Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cari bamboccioni bianchi, fate buon viaggio ai Tristi Tropici Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 09 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Cari bamboccioni bianchi, fate buon viaggio ai Tristi Tropici»
Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Cari bamboccioni bianchi, fate buon viaggio ai Tristi Tropici".
Giulio Meotti
Greta Thunberg
Non ho visto la popolare serie Netflix Adolescence e non ho intenzione di farlo. Il protagonista è un ragazzo inglese bianco che uccide una compagna di scuola. Nel mondo dell’intrattenimento, la “mascolinità tossica” è la malattia che affligge soltanto i bianchi.
È passato meno di un anno da quando il governo inglese e i giornali (tutti) hanno imposto una frode spacciando l'assassino di tre bambine a Southport per un “ragazzo gallese che gioca a rugby”, piuttosto che per il convertito islamico di origine ruandese in quella che un tempo chiamavamo “realtà”. Sembrano determinati a garantire che, quando saranno scritti i libri di storia, le bande di stupratori di Telford, Rotherham e Oldham somiglieranno tutti al ragazzo di Adolescence, anziché ai clan di Islamabad.
Una delle caratteristiche del nostro tempo è che i governi sanno di poter contare sul cartello dei Big Media per creare un'irrealtà che per centinaia di milioni di persone supererà la verità. Come ha detto Ally Ross del Sun a proposito di Adolescence, sembra che nei drammi moderni non ci sia altro ruolo per i ragazzi bianchi “che non sia quello del delinquente o del bullo”.
Da soli tre giganti dell’intrattenimento televisivo (Netflix, Amazon e Disney) entrano in 500 milioni di case ogni giorno. In media, due persone guardano uno di quei canali. Parliamo di un miliardo di persone la cui immaginazione, concezione della vita e relazione con il mondo è plasmata dai giganti digitali.
Netflix è lo spirito dei tempi e la sua "N” rossa è come la "M” gialla di McDonald's. Da sola, Netflix avrebbe oggi la potenza della 126esima economia mondiale.
E così si arriva a credere che il male ha solo il volto di un ragazzino bianco.
Basta prendere il manifesto che promuove la Marcia dell’Orgoglio a Parigi: una specie di United Colors of Benetton, sette individui, ognuno di colore diverso, che sembrano gioire per aver strozzato e messo al guinzaglio un uomo bianco. “Contro l'internazionale reazionaria” e “Queers di tutti i paesi, uniamoci”, si legge nel manifesto. Karl Marx in salsa woke.
Un velo islamico. Una bandiera palestinese. Un uomo bianco impiccato. E tutto questo è finanziato dalla città di Parigi e dalla regione dell'Île-de-France.
“E perché ignorare le persone LGBTQ+ perseguitate a Gaza, in Iran, in Cina?”, si chiede un utente.
L’architetto star della sinistra Fuksas si vanta intanto di lavorare in Arabia Saudita alla costruzione di Neom, futuristica città ecologica, senza chiese, senza vino, senza libertà, senza carne di maiale e senza molto altro, ma ora a sinistra sembrano diventato tutti puritani per il Corano.
Un'associazione ebraica, Beit Haverim, dice che “l’inclusione dei colori della bandiera palestinese costituisce una manipolazione politica”.
“Una donna velata, un uomo bianco martirizzato e caricaturato come fascista, il sostegno alla Palestina, mentre omosessuali, bisessuali e trans vengono massacrati lì... questi sono i segnali degli estremisti”, ha reagito il vicepresidente del Rassemblement Nazionale, Sébastien Chenu.
Mila, la studentessa lesbica nota per essere stata minacciata di morte nel 2020 dopo aver espresso commenti contro l'Islam, è stata colpita con la farina da diversi manifestanti Lgbt.
