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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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israele.net Rassegna Stampa
23.05.2025 Quando i terroristi genocidi ti applaudono, dovresti porti qualche domanda
Commenti di Times of Israel e Jerusalem Post

Testata: israele.net
Data: 23 maggio 2025
Pagina: 1
Autore: Redazioni di Times of Israel e Jerusalem Post
Titolo: «È ufficiale: governi europei e del Canada sono schierati con Hamas, che si complimenta e ringrazia. Quando i terroristi genocidi ti applaudono, dovresti porti qualche domanda»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dei commenti pubblicati su Times of Israel e Jerusalem Post, dal titolo "È ufficiale: governi europei e del Canada sono schierati con Hamas, che si complimenta e ringrazia. Quando i terroristi genocidi ti applaudono, dovresti porti qualche domanda".

Se i terroristi ti elogiano, fatti due domande. Hamas si complimenta e ringrazia Regno Unito, Francia e Canada: “Un passo nella giusta direzione”, dice Hamas

Leader e commentatori politici spesso invocano l’espressione “essere dalla parte giusta della storia” per esprimere il proprio impegno verso il progresso etico e morale. L’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton usava spesso questa locuzione, così come l’ex presidente Barack Obama, per inquadrare le proprie decisioni politiche come moralmente corrette, destinate ad essere giustificate da un giudizio futuro.

Ciò riflette una visione secondo cui la storia si muove inevitabilmente lungo una traiettoria diretta verso il miglioramento. O, come ebbe a dire Dr. Martin Luther King, “l’arco dell’universo morale è lungo, ma si piega verso la giustizia”.

Sebbene chi stia esattamente dalla parte giusta della storia possa essere considerata una valutazione piuttosto soggettiva, una cosa è e rimane certa: se le tue azioni vengono apprezzate ed elogiate da un’organizzazione terroristica dedita a sterminare un altro paese con tutta la sua popolazione e le cui azioni concrete – compresa un’orgia barbarica di omicidi, stupri, mutilazioni e rapimenti – dimostrano che intende fare davvero ciò che proclama, allora le tue scelte sicuramente non sono dalla parte giusta della storia, bensì tendono verso i suoi anditi più oscuri.

I leader di Francia, Gran Bretagna e Canada – paesi che si vantano di essere stati liberali, morali, guidati da valori etici e umanistici – farebbero bene a riflettere sul fatto che Hamas li ha immediatamente sommersi di elogi per la loro recente condanna di Israele e per la minaccia di sanzionare lo stato ebraico se non ferma la guerra a Gaza (scatenata da Hamas) e le sue “azioni spropositate”, e se non espande in modo significativo gli aiuti umanitari (e pazienza se tali aiuti finiscono nelle mani dei terroristi anziché della popolazione).

Lo stesso presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen sa che la fine della guerra dipende da Hamas e dalla liberazione degli ostaggi. Clicca per il lancio ANSA del 17.5.25

Il comunicato di Francia, Gran Bretagna e Canada non menziona in nessuna parte le “azioni spropositate” di Hamas che trattiene e tortura ostaggi in condizioni indicibili, né ricorda che tutte le sofferenze a Gaza potrebbero finire già domani se solo Hamas rilasciasse gli ostaggi e deponesse le armi. Da nessun parte si accenna a pressioni su Hamas né su suoi protettori come Iran e Qatar.

La Gran Bretagna ha già dato seguito alla minaccia, annunciando martedì la sospensione dei negoziati per un nuovo accordo commerciale con Israele. E il ministro degli esteri francese ha ventilato l’idea di sospendere l’accordo di associazione dell’Unione Europea con Israele, un accordo che prevede decine di miliardi di euro all’anno per Israele in termini di scambi commerciali, tariffe doganali preferenziali, accesso a fondi per la ricerca.

E cosa si legge in una nota ufficiale subito diramata da Hamas? “Accogliamo con favore la dichiarazione rilasciata dai leader di Gran Bretagna, Francia e Canada, che ha espresso una posizione di principio di rifiuto della politica di blocco e carestia. Chiediamo che questa posizione europea si traduca urgentemente in misure concrete ed efficaci che scoraggino l’occupazione e pongano fine alla catastrofe umanitaria a Gaza”.

In altre parole, Hamas gongola e sentitamente ringrazia per averle gettato un’ancora di salvezza.

Perché questo apprezzamento? Perché, con la sua dirigenza decimata, i combattenti esauriti e il morale a terra, Hamas si aggrappa alla speranza – qualsiasi speranza – che la pressione internazionale la salvi dalla sconfitta totale.

Il messaggio trasmesso dai leader di queste democrazie occidentali è che la salvezza di Hamas è ancora possibile. Questo messaggio è più che simbolico: è ossigeno puro.

Hamas vede queste dichiarazioni, e questo tipo di politiche, e ne conclude che se riesce a resistere ancora un po’, a tenere gli ostaggi e a rifiutare la resa, il mondo potrebbe intervenire prima che Israele possa portare a termine l’opera.

Forse, quando dei terroristi che hanno commesso il peggior massacro del secolo sono d’accordo con te, è il momento di ricalibrare le tue convinzioni.

(Da: Jerusalem Post, 20-21.5.25)

Lo stesso presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen incita Hamas a porre fine alla guerra. Ma non bisogna credergli: è anche lui un antisemita convinto, negazionista della Shoah e istigatore del terrorismo. La sua è una questione di rivalità interna con Hamas. 

Dopo che Tom Fletcher, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha dichiarato martedì alla BBC che 14.000 bambini a Gaza sarebbero morti nelle successive 48 ore se gli aiuti non arriveranno in tempo, l’emittente britannica ha chiarito che l’affermazione è falsa e basata su un’interpretazione errata di un rapporto pubblicato dall’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) delle stesse Nazioni Unite.

La fake di Fletcher è stata ampiamente riportata da tutti i media internazionali, anche in Israele, ed è stata ripetutamente citata dai parlamentari britannici durante un dibattito alla Camera dei Comuni.

Tuttavia la BBC, dopo aver chiesto chiarimenti all’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, ora afferma che le dichiarazioni si basavano su un rapporto dell’IPC che stimava che fra aprile 2025 e marzo 2026 si sarebbero verificati 14.100 casi gravi di malnutrizione acuta tra bambini di età compresa tra sei mesi e cinque anni.

Ciò significa che, in realtà, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, non tutti i 14.000 bambini sarebbero “neonati”, che non si teme che muoiano e, soprattutto, che ciò potrebbe accadere nell’arco di un intero anno intero, non di 48 ore, se non aumenteranno gli aiuti autorizzati a raggiungere Gaza.

Ha commentato Eylon Levy, ex portavoce del governo israeliano: “Fletcher dovrebbe dimettersi immediatamente per aver scatenato il panico mediatico globale su una cosa totalmente inventata. O è un completo idiota o è malintenzionato. In entrambi i casi, serve gli obiettivi di guerra di Hamas”.

(Da: Times of Israel, 21.5.25)

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