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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Riformista Rassegna Stampa
08.06.2025 Victor Fadlun: «Si cerca di esportare anche la Jihad, la guerra santa, in tutto il mondo»
Intervista di Aldo Torchiaro

Testata: Il Riformista
Data: 08 giugno 2025
Pagina: 2
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: ««Bel segnale, le 5000 firme» Fadlun: «A Roma una Comunità ebraica più agile e solidale»»

Riprendiamo dal RIFORMISTA l'intervista di Aldo Torchiaro a Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma: "«Bel segnale, le 5000 firme» Fadlun: «A Roma una Comunità ebraica più agile e solidale»".

File:Aldo Torchiaro.png - Wikipedia
Aldo Torchiaro

Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma

Incontriamo il presidente della Comunità ebraica romana, Victor Fadlun, in una breve pausa dell’ultima giornata della sua campagna elettorale. Nel momento più buio per Israele, gli ebrei romani vanno alle urne, domenica.
Il “tripolino” Fadlun, da presidente uscente, è ricandidato.
Parto, se me lo consente, parlando di noi: il Riformista ha raccolto in cinque giorni, più di 5000 firme. Cinquemila persone che hanno messo nome e cognome per dirsi dalla parte di Israele e contro ogni antisemitismo.
«Un segnale sicuramente positivo. Che mi fa anche pensare che forse le informazioni che ci arrivano non rappresentano quel che sente una parte degli italiani. È davvero un sollievo sapere di poter contare anche su tantissimi non ebrei. Perché noi, come comunità, dal 7 ottobre in poi abbiamo subìto lo shock di vedere un antisemitismo che covava nella cenere risorgere sempre più aggressivo, sempre più violento».

La comunità ebraica romana vive nell’allerta?
«Siamo molto amareggiati per il clima che sentiamo, ma viviamo in modo sereno grazie al fatto che dalla Presidente Meloni al Ministro Piantedosi e a tutte le diramazioni del Ministero dell’Interno, c’è una grande attenzione che ci fa sentire protetti e ci permette di continuare la nostra vita ebraica. Però questo non elimina il problema e il sentito di questa situazione così pesante, così angosciosa intorno a noi: il risorgere dell’antisemitismo».

Tanti ebrei stanno adottando regole di vita più prudenti, è un segnale amaro, triste, gravissimo…
«Gli ebrei sono prima di tutto italiani che devono poter vivere come tutti gli italiani, serenamente, nella diversità di ognuno ma nel rispetto dei valori democratici che fondano la nazione. È vero, per prudenza alcuni ebrei preferiscono uscire di casa senza segni distintivi religiosi: senza la kippah e la stella di Davide. Un segnale che ci fa capire come una parte della società stia diventando intollerante.
L’antisemitismo è un valore antidemocratico e se lo si traveste da antisionismo non cambia la matrice, è sempre odio antiebraico».

L’allarme è globale, dal Medio Oriente agli Stati Uniti, attraversando l’intera Europa…
«Si cerca di esportare anche la Jihad, la guerra santa, in tutto il mondo. Quando in America due ebrei vengono assassinati in nome della Jihad, questo significa che si stanno mischiando i piani completamente. Ed è qualcosa di inqualificabile, di inaccettabile.
Il mondo democratico dovrebbe insorgere. Questa non è politica e non è guerra, questo è odio razziale, odio antisemita. E nel mondo democratico c’è più che travisamento, c’è grande confusione. Hamas è un’organizzazione terroristica che incita all’odio razzista, come può aver fatto presa sui movimenti studenteschi, su chi dice di amare la libertà e i diritti?»

C’è chi si propone di essere equidistante, dunque ambiguo, tra Hamas e Israele.
«Israele è l’unica democrazia di tutto il Medio Oriente, una gemma nel deserto dei diritti. Ci si può schierare contro il suo governo, ma metterlo a paragone con una organizzazione terroristica capace di una strage come il 7 ottobre è di per sé un obbrobrio logico.
Aggiungo: se dovesse un giorno cadere Israele, non sia mai, l’obiettivo subito successivo sarebbe la democrazia europea e quella americana. Questo è un odio verso i principi democratici che abbiamo conquistato con fatiche e dolori».

E veniamo alla Comunità Ebraica di Roma. Si vota domani (oggi, per chi legge, ndr), domenica. Qual è il suo impegno?
«Il nostro è un progetto inclusivo, fondato sul valore dell’unità della Comunità. Il mio impegno è quello di promuovere riforme nella gestione concreta per renderla moderna e al passo coi tempi, per amministrare in modo trasparente ed efficiente il patrimonio, metterlo a valore per avere più risorse da mettere a disposizione del welfare, degli iscritti, per rafforzare le nostre politiche sociali a favore dei ragazzi, delle scuole, dei più fragili, degli anziani… Per realizzare una riforma gestionale così importante, sempre nel pieno rispetto delle nostre regole religiose e seguendo le indicazioni dei nostri rabbini, è necessaria una piena condivisione di questa volontà ed è per questo che mi sono dimesso e che mi ricandido insieme alla lista Dor vaDor, per chiedere all’assemblea degli iscritti ed elettori un mandato pieno».

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redazione@ilriformista.it

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