Una minorenne lesbica, che ha ricevuto 100.000 minacce di morte in un anno, viene sommersa dalla più grande campagna di minacce social che si ricordi e che la costringe a cambiare scuola per due volte, a finire sotto la protezione dello stato, a cambiare casa, amici e città. In pratica, a diventare un fantasma. Ci si sarebbe aspettati una mobilitazione politica trasversale, fiumi di inchiostro sui giornali, picchetti degli indignados e di chi ha a cuore i perseguitati. Ma l’istinto del gregge è quello che ha mostrato William Golding nel suo romanzo Il signore delle mosche, dove i bambini finiscono per uccidere uno di loro. E Mila è sì una studentessa minorenne lesbica, aveva la stessa età di Greta Thunberg, ma ha “offeso” l’Islam nei suoi social, non un vescovo o un politico di destra.
Delphine Girard, insegnante, femminista e fondatrice di Vigilance Colleges Lycées creato dopo l’uccisione di Samuel Paty, sul settimanale Marianne, attacca la codardia delle associazioni Lgbt nei confronti di Mila. “Sarà perché lo stalker non è un uomo bianco e di origine europea - perché questo è ciò che conta per le nuove femministe antirazziste ed essenzialiste, le origini! - che non sentiamo le associazioni Lgbt? E che non vediamo le associazioni femministe opporre la barricata mediatica, politica e umana che dovremmo aspettarci, e alla quale certamente assisteremmo se allo stesso modo Mila fosse stata vessata per aver deriso il Cattolicesimo? Queste persone sono diventate volontariamente ‘sorde’ alla realtà ed è semplicemente pazzesco”.
Michel Onfray lo descrive così: “Il wokismo è l'ideologia sostitutiva della sinistra. Rimasta priva di ideologia, la sinistra ha cercato la poltiglia woke insegnata in alcuni campus americani. E l’ha portata a Parigi, che distilla questo veleno in modo gramsciano. E costituisce, paradossalmente, un bell'esempio, se non di desiderio di colonialismo, almeno di servitù volontaria. È un cavallo di Troia semantico che rende più facile ingoiare l'amarezza di una pozione. Nel suo ‘Il mondo nuovo’, Aldous Huxley parlava già nel 1932 di un totalitarismo cortese. Trovo la formula molto adatta ai nostri tempi. La repressione è gentile, sorridente. Si presenta come morale, etica, perché è per il bene degli uomini”.
"C'è un paradosso al centro di tutto questo", afferma lo storico di Oxford David Abulafia. “I manifestanti sono ossessionati dal senso di superiorità e da idee come la malvagità della razza bianca, ma ovviamente la maggior parte di loro ha dei diritti e la stragrande maggioranza è bianca”.
Chiamiamoli, i bamboccioni bianchi.
Una delle attiviste di “Just Stop Oil” accusate di aver deturpato Stonehenge, Niamh Lynch, era una studentessa di Oxford. Come lo studente che ha accoltellato e deturpato un dipinto di Lord Balfour a Cambridge, per il suo ruolo nella creazione dello stato di Israele. Nel frattempo, Phoebe Plummer, condannata per aver imbrattato i “Girasoli” di Van Gogh alla National Gallery, ha studiato all'Università di Manchester, dopo aver frequentato un college da 50.000 sterline all'anno ad Ascot. "Un cocktail di radicalismo in un ambiente sicuro è incredibilmente attraente", afferma Douglas Headley, professore di filosofia della religione a Cambridge. "L'odio per se stessi è il nocciolo di questo problema".
In Why we strike again Greta Thunberg, paladina ambientale oggi militante nei ranghi dei pro Gaza, aveva spiegato: “La crisi climatica non riguarda solo l’ambiente. I sistemi di oppressione coloniale, razzista e patriarcale l’hanno creata e alimentata. Dobbiamo smantellarli tutti”. Rileggiamola bene: la crisi climatica è frutto del razzismo, del colonialismo e del patriarcato occidentali, che vanno smantellati (assieme al sionismo). Siamo nel cuore della mania dell’Occidente sommerso di odio di sé.
E per soddisfare i numerosi fan e ottenere nuova attenzione mediatica, Greta, ora donna, ha issato le vele dall'Italia verso la Striscia di Gaza assieme a un gruppo di sostenitori dei terroristi, compreso chi balla alla notizia degli attentati.
