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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
05.06.2025 Noi occidentali abbiamo perso la volontà di vivere e temo che neanche una guerra ci risveglierebbe
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 05 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Noi occidentali abbiamo perso la volontà di vivere e temo che neanche una guerra ci risveglierebbe»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Noi occidentali abbiamo perso la volontà di vivere e temo che neanche una guerra ci risveglierebbe". 


Giulio Meotti

Michel Houellebecq, autore di Sottomissione

La menzogna come prassi politica sancita dal ministro della Propaganda nazista Goebbels (“ripeti una bugia molte volte e diventerà una verità”) è mainstream sulla guerra di Gaza, dai numeri dei morti (falsi) ai bambini morti di fame (falso).

Il “genocidio” più strano della storia: l’aggressore rifiuta la tregua, l’aggredito consegna 1.8 milioni di tonnellate di cibo e beni all’aggressore che lo tiene per sè sparando ai propri che lo chiedono, la comunità internazionale che grida alla fame e vuole premiare l’aggressore con uno stato. Neanche George Orwell un genocidio così avrebbe saputo scriverlo.

Chi è a conoscenza in Italia che un neonato israeliano è stato appena ucciso dai terroristi palestinesi? Non a Gaza, ma nei territori di quella “Autorità Palestinese” che il mondo vorrebbe trasformare in stato. La madre incinta è morta nell’attacco e i medici hanno tentato di salvare per quindici giorni la vita al bambino, dopo averlo tirato fuori dalla pancia della donna.

Ma c’è uno scrittore che ha deciso di andare controcorrente sul tema su cui, assieme all’immigrazione islamica e al gender, più si rischia oggi la reputazione.

“I paesi occidentali sono in una situazione ben peggiore di Israele in termini di volontà di vivere”, ha detto Michel Houellebecq da Gerusalemme.

Scrittore e polemista convinto che la “verità è scandalosa”, figura centrale della narrativa europea noto per la visione anticonformista che tracima politicamente scorretto, Houellebecq nello stato ebraico, dove è andato a ricevere il prestigioso Premio Gerusalemme, si conferma l’enfant terrible della cultura contemporanea.

Da Serotonina ad Annientare passando per Piattaforma e Le particelle elementari, Houellebecq ha costruito una grande narrativa del declino dell’individuo occidentale nell’epoca postmoderna. Nelle sue opere, l’uomo moderno appare svuotato, isolato, spiritualmente orfano, incapace di trovare significato in un mondo dominato dalla razionalizzazione delle emozioni. Descrive, anticipa e amplifica le crepe della società liberale. La sua visione — cinica ma stranamente compassionevole — coglie prima di altri la crisi dell’identità europea, il collasso della fede nel progresso e la possibilità che l’Occidente si abbandoni, per stanchezza più che per convinzione, a nuove forme di autorità o spiritualità. Houellebecq non annuncia soluzioni: registra sintomi. Non grida nel deserto, ma sussurra in un supermercato illuminato al neon, dove nessuno ha più fame di senso. Romanziere della resa occidentale, Houellebecq non offre visioni apocalittiche, ma vede prima degli altri ciò che sta già accadendo e lo dice senza sconti. Per questo, più che un autore scandaloso, è uno specchio spietato dell’Occidente che si guarda e non si riconosce.

Durante la sua apparizione in Israele a dieci anni di assenza dall’ultima visita, il romanziere francese sorride poco. In questo momento nello stato ebraico c'è poco da ridere. Nemmeno un centinaio di chilometri più a sud infuria una guerra terribile che ha già causato migliaia di vittime e Hamas tiene ancora cinquanta ostaggi israeliani nella fascia costiera in gran parte distrutta a causa del pogrom scatenato contro lo stato ebraico.

“I paesi occidentali sono in una situazione ben peggiore di Israele in termini di volontà di vivere”, sussurra Houellebecq nel microfono. “Forse è a causa della guerra che voi vi godete la vita più di noi. Israele ha un'atmosfera insolitamente dinamica e allegra, ma in fondo nasconde sempre una tragedia. Gli attacchi suicidi di Hamas. Gli attacchi e le guerre sono visti qui in un certo senso come inevitabili, naturali, tuttavia non interferiscono con il godersi la vita. Le relazioni umane stanno diventando sempre meno importanti nelle società occidentali”.

L’Europa è in profondo rosso demografico. Game over.

E naturalmente c'è l'Islam. Il libro del 2015 Sottomissione di Houellebecq è stato particolarmente ben compreso e amato in Israele a causa del ritorno della religione nella società, sia per ragioni ideologiche che demografiche, sostiene il suo interlocutore, il critico letterario Arik Glasner. Molti israeliani potrebbero aver visto i loro pregiudizi nei confronti dell'Europa confermati dal libro, che immagina una presa di potere islamista in Francia. Glasner chiede a Houellebecq se il ritorno della religione sia un fenomeno significativo anche nelle società europee. Houellebecq risponde sinteticamente: “Senza dubbio”.

In una libreria di Tel Aviv, lo scrittore francese di fama mondiale corre in un rifugio antiaereo mentre suonano gli allarmi che annunciano i missili in arrivo dallo Yemen. Non è la scena di un romanzo, ma un momento vissuto da Houellebecq.

