Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Testata: Informazione Corretta Data: 01 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: David Elber Titolo: «Il nuovo baratro morale»
Il nuovo baratro morale Commento di David Elber
La Palestina in sostituzione di Israele: la teoria della sostituzione che dopo il 7 ottobre diventa una politica attiva, viene sostenuta dalla politica occidentale e soprattutto dalle componenti della società civile (Ong, media, università), fino a chiedere la complicità di intellettuali ebrei della diaspora. L'obiettivo è sempre la cancellazione dello Stato ebraico.
Quello che si è aperto dopo il 7 ottobre 2023 è un autentico baratro morale. Un baratro che ha un antico e profondo sedimento. Oggi, a 16 mesi dal 7 ottobre, questo baratro sta dividendo nuovamente il mondo occidentale dalla sua componente ebraica. Qui individueremo due aspetti del baratro. Il primo è quello politico, il secondo, quello più tossico e pericoloso, e che maggiormente influenza l’opinione pubblica, è rappresentato dal mondo accademico e dagli organi di informazione. Tali aspetti si intersecano e si influenzano a vicenda, con il secondo che si pone alla base del primo.
Il baratro riscavato dalla componente politica della società occidentale è più facile da individuare perché si muove con la logica della realpolitik. Infatti, già pochi giorni dopo l’eccidio compiuto dai palestinesi, la maggior parte dei politici occidentali si sono espressi con preoccupazione per una possibile reazione di Israele, denotando fin da subito da che parte stavano: con gli interessi economici dei paesi arabi. Perciò quello che ha subìto Israele è passato in secondo piano, fino a scomparire del tutto. Nelle settimane successive al 7 ottobre è stato un continuo crescendo di false accuse di “violazione del diritto umanitario”, “uso sproporzionato della forza”, fino all’infamante accusa di “voler affamare una intera popolazione” e “genocidio”. Tutte queste false accuse, sono sempre state smentite dai fatti, ma hanno avuto fin da subito il duplice scopo di criminalizzare Israele da un lato, e quello di portare avanti un’agenda politica irrealistica quanto pericolosa (per Israele) dall’altro: quella “dei due Stati per due popoli”. Alla base di questo programma c’è la malcelata convinzione che Israele sia uno Stato illegittimo e come tale – meglio se con le buone – deve essere sostituito. Tale concetto di “sostituzione”, come vedremo nelle sue molteplici sfaccettature, è un tassello fondamentale soprattutto del secondo aspetto del baratro. Per quanto concerne il suo aspetto politico, un primo campanello d’allarme della delegittimazione di Israele è rappresentato dalla fanfaronesca frase “il governo di Tel Aviv”, o dalle sue varianti: “Tel Aviv capitale di Israele” o “l’esercito di Tel Aviv”. Oggi diventa fondamentale capire che i politici, e a maggior ragione i rappresentati di un governo, che usano queste false espressioni sono nemici dello Stato di Israele, anche se dicono il contrario. Questo modo di esprimersi, tuttalpiù, fa parte del maligno “diritto internazionale della sostituzione” cioè di quell’agenda politica che vede Israele come un’entità illegittima da cancellare. Il diritto internazionale reale ci dice, invece, che ogni Stato ha il diritto ad eleggere la propria capitale. Di questa agenda politica fanno parte altre espressioni: “Israele occupa illegalmente i territori palestinesi”, “le colonie ebraiche sono un ostacolo alla pace”, oppure “per arrivare alla pace bisogna creare due Stati per due popoli”. Tutte queste affermazioni sono prive di fondamento e servono solo a criminalizzare Israele per poi un giorno sostituirlo con un ulteriore Stato arabo in modo che sia accettabile per l’opinione pubblica. Infatti, Israele non ha mai occupato nessun territorio palestinese, le “colonie” non sono mai state degli ostacoli in nessun caso di disputa territoriale e la piacente espressione “due Stati per due popoli” è una subdola espressione che indica l’accettazione della sostituzione di Israele (in un certo lasso di tempo), visto che gli arabi non vogliono alcun Stato ebraico di qualsivoglia dimensione. Un altro indicatore del baratro sempre più profondo è rappresentato dagli aiuti umanitari o di altra natura. In questo l’Europa è arrivata al grottesco. Quando mai si è visto un popolo, uno Stato o un’entità terroristica che aggredisce uno Stato e riceve aiuti di ogni genere per poter aggredire nuovamente? Mai. Per fare degli esempi, la Germania e il Giappone ottennero dei cospicui aiuti dagli USA ma solo dopo aver firmato la capitolazione e accettato l’occupazione militare. Nel caso dei palestinesi, gli è permesso aggredire ripetutamente e ottenere aiuti in modo illimitato e continuativo, una sorta di “premio”, mentre lo Stato aggredito (Israele) dall’Europa non ha mai ricevuto un solo euro di aiuti ma critiche, false accuse e calunnie. Il tutto accompagnato da una campagna mediatica piena d’odio dai tratti deliranti che decontestualizzano il conflitto per far apparire l’aggressore come vittima e l’aggredito come carnefice.