Cocktail, selfie al sole, tuffi in un mare di indignazione selettiva...A bordo, la parlamentare pro Hamas Rima Hassan cucina per la rivoluzione (biologica e senza glutine), mentre Greta si immortala nel tramonto dorato. E postano questi video.
Godetevi le gioie di un bagno di sole woke, un bagno di sole solidale, della nostra deliziosa cucina disobbediente e dei workshop “Hashtag in un ambiente ostile” e “Vivere nudi sotto una kefiah”.
Yoga mattutino intersezionale sul ponte di prua.
Pranzo Vegano Combat: “hummus della Resistenza” accompagnato dai migliori vitigni jihadisti.
“Aperitivo Decoloniale”.
“Cena halal contro l'embargo”.“Come si diventa un utile idiota per gli islamisti?”, si domanda il romanziere algerino Kamel Daoud, che non può mettere piede in Italia. “Cosa sta succedendo in questo fenomeno di ‘auto-sostituzione’ che porta a sostenere posizioni che offendono il buon senso e a credere che Kabul sia più bella di Parigi? Forse vuole raggiungere il nirvana supremo dell'intellettuale tormentato dai sensi di colpa, ovvero negarsi completamente, punirsi fino a lasciare solo cenere. La sua ambizione va oltre la politica e ricade nell'intimo. Sogna il caos, certo, ma soprattutto la vendetta, la punizione, il dolore, la ferita ai ‘suoi’ con un senso di appartenenza che rifiuta. Ha scelto di essere stupido per passione. Ha la sindrome di Kabul: a forza di vedere vittime ovunque, non vede i talebani da nessuna parte”.
Emily Damari durante la prigionia a Gaza e dopo la liberazione
Emily Damari, 28 anni, israelo-britannica, era tra i 33 ostaggi restituiti quest'inverno dopo quasi 500 giorni di prigionia a Gaza. E come ha rivelato nel fine settimana, Damari è anche lesbica, un fatto tenuto nascosto durante i 15 mesi in cui è stata prigioniera di Hamas, cosa che le ha salvato la vita. Hamas ha perfino assassinato uno dei suoi comandanti per “sospetta omosessualità”. Immaginate cosa avrebbero fatto a una donna, ebrea, presa in ostaggio.
Mentre i cretini di #queersforpalestine manifestano per i terroristi, una vera queer era a Gaza sapendo che da un momento all'altro la sua omosessualità avrebbe potuto porre fine alla sua vita. Eppure, dalla notizia del rilascio di Damari, nessun gruppo LGBT ha elogiato il suo valore. Non sono stati pubblicati articoli sui principali media LGBT. Nessun riconoscimento pubblico da parte di importanti organizzazioni per la difesa dei diritti LGBT, come GLAAD, i cui premi annuali per i media lo scorso maggio si sono trasformati in un'orgia di attacchi a Israele.
Nel frattempo, anche le femministe hanno taciuto su Damari, nonostante il suo calvario per mano di quella che è l'entità politica più misogina dopo ayatollah e talebani (consiglio di vedere le immagini di Emily intabarrata a Gaza).
Nel frattempo, sfido chiunque a trovarmi un "queer" dichiarato a Gaza o in Cisgiordania. Non arabi e musulmani gay in Occidente, che promuovono Gaza senza mai metterci piede. Ma veri gay e lesbiche palestinesi identificabili come tali che difendono i propri diritti nella loro nazione.
Nel 2022, il venticinquenne Ahmed Abu Marhia ha cercato di dichiararsi e di essere orgoglioso di sé in Cisgiordania dopo essere tornato dalla relativa apertura di Israele. Il suo destino: è stato decapitato a Hebron. Perché l'unica persona dichiaratamente queer nei territori palestinesi sembra essere stata Emily Damari.
