Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L’orrore negato: Greta si rifiuta di vedere i video sul 7 ottobre. Le basta l'ideologia Commenti di Carlo Nicolato e Pietro Senaldi
Testata: Libero Data: 11 giugno 2025 Pagina: 15 Autore: Carlo Nicolato e Pietro Senaldi Titolo: «Greta rifiuta di vedere l’orrore di Hamas»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/06/2025, pag. 15, i due commenti di Carlo Nicolato e di Pietro Senaldi sul viaggio di Greta Thunberg a Gaza.
1. Commento di Carlo Nicolato: "Greta rifiuta di vedere l’orrore di Hamas"
Carlo Nicolato
Un panino per Greta. Dopo che la Freedom Flotilla è stata intercettata dagli Israeliani, l'attivista svedese è stata rispedita in Francia dove era partito il suo viaggio. Ma ha rifiutato di vedere il video degli orrori di Hamas del 7 ottobre. Preferisce la sua ideologia alla realtà.
«Ci hanno rapiti in acque internazionali», insiste Greta Thunberg al suo arrivo all’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle; lei e gli altri 11 attivisti a bordo della Madleen, la “selfie flotilla” che avrebbe dovuto portarli a Gaza, sono stati invece portati dalla difesa israeliana al porto di Ashdod e invitati a guardare alcuni video girati dalle body-camera dei terroristi di Hamas durante l’assalto del 7 ottobre. Ma non hanno voluto, o per meglio dire, quando le immagini del brutale massacro di donne, bambini, neonati e anziani hanno iniziato a scorrere sotto i loro occhi si sono rifiutati di continuare a guardare.
In sostanza «questi attivisti antisemiti della Freedom Flottilla hanno chiuso gli occhi sulla verità e hanno dimostrato ancora una volta di preferire gli assassini alle vittime», ha detto il ministro della Difesa israeliano Katz.
Tra loro c’era anche la 22enne Thunberg che ha poi deciso di lasciare volontariamente Israele insieme ad altri tre compagni di avventura con un volo diretto a Parigi, mentre gli altri 8 si sono rifiutati di partire e sono stati trasferiti nel centro di detenzione di Givon. «In conformità con la legge israeliana» ha chiarito in proposito il ministero degli Esteri, «chiunque si rifiuti di firmare i documenti di espulsione e di lasciare Israele sarà portato davanti a un organo giudiziario che ne decreterà l'espulsione coatta entro 96 ore». Tra coloro che si sono rifiutati di andarsene c'è l'eurodeputata francese Rima Hassan, nota per aver affermato che il massacro del 7 ottobre fosse «legittimo», per aver insistito sul fatto che ai palestinesi in Europa dovrebbe essere consentito di unirsi alla «resistenza» e per aver addirittura negato che la famiglia Bibas fosse stata assassinata. E anche Yasemin Acar, l’attivista tedesca che oltre ad essere salita in passato alla ribalta per aver celebrato gli attacchi dell’Iran e per aver espresso solidarietà ad Hamas, lunedì scorso ha accusato Israele di aver lanciato «agenti chimici» contro la Madleen. Greta invece è stata fotografata con aria perplessa a bordo dell’aereo che la riportava in Europa. «È una persona strana», ha detto il presidente Trump quando gli è stato chiesto se avesse parlato di lei durante la telefonata con il premier israeliano Netanyahu, «è una persona giovane e arrabbiata». «Non so se sia vera rabbia» ha poi aggiunto «È sicuramente diversa. Credo che dovrebbe frequentare un corso di gestione della rabbia».
E quando poi gli è stato chiesto cosa pensasse del fatto che, secondo le sue affermazioni, sarebbe stata rapita, il presidente ha risposto di getto «che Israele ha già abbastanza problemi senza rapire Greta Thunberg». Pensandoci bene poi ha chiesto a sua volta con aria esterrefatto: «È quello che ha detto? È stata rapita da Israele?». Quella del presunto rapimento è stata di fatto l’ultima messaggio lanciato da Thunberg e gli altri attivisti prima di essere condotti al porto di Ashdod. Prima dell’arresto, le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso sulla nave mostrano gli attivisti che gettano in mare i telefonini. Troppi i numeri e le chat compromettenti?
