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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
28.05.2025 Usa, bloccati tutti i visti agli studenti stranieri
Cronaca di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 28 maggio 2025
Pagina: 8
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Bloccati tutti i visti agli studenti stranieri negli Usa»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/05/2025, pag. 8, con il titolo "Bloccati tutti i visti agli studenti stranieri negli Usa", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

A furia di importare attivisti stranieri che poi alimentano le occupazioni violente pro-Palestina, le università americane nel 2024 si sono trasformate in centri sociali in agitazione permanente. La reazione di Trump è durissima. Ora introduce nuovi controlli sugli studenti stranieri, rallentando il rilascio dei visti.

Mentre l’università di Tokyo ha invitato gli studenti stranieri cacciati da Harvard (nel limbo dei ricorsi legali), l’amministrazione Trump sta prendendo in considerazione l’imposizione di un controllo obbligatorio dei social media per tutti gli studenti stranieri che intendono studiare negli Stati Uniti. Lo ha rivelato Politico, che ha preso visione di una comunicazione del Dipartimento di Stato firmata dal segretario Marco Rubio. In preparazione a questa misura, le ambasciate e i consolati americani sono stati istruiti a sospendere la programmazione di nuovi colloqui per i visti studenteschi. «In preparazione di un ampliamento del previsto controllo dei social media, le sezioni consolari non devono concedere alcun nuovo appuntamento per i visti (F, M e J) fino a quando non saranno inviate ulteriori indicazioni, che prevediamo nei prossimi giorni», si legge nel cablogramma. Il piano, se attuato, rallenterà le procedure per il rilascio dei visti, con conseguenze significative per le università Usa che dipendono dagli studenti internazionali anche sul piano economico. La direttiva fa riferimento a ordini esecutivi che mirano a combattere il terrorismo e l’antisemitismo, ma non specifica quali contenuti verranno considerati problematici. Il controllo dei profili, ad oggi, era limitato a studenti di ritorno, soprattutto coinvolti in proteste contro le azioni israeliane a Gaza, e con la finalità dell’espulsione. In questo caso si tratterebbe invece di verifiche preventive.
Sempre stando a quanto riportato da Politico, molti funzionari del Dipartimento di Stato hanno espresso frustrazione per la vaghezza delle linee guida, lasciando incertezza su quali espressioni online possano attivare controlli approfonditi (per esempio, la pubblicazione di una bandiera palestinese su X). La misura si inserisce nel contesto della stretta sull’immigrazione e delle critiche dell’amministrazione verso atenei che hanno chiuso gli occhi verso episodi di antisemitismo. Definitiva, intanto, la rottura con l’università di Harvard: l’amministrazione sarebbe pronta a cancellare gli ultimi contratti del governo federale, per un valore stimato di 100 milioni di dollari (già dal mese scorso erano stati congelati circa 2,65 miliardi di dollari in sovvenzioni e contratti). Nella lettera, firmata dalla General Services Administration diretta alle agenzie federali e riportata dal New York Times, s’incaricano le agenzie di «trovare fornitori alternativi» per i servizi futuri.
In un’intervista a Npr, il presidente di Harvard, Alan Garber, ha definito le azioni del governo «sconcertanti» e «dannose non solo per Harvard, ma per l’intero Paese».

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