Il secondo aspetto del baratro è rappresentato dall’autoproclamata società civile: università, Ong, opinionisti da salotto e giornalisti. Per loro l’agenda della sostituzione di Israele è più chiara e diretta: Israele è illegittimo e come tale, qualsiasi cosa faccia è un atto criminale a prescindere. Per arrivare a questo si è ricorso all’invenzione di una “storia parallela” e totalmente infondata ma che nel corso del tempo ha sostituito quella reale basata sui fatti storici. In base all’orientamento politico e/o religioso di persone o gruppi si è “riscritta” la storia della Terra di Israele, nella quale gli ebrei vengono cancellati per ricomparire improvvisamente in Terra di Israele da colonizzatori razzisti, usurpatori e genocidi, mentre lo Stato di Israele è descritto come un illegittimo risarcimento ai danni di un altro popolo: quello palestinese l’unico “realmente autoctono”. Questa fantasiosa fiction è alimentata costantemente e in modo diverso in base al substrato culturale di chi la propone o l’accetta acriticamente. Quindi si assiste a rappresentazioni dove Gesù diventa un “bambinello palestinese” con tanto di kefiah al collo, mentre la Giudea, la Samaria e la Galilea descritte nei vangeli, diventano magicamente la mai menzionata “Palestina”. A questo filone di sostituzione si è anche aggiunta UNESCO che, una decina di anni fa, ha cancellato tutti i riferimenti ebraici alla Terra di Israele e a Gerusalemme in particolare, per sostituirli con quelli islamici. Il risultato è stato che oggi nelle università, nelle riviste di archeologia e nei media la presenza ebraica a Gerusalemme e in Terra di Israele è messa in dubbio fino a cancellarla completamente. Questa ha permesso che nelle università, nelle scuole e nei libri di storia, gli ebrei compaiono solo nella forma di colonizzatori abietti senza alcun legame con la terra che “hanno occupato”. Per altri la storia inizia soltanto dopo la Seconda guerra mondiale: Israele è il prodotto riparatorio di un torto subìto dal popolo ebraico ai danni del popolo autoctono. Oggi, racconta questo filone di pseudo storia, tale torto, imposto dagli europei agli arabi, va cancellato. Perciò Israele deve sparire per essere sostituito con lo Stato di Palestina. Per altri ancora, che credevano nella legittimità dello Stato ebraico, le sue “azioni criminali” ne hanno delegittimato l’esistenza stessa. Per avvalorare questa tesi, si sono inventati le accuse di apartheid, di crimini di guerra, di occupazione fino ad arrivare all’accusa di genocidio. Che legittimità può avere uno Stato (e un intero popolo) che si comporta in questo modo? Che importanza hanno i fatti e la storia che dicono l’esatto opposto? Nessuna. Ormai questa ideologia, impermeabile ai fatti storici, ha creato una convinzione – del tutto simile alle superstizioni medievali – che gli ebrei in quanto tali sono ontologicamente criminali e lo Stato di Israele vada cancellato.
In questo contesto si inserisce anche l’abiura, nei confronti di Israele, richiesta agli ebrei della diaspora, per essere accettati nel consesso “civile” esattamente come avveniva al tempo dell’inquisizione. In tanti l’hanno accettata per gli altri non rimane che difendersi con gli strumenti della conoscenza, della storia e del diritto fintanto che gli sarà concesso.