Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La guerra in Ucraina, secondo Anne Applebaum Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 07 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «La guerra in Ucraina, secondo Anne Applebaum»
La guerra in Ucraina, secondo Anne Applebaum Commento di Antonio Donno
Anne Applebaum sulla guerra in Ucraina: ottimismo sugli esiti del conflitto ("l'Ucraina si sta salvando da sola"), ma incognite sul futuro dell'Europa. Il progetto di Putin non si ferma all'Ucraina, ma mira a ristabilire il controllo sull'Europa centrale, attraverso una rete di governi autoritari amici della Russia.
“L’ordine liberale è già finito. Dobbiamo iniziare a vivere nella realtà e riconoscere quel che ormai non funziona più. Non so se l’America riuscirà a ricostruire un senso di fiducia, un senso di unità, un senso di leadership delle democrazie globali: una volta che hai svilito la fiducia, che hai un’idea di nazione predatoria, con un istinto imperialista novecentesco, non so se c’è modo di riprendersi’”. Così afferma amaramente Anne Applebaum in un’intervista rilasciata a Paola Peduzzi e pubblicata sul “foglio europeo” di ieri. Applebaum è autrice di due fondamentali volumi, Il tramonto della democrazia. Il fallimento della politica e il fascino dell’autoritarismo (Mondadori, 2021) e Autocrazie. Chi sono i dittatori che vogliono governare il mondo (Mondadori, 2024), da me analizzati in un scritto che sta per essere pubblicato sul prossimo numero di “Nuova storia contemporanea” (3, 2024).
In questi due libri, nei quali Applebaum analizza il progressivo passaggio dalla dittatura all’autocrazia, l’autrice prende in considerazione i casi di Russia e Cina, due potenze ex dittatoriali che tendono a liberarsi della vecchia ideologia che le ha viste nascere, per modificarsi, grazie ai loro gruppi dirigenti, che si affidano, traendone grandi interessi personali, alle ricchezze di cleptocrati di vastissima influenza sul piano internazionale. Ma è ancora più significativa l’analisi che Applebaum riserva ai casi di Ungheria e Polonia, paesi che, superato il condizionamento ideologico comunista, hanno ridefinito il potere nei termini di un controllo non violento, né persecutorio, delle loro società attraverso i mezzi di comunicazione di massa, gli intellettuali, i dirigenti dei centri più importanti del sistema economico, ottenendo un’accettazione passiva della realtà esistente e lentamente obliterando nelle menti dei cittadini il concetto stesso di democrazia.
Nell’intervista, Applebaum affronta il problema dell’Ucraina. Dopo le iniziali sconfitte e la perdita di importanti territori, Applebaum afferma che gli ucraini hanno imparato a difendersi utilizzando sistemi diversificati sul proprio territorio e su quello russo (l’“Operazione Ragnatela”), mentre il sistema bellico di Mosca si è infognato nell’avanzata massiccia dell’esercito, lasciando sul terreno migliaia di morti e la distruzione di una grande quantità di mezzi. Eppure, l’obiettivo di Putin è la conquista e l’annessione dell’intera Ucraina, in modo da costruire nell’Europa Orientale, insieme alla Bielorussia dell’amico Aleksandr Lukashenko, alla Polonia, all’Ungheria e alla Moldova, paesi autocratici vicini alla Russia, un blocco coeso di nazioni che insistono sull’Europa Centrale, costituendo un pericolo per la Slovacchia e la Cechia, e per la stessa Germania; più a nord, sul Baltico, questo blocco, che è nei progetti di Putin, isolerebbe pericolosamente Lituania, Lettonia ed Estonia.
Applebaum è ottimista sull’esito della guerra. Afferma: “La questione non è se l’Europa salverà l’Ucraina, l’Ucraina si sta salvando da sola”. È un’affermazione – questa di Applebaum – troppo positiva che non tiene conto della mentalità di conquista di Putin, il quale non potrà mai accettare una sconfitta così atroce, una sconfitta che farebbe crollare la sua autorità e il suo prestigio a livello internazionale. Inoltre, in tutta la vicenda c’è un aspetto politico di fondamentale importanza: il ruolo di Trump, che costituisce un formidabile sostegno politico per le mire di Putin. Putin sa che, se dovesse conquistare tutta l’Ucraina, Trump non obietterebbe alcunché. Per quanto l’Applebaum affermi che “l’istinto imperialista novecentesco” sia ormai superato, questo istinto permane in alcune realtà politiche – come si è detto, Russia e Cina – che, a differenza di altre già entrate nell’autocrazia – come le già citate Ungheria e Polonia – stanno coniugando, per ora, imperialismo e autocraticismo.
Applebaum conclude così l’intervista di Peduzzi: “Conto sulla buona fede degli europei e sulla consapevolezza che siamo in un mondo nuovo”. Come si prospetta “il nuovo” nei prossimi anni è tutto da vedere: soprattutto, l’Europa sarà in grado di uscire da uno stallo politico che si protrae ormai da molto tempo? Quanto agli Stati Uniti, l’interrogativo è ancora più pesante. Trump continua ad essere il migliore alleato di Putin e Putin lo apprezza giorno dopo giorno.