Non c’è solo l’attivista per il clima a essersi convertita alla causa palestinese; come lei un altro insospettabile: l’allenatore del Manchester City (società di proprietà emiratina) Pep Guardiola. Lo sportivo, nazionalista catalano, ricevendo ieri all’Università di Manchester la laurea honoris causa, ha dichiarato: «È così doloroso quello che vediamo a Gaza. Fa male a tutto il corpo. Forse pensiamo di poter vedere bambini e bambine di quattro anni uccisi da una bomba o in ospedale, che non è più un ospedale, e pensare che non siano affari nostri. I prossimi bambini di quattro, cinque anni saranno i nostri».
La tedesca Yasemin Acar ha invece dichiarato ad Al Arabiya che «qualsiasi tentativo da parte dell'occupazione di fermarci» sarebbe stato considerato «un crimine di guerra documentato».
Di documentati però c’erano veri e atroci crimini ad aspettarli, registrati in tanti video dagli stessi autori amici di Freedom Flottilla.
2. Commento di Pietro Senaldi: "Thunberg non vuole conoscere la realtà Le basta l’ideologia"
Pietro Senaldi
Greta Thunberg sulla barca Madleen, alla testa della Freedom Flotilla. Vive di ideologia, non sa e non vuole sapere nulla della realtà mediorientale
Quando, nell’aprile 2019, Greta Thunberg venne ricevuta da Francesco in Vaticano, Libero titolò “La rompiballe va dal Papa”, e si guadagnò lo sdegno dei benpensanti. Il tempo è galantuomo e nei sei anni passati dalla sua vacanza romana, l’attivista svedese si è molto attivata per mettere in imbarazzo i suoi difensori e riabilitare il nostro giudizio. In nome dell’ambiente, e di un sacco di altre cose, la giovanotta fece visita niente meno che a Ba rack Obama. Oggi forse non riuscirebbe a strappare una photo opportunity neppure a Kamala Harris - a Elly Schlein però sì, se volesse scendere un po’ di categoria -, ha collezionato figuracce e arresti in giro per il mondo. Sic transit gloria mundi, com’è effimera la ribalta...
Che fosse arrogante si era capito subito, quando a 16 anni, all’Onu, accusò i leader mondiali, che la ascoltavano fingendosi adoranti più per convenienza che per convinzione: «Avete rubato la mia infanzia e i miei sogni. Come osate?». Negli ultimi due giorni se ne è avuta la riprova. L’ormai ventiduenne ha tentato di entrare nella Striscia di Gaza, territorio di guerra, e Israele l’ha rimandata indietro, anche per difenderne l’incolumità. Sull’aereo che la riportava sana e salva a casa, sedotta da un panino la giovane strillava: «Mi avete rapito...». La realtà per lei è un’impressione. Non vuole conoscerla, le piace avere convinzioni ferme in merito a cose che ignora. Greta si è rifiutata di vedere i video della mattanza del 7 ottobre perpetrata dai terroristi di Hamas su civili inermi, bambini più giovani di lei quando picchettava scuola per difendere l’ambiente.
«Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza» era una delle frasi cult della Thun berg sedicenne; ma si può essere troppo piccoli per difendersi, come insegna la sorte dei gemelli Bibas, e contro i macellai di Allah puoi essere anche un gigante ma non basta.
Queste cose Greta, che a chi le rimproverava di aver lasciato la scuola rispondeva «come posso studiare se il mio futuro è a rischio?
» (Per migliorarlo? Per metterelo in sicurezza?) non vuole saperle. Si è trovata un mestiere che le fa girare il mondo, anche se le impone di aver sempre la faccia arrabbiata, e che però le vieta di guardare l’altra faccia della medaglia.
Ora certo sarebbe alquanto riduttivo definire «una rompiballe» la giovane svedese. È una persona che è stata arrestata quasi in ogni angolo d’Europa. In Olanda per aver bloccato un’autostrada (gli ambientalisti che creano inquinanti ingorghi). In Germania per essersi opposta alla demolizione di un ex villaggio carbonifero abbandonato (vietato cancellare le tracce del male). In Svezia per aver protestato contro il blocco delle petroliere (non dovrebbe essere a favore?). Infatti a Londra è stata fermata per il motivo opposto.
E così via, con la costante di essersi sempre scagliata con veemenza contro le forze dell’ordine che facevano il loro lavoro. Ma d’altronde, anche lei stava facendo il suo, finché forse qualcuno non le proporrà un seggio all’Europarlamento o altrove. A quel punto chissà se andrà al lavoro in aereo anche per fare 150 chilometri, come Ursula von der Leyen, o il principe Casiraghi di Monaco le metterà ancora a disposizione il suo eco -yacht, come fece per la sua traversata transatlantica. Di certo, sarà la prima volta che avrà ottenuto uno degli scopi che si è prefissata.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante