Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Hamas affama la popolazione di Gaza Analisi di Jerusalem Post e Times of Israel
Testata: israele.net Data: 28 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Redazioni di Jerusalem Post, Times of Israel Titolo: «Hamas, che affama la popolazione di Gaza, vede come il fumo negli occhi il nuovo meccanismo di distribuzione degli aiuti e minaccia i palestinesi. Onu e Ong sulla stessa linea?»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione degli articoli del Times of Israel, Jerusalem Post, dal titolo "Hamas, che affama la popolazione di Gaza, vede come il fumo negli occhi il nuovo meccanismo di distribuzione degli aiuti e minaccia i palestinesi. Onu e Ong sulla stessa linea?".
Gaza, sono le cellule terroristiche le responsabili
“Non c’è carestia a Gaza, non siamo nemmeno vicini a una carestia”. Lo ha ribadito un alto ufficiale delle Forze di Difesa israeliane citato martedì da N12 News dopo un incontro sulla situazione umanitaria nella striscia di Gaza.
“A Gaza c’è sofferenza, ma non fame” ha aggiunto l’ufficiale.
Stando a N12, i militari hanno sottolineato che le principali carenze di cibo a Gaza sono dovute al problema dei saccheggi degli aiuti destinati ai civili: dalla ripresa dell’ingresso degli aiuti la scorsa settimana, si sono verificati almeno 110 casi di saccheggi. Secondo gli ufficiali, i saccheggi vengono perpetrarti non solo da Hamas ma anche da bande armate e clan organizzati.
Lunedì Hamas ha sommariamente giustiziato quattro palestinesi accusati d’aver saccheggiato alcuni camion di aiuti umanitari entrati a Gaza, mentre un capo clan nella parte meridionale della Striscia ha apertamente sfidato Hamas circa il controllo dei convogli di aiuti.
Martedì le Forze di Difesa israeliane hanno annunciano che due dei quattro siti di distribuzione di aiuti recentemente istituiti nella Striscia di Gaza hanno iniziato le operazioni consegnando pacchi alimentari a migliaia di famiglie palestinesi.
I siti di aiuti sono gestiti da una società di sicurezza privata americana, mentre le Forze di Difesa israeliane si occupano di garantire la sicurezza dell’area circostante.
Tre dei siti di distribuzione si trovano nell’area di Tel Sultan, a Rafah, nella parte meridionale della Striscia, mentre il quarto si trova nell’area del Corridoio di Netzarim, nella parte centrale della Striscia.
“La creazione dei centri di distribuzione ha avuto luogo negli ultimi mesi, promossa dai vertici politici israeliani in coordinamento con il governo statunitense – spiega il comunicato delle Forze di Difesa israeliane – Tale processo è avvenuto in costante cooperazione tra Comando Sud delle forze israeliane, Coordinatore delle attività governative nei Territori, organizzazioni umanitarie internazionali, la Gaza Humanitarian Foundation e l’American Civil Security Company”.
Palestinesi diretti verso il nuovo sito di distribuzione degli aiuti.
Le Forze di Difesa israeliane concludono ribandendo che “continueranno a facilitare l’assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza compiendo ogni sforzo possibile per garantire che gli aiuti non finiscano nelle mani dell’organizzazione terroristica Hamas”.
Dal canto suo, la Gaza Humanitarian Foundation ha confermato d’aver avviato lunedì le operazioni nella Striscia di Gaza con la consegna di alcune centinaia di camion carichi di cibo ai nuovi siti di distribuzione, dai quali le forniture sono state poi distribuite a civili palestinesi.
Diffondendo immagini di abitanti di Gaza che ritirano scatole di aiuti da uno dei siti di distribuzione, la Gaza Humanitarian Foundation ha aggiunto che il flusso di aiuti continuerà ad aumentare nei prossimi giorni.
La Fondazione ha tenuto a condannare le minacce di morte mosse da Hamas contro i gruppi umanitari che hanno accettato di collaborare con il nuovo meccanismo di distribuzione e denuncia i tentativi dei terroristi di impedire ai palestinesi di raggiungere i siti di distribuzione.
Da tempo Israele accusa Hamas d’essersi sistematicamente impadronita degli aiuti a scapito della popolazione civile, e afferma che la distribuzione degli aiuti deve essere strettamente controllata per evitare che vada a avantaggio dei gruppi terroristici.
Nazioni Unite e ong per i diritti umani condannano a parole le rapine e i traffici di Hamas, ma si rifiutano di porre limiti e controlli su chi è autorizzato a ricevere gli aiuti.
Al contrario, i nuovi centri di distribuzione prevedono una combinazione di controlli di sicurezza israeliani e statunitensi che potrebbero portare all’arresto di sospetti membri di Hamas e certamente di chiunque si presenti armato.
“L’apertura dei centri di distribuzione degli aiuti umanitari segna l’inizio della fine del predominio di Hamas”, ha detto martedì una fonte israeliana citata dal Jerusalem Post. Non sorprende che tutto questo non sia gradito dai gruppi terroristi.
Lunedì, il Ministero dell’interno di Gaza controllato da Hamas ha ammonito gli abitanti della Striscia a non collaborare con il nuovo meccanismo, sostenendo che si tratta di un’operazione di intelligence volta a raccogliere informazioni e creare divisioni interne: evidente il riferimento al fatto che il nuovo meccanismo mira appunto a distinguere fra autentici civili e terroristi combattenti.
“La resistenza costringerà Israele a tornare al vecchio meccanismo” ha affermato il “ministero” di Hamas, aggiungendo una esplicita minaccia: “Chi collabora pagherà, saranno adottate le misure necessarie”.
“È chiaro che Hamas si sente minacciata da questo nuovo modello operativo e farà tutto il possibile per farlo fallire” – afferma la Gaza Humanitarian Foundation – Queste minacce non ci scoraggeranno. Stiamo adottando tutte le misure necessarie per garantire operazioni sicure e continueremo a collaborare con partner fidati per fornire aiuti con correttezza”.
(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 26-27.5.25)
Palestinesi diretti verso il nuovo sito di distribuzione degli aiuti
Per la seconda volta Israele ha accusato il Sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza Tom Fletcher di diffondere “bugie diffamatorie”, dopo che Fletcher ha affermato lunedì in un’intervista alla CNN: “In questo momento abbiamo 10.000 camion al confine [di Gaza], autorizzati e pronti a partire e faremo di tutto per farli entrare e salvare vite umane”.
Quando l’intervistatrice Christine Amanpour, incredula, gli ha ripetuto la cifra, Fletcher ha annuito e ha risposto: “Pieni di cibo”.
Il Coordinatore israeliano delle attività governative nei Territori ha ritwittato il video dicendo: “Guardate un’altra menzogna diffamatoria del Capo aiuti dell’Onu. Non ci sono 10.000 camion in attesa di entrare a Gaza. Ci sono piuttosto centinaia di camion di aiuti che le Nazioni Unite non hanno ritirato sul versante di Gaza negli ultimi giorni, dopo che abbiamo indicato numerosi percorsi che possono utilizzare per distribuire gli aiuti in sicurezza in tutta Gaza”.
Tom Fletcher è lo stesso che la scorsa settimana aveva dichiarato alla BBC che “14.000 neonati” di Gaza sarebbero morti entro le successive 48 ore se non fossero arrivati aiuti: una falsità subito dopo smentita alla BBC dallo stesso Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari.
(Da: Jerusalem Post, 27.5.25)
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