Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La Nato risponde a Mosca 'Saremo pronti alla guerra' Cronaca di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 06 giugno 2025 Pagina: 14 Autore: Andrea Morigi Titolo: «La Nato risponde a Mosca «Saremo pronti alla guerra»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/06/2025, a pag. 14 con il titolo "La Nato risponde a Mosca «Saremo pronti alla guerra»", l'analisi di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
La minaccia russa incombe sull'Europa, ma per la prima volta nella sua storia recente, i paesi europei della Nato sono pronti a lanciare un piano di riarmo, per essere pronti ad affrontarla nel prossimo futuro. Gli Usa di Trump sono assenti.
La minaccia militare di Mosca incombe sull’Europa, ma «quando si è veramente preparati alla guerra, non si verrà attaccati», rassicura Mark Rutte, segretario generale dell’Alleanza Atlantica. Certo, la sproporzione attuale è evidente nelle sue parole: la Russia «produce in tre mesi le munizioni di base che la Nato, che è 25 volte più grande, produce in un anno. Se non agiamo ora, tra tre-cinque anni saremo veramente sotto minaccia».
Al termine della riunione dei ministri della Difesa della Nato a Bruxelles, il richiamo è sempre il solito: «Investire di più», anche per ricostruire «una base industriale nella difesa» dei Paesi membri del Patto.
Nelle capacità di difesa della Nato «ci sono ancora molte lacune e, con i russi che si stanno riarmando, non possiamo permetterci di rischiare di averle ancora», tra qualche anno, ha ribadito Rutte.
L’avvertimento è indirizzato ai capi di Stato e di governo che parteciperanno al vertice dell’Aja del 24-25 giugno. La Nato, continua Rutte, «deve essere forte, in grado di spendere quello che bisogna spendere per difendersi». In particolare, cita «i missili a lungo raggio» e nota che «in uno scenario di guerra sempre più complesso, bisogna assicurarsi di avere le tecnologie più moderne», che hanno un costo. Servono dunque investimenti «considerevoli», e questo «vale per ogni Paese. Bisogna colmare il gap tra dove siamo e dove dobbiamo essere» e, constatato che non si può passare all’improvviso dal 2% del Pil al 3,5% del Pil, «bisogna fare passi credibili per arrivare al 3,5%» di spesa “core”. Sulle tempistiche per raggiungere i target - se al 2032 o 2035 - e sui dettagli invece Rutte non si sbilancia. Il primo passo è stabilire gli obiettivi di capacità di difesa, sui quali Rutte osserva che si è raggiunto «un accordo storico», a cui seguiranno piani per l'acquisto di più armi e attrezzature militari per difendere meglio l’Europa, l’Artico e il Nord Atlantico.
Il percorso dei prossimi anni prevede quindi che si raggiunga il 3,5% del Pil all'anno nella spesa dedicata strettamente all’aumento delle capacità di difesa, e l’1,5% per gli investimenti correlati alla sicurezza e alla difesa, per un totale pari al 5% del Pil di ogni Paese alleato.
C’è chi ha posto l’asticella ancora più in alto, come gli Stati Uniti, rivela il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, ma attualmente non è un obiettivo a portata di mano.
Intanto il suo omologo tedesco, Boris Pistorius, fa sapere che le forze armate della Germania hanno bisogno di almeno 60.000 soldati in servizio attivo aggiuntivi «per raggiungere i nuovi obiettivi di pianificazione della Nato per il rafforzamento della capacità di difesa».
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