In ogni caso, cari omosessuali d’Occidente, auguri per il vostro viaggio nei tristi tropici dell’Islam. Eli Sharabi, l’ostaggio uscito pelle e ossa da Gaza e senza moglie e figlie (uccise), ha appena raccontato che i terroristi, in cambio di cibo, volevano che leggessero il Corano. Per capire cosa aspetta loro, sarà utile iniziare a leggerlo, il Corano. E non ci sarà bisogno di andare a Gaza, sempre se mai Hamas li facesse entrare.
Scrive su Le Figaro Mathieu Bock-Coté: “Una donna velata, un riferimento alla causa palestinese, un altro alle proteste dei ‘gilet gialli’, una forte presenza di diversità etnica e un uomo bianco morto, linciato. Le comunità umane spesso si formano simbolicamente contro un capro espiatorio: la comunità intersezionale ha trovato il suo. Allo stesso tempo, un equipaggio sorprendente stava navigando verso Gaza, tra cui la nazionalista palestinese Rima Hassan e l'ex profeta dell'apocalisse climatica Greta Thunberg, che aveva già attraversato l'Atlantico per maledire i leader mondiali riuniti all'ONU, felici di applaudirla in quel momento. La stupidità delle élite globalizzate non può mai essere sottovalutata. I nostri amici diversitari, che sognano l'unione simbolica di velo e kefiah, si sono mai chiesti quale sarebbe il destino delle loro amate minoranze se venissero trapiantate nei paesi a cui giurano fedeltà, per estraniarsi psicologicamente dalla loro civiltà, che detestano? Non c'è bisogno di un passaporto per rendersene conto. Basta visitare i quartieri dove, grazie alla continua immigrazione, si sono insediate contro-società legate ad altre civiltà. Chi immagina seriamente una ‘marcia dell'orgoglio’ in un quartiere islamizzato e demograficamente sopraffatto? Eppure, le celebriamo. Le donne sono i grandi sacrificati dei nostri tempi. Ricordiamo l'ansia dei multiculturalisti di trovare scuse per gli attentatori di Colonia, dopo averne negato gli eventi. Ricordiamo quella che deve essere chiamata la Cospirazione di Telford, per insabbiare lo scandalo delle giovani ragazze bianche della classe operaia costrette alla schiavitù sessuale dalle gang pakistane. Le donne devono essere rese invisibili affinché la diversità prosperi. Lo stesso vale per gli ebrei occidentali, ancora una volta trattati come la popolazione in eccesso del nostro tempo. L'ombrello intersezionale non pretende più di proteggere le ex ‘minoranze’, assimilate al grande cattivo uomo bianco. Il collasso psicologico dell'Occidente non ha più bisogno di essere dimostrato: è in mostra ogni giorno. Raramente abbiamo visto una folla così facilmente manipolabile dagli ingegneri progressisti del caos. Sono i figli zombie della rivoluzione”.
Un parlamentare belga gay, Gilles Verstraeten, ha confessato senza che venisse ripreso da alcun giornale italiano: “Non oso più camminare mano nella mano con un uomo a Molenbeek”. Il quartiere più multiculturale di Bruxelles.
Ma anche in Italia, eccola in questi giorni.
Nel 1985, Claude Lévi-Strauss, l’autore dei monumentali Tristi tropici, scandì una visione oggi completamente fuori moda dell’Occidente:
“Ho cominciato a riflettere in un'epoca in cui la nostra cultura aggrediva altre culture e a quel tempo mi sono eretto a loro difensore e testimone. Oggi ho l'impressione che il movimento si sia invertito e che la nostra cultura sia finita sulla difensiva di fronte a minacce esterne, fra le quali figura l'esplosione islamica. E di colpo mi sono ritrovato a essere un difensore etnologico e fermamente deciso della mia stessa cultura”.
Come ha scritto Lévy-Strauss in una lettera al filosofo Raymond Aron: “Ho dovuto incontrare l'Islam per capire il pericolo che oggi ci minaccia. La Francia è in corso di diventare musulmana”.
E allora a guinzaglio, oltre al vecchio satana bianco, ci metteranno anche questi nuovi angioletti che marciano e veleggiano al ritmo di una guerra santa. E non sarà farina quella che gli arriverà addosso.
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