lunedi` 19 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
19.05.2025 Nuovo inizio tra Usa e Ue
Commento di Fausto Carioti

Testata: Libero
Data: 19 maggio 2025
Pagina: 2
Autore: Fausto Carioti
Titolo: «Trilaterale a palazzo Chigi con Vance e von der Leyen «Nuovo inizio» tra Usa e Ue»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/05/2025, a pag. 2 l'analisi di Fausto Carioti dal titolo “Trilaterale a palazzo Chigi con Vance e von der Leyen «Nuovo inizio» tra Usa e Ue”


Fausto Carioti

Il vertice trilaterale Meloni-Vance-von der Leyen è un primo tentativo di fermare la guerra dei dazi fra Usa e Ue, prima che a luglio scattino le nuove tariffe-capestro annunciate da Trump. Se l'Occidente si divide è peggio per tutti (anche per gli Usa, che non sembrano rendersene conto).

Il primo vertice tra leader per impedire che la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Ue esploda davvero – la tregua scade agli inizi di luglio – si tiene a Roma, a palazzo Chigi, con la mediazione e l’organizzazione di Giorgia Meloni. Si presentano davanti alle telecamere nel salotto del presidente del consiglio, dove di solito si svolgono gli incontri bilaterali, con lei al centro del tavolo, Ursula von der Leyen alla sua sinistra e il vicepresidente americano J.D.
Vance alla destra. Dietro di loro, le bandiere stellate degli Usa e della Ue, col tricolore italiano al centro. Un vero trilaterale, insomma, anche se per materie come il commercio, ricorda subito la premier, «la competenza in Europa è della Commissione, e quindi il ruolo dell’Italia è principalmente quello di cercare di favorire il dialogo».
Vengono dalla messa che ha segnato l’inizio del pontificato di Leone XIV. L’atmosfera è ecumenica, la capitale è in festa per il suo nuovo vescovo e i leader internazionali possono sfruttare l’occasione per avere quegli incontri politici che tre settimane prima, in coincidenza dei funerali di Francesco, il rispetto per il papa defunto impediva di fare.
Donald Trump non c’è, stavolta non è venuto a Roma. Meloni l’ha sentito sabato al telefono, i due si sono confrontati sui rapporti Usa-Ue e sulla situazione in Ucraina prima del colloquio tra il presidente americano e Vladimir Putin, previsto per oggi. Vance, nel siparietto pubblico che i tre si concedono prima di riunirsi in privato, spiega di parlare pure a nome di Trump quando dice alla «buona amica» Meloni che «siamo entrambi grandi fan tuoi, e naturalmente dell’Italia». Proprio per questa amicizia, lui e Trump sono «entusiasti» che lei faccia da «bridge builder», costruttrice di ponti «tra Europa e Stati Uniti».
E di buoni ponti tra Washington e Bruxelles c’è un gran bisogno. Vance stesso ricorda che «abbiamo alcune divergenze, come a volte accade tra amici, su questioni come il commercio». Aggiunge subito, però, che «abbiamo anche molti punti di accordo e cose su cui possiamo lavorare insieme». E conclude dicendosi convinto che «avremo un’ottima conversazione, che auspicabilmente sarà l’inizio di negoziati commerciali a lungo termine e di vantaggi commerciali duraturi tra Europa e Stati Uniti».
Pensa positivo anche la presidente della commissione Ue, la quale ringraziala «cara Giorgia» per «avere reso possibile questo trilaterale». Era da settimane che von der Leyen aspettava questa occasione e pure lei riconosce che trovare un accordo non sarà semplice («tutti sanno che il diavolo è nei dettagli»), ma preferisce guardare a ciò che unisce Europa e Usa: «Alla fine, vogliamo ottenere insieme un buon accordo per entrambe le parti».
La presidente Ue mette altri due argomenti sul fuoco. Il primo è l’Ucraina, riguardo alla quale avverte che «la prossima settimana sarà cruciale». Il secondo è la difesa, su cui la posizione di Trump è nota: chiede ai membri europei dell’Alleanza atlantica di aumentare gli investimenti, avvicinandoli al 5% del Pil nazionale (l’Italia è appena salita al 2%). Von der Leyen fa notare a Vance che Bruxelles non si metterà di traverso: «Come commissione, abbiamo consentito l’uso di una somma fino a 800 miliardi di euro, nei prossimi quattro anni, per investimenti nella difesa». È il linguaggio dei soldi, quello che la Casa Bianca capisce meglio e apprezza di più.
Prima di loro, a parlare è stata la padrona di casa. Meloni ha ricordato che quando era andata a Washington aveva proposto a Trump un vertice tra la Ue e gli Usa, e può dirsi «orgogliosa», quindi, «che dopo un mese ci sia questo incontro iniziale, in cui possiamo sederci e condividere i nostri punti di vista, cercando di andare avanti». Pure lei rimarca che «ci sono molte questioni da discutere, problemi che vanno superati», ma «soprattutto», avverte, «sappiamo quanto le relazioni tra Europa e Stati Uniti siano fondamentali per un Occidente che vuole mantenere la sua unità e la sua forza». Il suo auspicio, quindi, è che il trilaterale possa essere «un nuovo inizio».
Il resto del colloquio, cui partecipa anche il segretario di Stato americano, Marco Rubio, si svolge lontano da telecamere e microfoni. A cose fatte, chi ne parla con la premier racconta che è andato molto bene, con un «clima ottimo» e «sintonia su tutti i dossier»: un gran passo avanti rispetto alla situazione di un mese fa. Con la mediazione di Meloni le ruggini sono state rimosse e la trattativa, ora, è in mano alla Commissione europea, che ha la competenza esclusiva sugli accordi commerciali con i Paesi terzi.
C’è dell’altro, però. Quando la premier ringrazia tutti quelli che hanno contributo a far sì che la giornata fosse «perfetta», si capisce che non si riferisce solo alla messa a punto della macchina grazie alla quale l’intronazione papale è avvenuta nel migliore dei modi. La soddisfazione è dovuta pure al riconoscimento espresso da Vance e von der Leyen per il suo ruolo di «costruttrice di ponti». Anche se il suo commento finale non è dedicato a questo, e nemmeno alla forza politica dimostrata a Emmanuel Macron e ai leader della sinistra italiana.
Scrive invece sul social network X che, dopo il «confronto costruttivo» con Vance e von der Leyen, lei si sente «orgogliosa di questo passo in avanti per l’unità dell’Occidente».
Dalla Casa Bianca faranno poi sapere che i tre leader «hanno avuto discussioni costruttive su molte questioni», e che tra queste c’è «l’obiettivo del presidente Trump di ribilanciare il commercio, il miglioramento della sicurezza della catene di approvvigionamento, l’aumento della cooperazione in materia di difesa, l’affrontare le comuni sfide dell'immigrazione e il mettere fine alla carneficina in Ucraina». Il segnale che tra Usa e Ue, forse, qualcosa sta davvero cambiando.

 

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT