monitorati con precisione. Non vi sarà perdonato il vostro coinvolgimento in progetti che disonorano il nostro popolo e perseguono scopi sospetti sotto le mentite spoglie di attività umanitarie. Ci saranno gravi conseguenze e ne avrete la piena responsabilità. Fermatevi adesso”.
Quel giorno, il fondo ha temporaneamente sospeso le sue operazioni. Nei giorni scorsi, sono emerse diverse segnalazioni di scontri quotidiani attorno alle attività del fondo, nel momento in cui Hamas sembra essere alle prese con una lotta decisiva per la propria sopravvivenza.
(Da: Israel HaYom, 10.6.25)
In un comunicato stampa, la Gaza Humanitarian Foundation ha riferito di un attacco avvenuto mercoledì sera, intorno alle 22.00 (ora locale), da parte di terroristi di Hamas contro un pullman che portava 20 lavoratori palestinesi impiegati dalla Fondazione nel centro di distribuzione-aiuti di Khan Younis.
I terroristi hanno ucciso almeno 8 persone, molti sono i feriti e si teme che possano esserci stati anche dei rapiti. La Gaza Humanitarian Foundation ha anche accusato Hamas d’aver impedito per ore ai 21 feriti di essere ammessi all’ospedale Nasser di Khan Younis e d’aver minacciato il personale medico che se ne prendeva cura.
Si tratta di civili palestinesi che, con la Gaza Humanitarian Foundation, hanno trovato la possibilità di lavorare, guadagnare e sfamare le proprie famiglie.
“L’attacco non è avvenuto in modo improvviso – afferma la Gaza Humanitarian Foundation – Da giorni, Hamas minacciava apertamente i civili e i nostri operatori. Queste minacce sono cadute nel silenzio” della comunità internazionale.
Hamas vuole che gli aiuti umanitari passino attraverso le agenzie Onu perché così può continuare ad opprimere i palestinesi derubandoli e taglieggiandoli, mentre i media internazionali si voltano dall’altra parte.
La responsabilità di questa strage ricade anche su chi, in Occidente e alle Nazioni Unite, boicotta le attività della Fondazione.
Anche questa volta, al momento in cui scriviamo non è ancora pervenuta nessuna condanna dei terroristi da parte dell’Onu.
Nonostante la sanguinosa aggressione, giovedì la Gaza Humanitarian Foundation ha comunicato d’aver distribuito il maggior numero di pasti in un solo giorno nei tre siti che ha potuto aprire: due a Tel Sultan, nella parte meridionale della striscia di Gaza, e uno a Wadi Gaza, nella parte centrale.
“Abbiamo valutato attentamente l’opzione di tenere chiusi oggi i nostri siti, dati gli elevati rischi e le preoccupazioni per la sicurezza – ha spiegato John Acree, direttore esecutivo ad interim di Gaza Humanitarian Foundation – Ma abbiamo deciso che la risposta migliore ai vili assassini di Hamas fosse continuare a consegnare cibo alla popolazione di Gaza che conta su di noi. Non ci lasceremo intimidire e distogliere dalla nostra missione volta a garantire la sicurezza alimentare alla popolazione palestinese di Gaza”.
(Da: YnetNews, Jerusalem Post, Times of Israel, Reuters, 12.6.25)
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