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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
01.06.2025 La marcia contro il governo è un corteo pro-Palestina 'Israele, Stato criminale'
Commento di Elisa Calessi

Testata: Libero
Data: 01 giugno 2025
Pagina: 2
Autore: Elisa Calessi
Titolo: «La marcia contro il governo è un corteo pro-Palestina «Israele, Stato criminale»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/06/2025, a pag. 2 con il titolo "La marcia contro il governo è un corteo pro-Palestina «Israele, Stato criminale»", la cronaca di Elisa Calessi.

Elisa Calessi
Elisa Calessi

A Roma, tende e striscioni contro Israele e si cerca anche di fermare la squadra israeliana nel Giro d'Italia.

Il colpo d’occhio, soprattutto all’inizio, è quello di una marea di bandiere palestinesi. E tantissimi sono i cori “Palestina libera”, “Intifada”, “stop al genocidio”, “Israele criminale” e tutto il repertorio delle manifestazioni pro Pal. Non a caso è lo spezzone pro Pal a mettere in atto, proprio alla fine, la protesta più forte: all’incrocio tra viale Cristoforo Colombo e piazzale Numa Pompili, un gruppo di trecento attivisti a un certo punto si ferma, tira fuori tende da campeggio e comincia a montarle, mentre da un megafono si annuncia l’intenzione di passare tutta la notte qui fino alle 10 di mattina del giorno dopo nel tentativo di bloccare il Giro d’Italia (che passerà di qui).
Obiettivo, «contestare la squadra di Israele, Stato genocida».
Poi, certo, ci sono gli slogan e i cartelli contro il governo «autoritario» e «fascista», contro «Piantedosi criminale». Contro il Decreto sicurezza, motivo originario della manifestazione, diventato il «decreto della paura». Contro la politica di «repressione» che sarebbe messa in atto dall’esecutivo e a cui non si intende sottomettersi. È stata la rete nazionale “A pieno regime”, nata proprio per contrastare il decreto sicurezza, a organizzare questa manifestazione. Il bersaglio (almeno quello iniziale) è il testo in via di approvazione in Parlamento, nel quale sono previsti nuovi reati che spaziano dalla resistenza passiva alla cannabis light, dalle occupazioni abusive alle manifestazioni contro le opere infrastrutturali, le norme “anti No-Tav e anti No-Ponte”.
In corso d’opera la manifestazione, però, si è allargata a molto altro. Con un tema dominante: Gaza e il «genocidio» ad opera di Israele. La colonna sonora è la solita di tutti i cortei, va da Bella Ciao a Fischia il Vento, passando dal rap underground. Si aggiungono tantissime bandiere rosse di Rifondazione comunista, dei Cobas, dell’Arci, dei collettivi universitari e ambientalisti, della Cgil, dei movimenti per la casa, di tutte le sigle della sinistra nostalgica della falce e martello. Tantissimi, anzi la maggior parte, sono ragazzi, alcuni appena adolescenti.
Una trentina di loro, studenti di istituti superiori della Capitale, vengono fermati proprio all’inizio del corteo e trovati con fumogeni negli zaini. Altri dieci sono bloccati e identificati mentre si dirigono verso il ministero dell’Economia e delle Finanze. Tra fumogeni e cori, si snoda il serpentone convocato contro il decreto Sicurezza. Man mano, però, che scorrono le vie del percorso, appare con chiarezza che il decreto Sicurezza è solo uno spunto. Un ingrediente tra i tanti. Simbolico perché è la prova che al governo ci sono «i fascisti». Per la marea di gente che cammina da piazza Vittorio a piazzale Ostiense, passando per via Merulana, il Colosseo, Porta Metronia e viale Giotto («Siamo 150mila in piazza a Roma! Abbiamo superato il 14 dicembre!», urlano dagli altoparlanti), tutto si tiene e tutto si somma in un sentimento collettivo di rivolta che culmina con il solito grido: Palestina libera.
«Meloni siamo una marea che ti sta sfidando. Siamo qui contro un governo autoritario, fascista e liberticida», afferma uno degli organizzatori. «Vi assicuriamo una cosa: non finisce qui. È una promessa», urlano dal camion alla testa del corteo.
«Alziamo la testa contro lo stato di paura», recita uno striscione. «Giustizia e libertà per il popolo palestinese, emergenza democrazia», si legge in un altro.
Ci sono anche i movimenti per il diritto alla casa (quelli che organizzano le occupazioni ora colpite duramente dal decreto). Sulla fiancata di un camion si legge «morte al sionismo», mentre risuona il coro «fuori i fascisti dal corteo». I 40 gradi non scoraggiano la marea che avanza per una Roma bruciata dal sole.
«Contro un governo di fascisti. Hasta la victoria!», si grida. «Fermiamo il decreto liberticida, razzista e repressivo al fianco del sindacalismo conflittuale, di chi lotta nelle scuole, nelle università, sui territori, per l’ambiente e il diritto alla casa», urlano gli studenti della Sapienza. E poi: «Siamo tutti antifascisti», mostrando lo striscione contro «il genocidio a Gaza e la guerra». Non mancano contestazioni contro «Schlein, Conte e Fratoianni» per la manifestazione del 7 per Gaza. E momenti di tensioni ci sono quando il corteo passa in via Labicana dove, da uno dei palazzi, è esposta una bandiera della X Mas. L’autore del gesto è subito identificato dalla polizia.

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