Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Genocidio? Guardiamo ai fatti Analisi di Yoav Heller
Testata: israele.net Data: 24 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Yoav Heller Titolo: «Genocidio? Guardiamo ai fatti. Ci sono diversi modi per riconoscere un genocidio in atto e ne bastano un paio per constatare che non è ciò che sta accadendo a Gaza»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un'analisi di Yoav Heller tradotto dal Israel HaYom, dal titolo "Genocidio? Guardiamo ai fatti. Ci sono diversi modi per riconoscere un genocidio in atto e ne bastano un paio per constatare che non è ciò che sta accadendo a Gaza".
Yoav HellerL'accusa di genocidio contro Israele è una menzogna antisionista (antisemita) radicata da anni. A differenza delle vere vittime di genocidi storici, i palestinesi avrebbero potuto evitare il conflitto non attaccando Israele e non rapendo ostaggi, tanto per cominciare. Per porre fine a questa guerra, la pressione dovrebbe essere esercitata interamente su Hamas
Scrive Yoav Heller: A tutti coloro che sostengono la narrazione del “genocidio a Gaza”: non fatevi illusioni, state solo ripetendo una menzogna che circola da molti anni.
Già nel 2010, mentre preparavo la mia tesi di dottorato a Londra, nel dipartimento di storia dell’università mi imbattei in un movimento “critico” che accusava Israele di essere una propaggine del colonialismo occidentale e sosteneva che stesse commettendo un genocidio a Gaza (nel 2010 Gaza era già da tre d’anni sotto completo controllo di Hamas ndr).
È anche per questo che queste accuse sono immediatamente emerse sin dall’8 ottobre: si tratta di un consolidato movimento antisionista e antioccidentale che glorifica i terroristi di Hamas come “combattenti per la libertà”.
Parliamoci chiaro: non è necessario sostenere le azioni del governo israeliano a Gaza. È del tutto legittimo criticare severamente il bilancio di vittime, la non priorità data alla liberazione degli ostaggi e alla fine alla guerra prima della sconfitta di Hamas, l’idea di rioccupare la Striscia di Gaza o le politiche in materia di aiuti umanitari.
Ma tutte queste queste critiche non hanno nulla a che fare con il genocidio.
Non facciamola complicata. La definizione di genocidio è stata elaborata nel secondo dopoguerra per due scopi principali: consentire al mondo di riconoscere e fermare un genocidio quando è in atto, compreso il salvataggio delle vittime, e garantire che i responsabili siano chiamati a risponderne in tribunale, come deterrente verso altri.
Ci sono diversi modi per riconoscere un genocidio in atto (e dunque constatare che ciò che sta accadendo a Gaza non è un genocidio), ma noi concentriamoci su due punti cruciali che comportano implicazioni concrete.
In un genocidio, le vittime non hanno alcun modo di fermare il proprio massacro. Invece, sin dall’8 ottobre questa guerra avrebbe potuto essere fermata in qualsiasi momento: se Hamas avesse rilasciato gli ostaggi, deposto le armi e la sua dirigenza si fosse consegnata a Israele, a nessun bambino di Gaza sarebbe stato torto un solo capello.
Hamas è quella che ha tentato di commettere un genocidio contro gli israeliani e da allora ha imposto il proseguimento della guerra, fra l’altro infiltrandosi deliberatamente tra i civili di Gaza per massimizzare le vittime palestinesi (il “prezzo da pagare” come dicono i loro capi ndr).
Pensate che gli ebrei durante la Shoah avrebbero potuto fermare il proprio massacro con una ovvia decisione come quella che si chiedeva a Hamas? O che potessero farlo gli armeni nell’Impero Ottomano? O i tutsi in Ruanda? Né loro né i loro leader avevano nessun potere del genere.
Quando si verifica un genocidio, ci si aspetta che il mondo si impegni al massimo nel salvataggio di chi è a rischio. Ma cosa vediamo qui? Sin dall’8 ottobre e senza eccezioni Hamas, la dirigenza palestinese nel suo complesso, l’Egitto, altri paesi arabi, gli stati europei, le Nazioni Unite stanno tutti bloccando qualsiasi tentativo di consentire agli abitanti di Gaza che lo desiderano di fuggire dalla Striscia.
A chi sostiene che la popolazione di Gaza non vuole andarsene: torniamo all’accusa di genocidio. Pensate davvero che ebrei, armeni o tutsi sarebbero rimasti volontariamente nelle aree della morte anziché cercare di fuggire?
A dispetto della logica, vediamo ripetersi questo schema: il tentativo di minare la legittimità di Israele attraverso accuse di genocidio.
E sì, se la pressione globale, le innumerevoli proteste, le sanzioni, il peso diplomatico si fossero concentrati sin dal primo giorno su Hamas, sul Qatar e, in una certa misura, sull’Egitto, questa guerra sarebbe già finita.
E certamente ci sarebbero state molte meno vittime a Gaza.
(Da: Israel HaYom, 19.5.25)
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