Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Testata: Libero Data: 07 giugno 2025 Pagina: 16 Autore: Mauro Zanon Titolo: «I danesi vietano il burqa e fanno carceri all’estero»
Riprendiamo LIBERO di oggi, 07/06/2025, a pagina 16, con il titolo "I danesi vietano il burqa e fanno carceri all’estero", il commento di Mauro Zanon.
Mauro ZanonLa premier danese Mette Frederiksen vuole estendere il divieto di burqa e niqab anche a scuole e università, per contrastare l’islam politico e l’oppressione femminile. Prevede inoltre di rimuovere le sale di preghiera dagli istituti scolastici. Chi si batte contro il patriarcato e per la laicità dello Stato deve infatti confrontarsi con il radicalismo islamico, non con altre religioni. Intanto, il governo ha confermato il trasferimento entro il 2027 di 300 detenuti stranieri in un carcere in Kosovo
Brutte notizie per gli intellettuali e gli opinionisti che speravano di aver trovato nella premier danese Mette Frederiksen, alla guida di un governo socialdemocratico dal 2019, la nuova guru della sinistra progressista, islamofila e pro-immigrazione. La leader di Socialdemokratiet ha infatti annunciato l’intenzione di estendere il divieto di burka e niqab – in vigore nei luoghi pubblici dal 2018 – anche agli istituti scolastici e universitari.
La proposta nasce dalla convinzione che «limitare l’applicazione del divieto è stato un errore». «Ci sono lacune nella legge che permettono il controllo sociale islamico e l’oppressione delle donne nelle scuole danesi», ha dichiarato Frederiksen ai media locali. «Ognuno ha il diritto di essere credente e praticare la propria religione, ma la democrazia ha la precedenza», ha aggiunto.
Il divieto di indossare il velo nei luoghi pubblici è stato introdotto in Danimarca sette anni fa sollevando critiche aspre da parte delle Ong, come Amnesty International.
«Tutte le donne dovrebbero essere libere di vestirsi come vogliono», attaccò l’Ong nel 2018, denunciando il rischio di discriminazioni sistemiche contro i cittadini musulmani. Ma Frederiksen non ha mai ceduto alle pressioni e ora punta a inasprire ulteriormente la lotta contro le derive dell’islam politico.
Nel 2022, la Commissione per la lotta delle donne dimenticate, organismo creato dallo stesso esecutivo per affrontare le disuguaglianze vissute da donne con background migratorio, propose di vietare l’hijab nelle scuole elementari, sostenendo che avrebbe garantito pari diritti alle ragazze di minoranza. Tuttavia, dopo un’ondata di proteste, il Parlamento bocciò la proposta nel 2023. Oggi, con l’appoggio della premier, molte delle stesse raccomandazioni tornano al centro del dibattito. Frederiksen, oltre al velo integrale, ha annunciato di voler avviare un dialogo con il sistema educativo per rimuovere le sale di preghiera da scuole e università. «Non promuovono l’inclusione, ma alimentano discriminazioni e pressioni», ha affermato la leader socialdemocratica, che nei prossimi mesi avanzerà una proposta legislativa per intervenire formalmente sul tema.
Il governo danese, in questi giorni, ha confermato inoltre che entro il 2027 trasferirà i suoi prigionieri stranieri in un centro di detenzione in Kosovo, in base a un accordo fortemente criticato dalle Ong, ma che potrebbe fungere da modello per altri Paesi europei. L’accordo, raggiunto nel 2022 e ratificato dai parlamentari kosovari nel 2024, prevede l’accoglienza di un massimo di 300 prigionieri stranieri condannati in Danimarca. Nessuno di loro, però, deve essere stato condannato per terrorismo o crimini di guerra, né soffrire di malattie mentali o malattie terminali. Una volta scontata la pena in Kosovo, i detenuti saranno rimpatriati. In cambio, la Danimarca pagherà 200 milioni di euro, ovvero oltre sei volte il bilancio annuale del ministero della Giustizia del Kosovo.
Prendendo esempio dalla Danimarca, anche la Svezia ha appena siglato un accordo con l’Estonia per trasferire in un carcere estone fino a 600 detenuti, con l’obiettivo di diminuire il sovraffollamento carcerario. L’accordo prevede che la Svezia affitti 400 celle nel carcere della città estone di Tartu, che in totale può ospitare 933 detenuti ma che oggi è vuoto per due terzi.
Il testo deve ancora avere l’approvazione dei due parlamenti e in quel caso entrerà in vigore nel luglio del 2026.
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