Erano le 21:10 quando, come tutti i lettori riuniti per la serata, Houellebecq scese nel seminterrato del rifugio antiaereo per proteggersi da un attacco missilistico degli houthi. Una pianista israeliana, Ofra Yitzhaki, ha iniziato a suonare Maurice Ravel a un centinaio di persone a conoscenza delle norme di sicurezza. “La resilienza della gente qui è affascinante e dice qualcosa di profondo sull’umanità”, dice Houellebecq.

“Dovrei capire il mondo in cui vivo e pensavo che in Europa ci fosse un movimento positivo verso gli ebrei, ma quello che è successo è completamente l’opposto”, ha detto Houellebecq nella conferenza stampa in occasione del Premio Gerusalemme.

Secondo lui, fenomeni come “Queers for Palestine” simboleggiano la tendenza dell'Occidente all'autodistruzione suicida, segno di una società in declino che si è abbandonata a una degenerazione decadente.

Parlando con la tv Kan11, Houellebecq ha distrutto i woke, da lui definiti “idioti”.

Houellebecq nel kibbutz Be’eri

Ha visitato il kibbutz Be’eri, dove i terroristi di Hamas hanno assassinato oltre 130 persone il 7 ottobre 2023.

“È un peccato che Beeri non si trovi in ​​Svizzera, dove ogni cittadino ha un'arma in casa”, ha detto Houellebecq mentre camminava tra le case bruciate. “Quando ero al kibbutz ho ascoltato le loro storie, è impossibile comprendere cosa sia successo lì”.

In una foto, scattata nei giorni successivi al 7 ottobre, si vede la prima raccolta di saggi di Houellebecq, Rester vivant, su un tavolo carbonizzato in una casa bruciata nel kibbutz. Houellebecq, che ha ricevuto la foto da un lettore israeliano, ha risposto: “La mia prima impressione è stata quella di vedere una cupa ironia nel titolo dei libri, ma in questa foto si può anche leggere un messaggio di speranza”.

“Voi israeliani siete noti per essere esperti di attacchi chirurgici, ma qui a Gaza è una missione super complicata”, ha detto ancora Houellebecq. “Quindi il danno è stato fatto e ci sono molte vittime innocenti. Per quanto mi riguarda, state facendo quello che dovete fare. Non vedo come potreste comportarvi diversamente”.

“L’impronta delle religioni monoteiste è in me” ha detto Houellebecq nel ricevere il premio. “Ogni scrittore occidentale, che gli piaccia o no, porta l’impronta delle religioni monoteiste. Nessuno scrittore, e soprattutto nessuno scrittore occidentale, può essere indifferente a Gerusalemme”.

Quando agli israeliani presenti a Gerusalemme viene data l'opportunità di porre domande a Houellebecq, vogliono sapere.

Una donna dai capelli neri gli chiede se vede come qualcosa di positivo l'affermazione della vita da parte di Israele di fronte alla guerra. “Ciò è positivo”, risponde Houellebecq. “In Occidente la gente ha paura di tutto e di tutti e si preoccupa più di contare i passi sulle app che di vivere”, dice Houellebecq con il suo intuito senza pari. “È molto spiacevole dirlo, ma forse è necessaria una guerra buona per ritrovare la vita. Ma al punto in cui siamo, non so nemmeno se sia sufficiente”.

In una straordinaria intervista a Haaretz, Houellebecq dice: “Non mi interessa rispettare l'altro solo per la sua differenza. Non è stupido classificare le culture secondo una scala di valori. Ho detto cose islamofobe e non lo trovo terribile. Ho scoperto che l'Islam è un pericolo. Ho difficoltà con l'Islam”.

Accusa i giornalisti di sinistra in Francia di ricreare la “cecità dei Troiani”. “Tutto è pronto per l'emergere di un nuovo tipo di razzismo, basato sul masochismo”. In queste circostanze, spiega Houellebecq, prima o poi in Europa scoppierà una guerra civile.

Secondo Houellebecq, “il riferimento al glorioso periodo dell'Andalusia è irrilevante, perché questo periodo lontano non ha oggi alcuna incidenza pratica”. Prende in giro “tutti i programmi televisivi sulla saggezza delle civiltà tradizionali, la caccia alle renne degli Inuit e tutto il resto”. Ai suoi occhi, si tratta di una superficiale ammirazione per il nobile selvaggio primitivo, che ignora sdolcinatamente la propria malvagità e il pericolo che rappresenta per la civiltà: “Quando gli algerini dissero ai coloni francesi di scegliere tra 'la valigia o la bara', si rivolgevano anche agli ebrei d'Algeria”.

Houellebecq racconta che gli amici ebrei che vivono in Francia gli chiedono dove sarebbe meglio vivere, in un posto dove non ci fosse antisemitismo, e lui fornisce loro consigli. “Dieci anni fa davo consigli, li mandavo in certe zone rurali. Oggi non so più dove mandarli. La demografia è cambiata”.

Qualche mese fa a Torino Houellebecq ha detto: “Israele scompare se smette di combattere”. E come scrisse Nietzsche, “chi ha un perché può sopportare qualsiasi come”.

Temo invece che l’Occidente, che Houellebecq definisce “la civiltà che offre la gola al macellaio”, non sappia più neanche perché esiste e che stia scomparendo senza neanche combattere per ciò che è stato e che, ancora per poco, sarà.

La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).

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