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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
19.05.2025 Il Pontefice due ore con Zelensky
Cronaca di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 19 maggio 2025
Pagina: 5
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Il Pontefice due ore con Zelensky. E oggi parlerà con il vice di Trump»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/05/2025, a pag. 5 con il titolo "Il Pontefice due ore con Zelensky. E oggi parlerà con il vice di Trump", l'analisi di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

Con il nuovo papa si cambia musica, anche nella diplomazia vaticana. Leone XIV (contrariamente al predecessore che chiedeva la resa dell'Ucraina e dava la colpa alla Nato per la guerra) parla esplicitamente di ingiusta aggressione russa dell'Ucraina e il primo capo di Stato che riceve è proprio il presidente Zelensky. Prima ancora di JD Vance, vicepresidente Usa, che sarà ricevuto solo oggi.

A tre settimane dal faccia a faccia nella Basilica di San Pietro tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, lo spazio di mediazione del Vaticano sta ampliandosi. Ormai, osserva il presidente ucraino, è «una piattaforma per negoziati diretti tra Ucraina e Russia».
Ecco cosa significa mettere «la Santa Sede a disposizione» come luogo neutrale «perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace», come aveva detto Papa Leone XIV incontrando i partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali il 14 maggio. Detto fatto, non appena terminata la messa d’inizio del ministero petrino, si passa alla fase più concreta della Chiesa che aspira a essere «fermento per un mondo riconciliato», come aveva annunciato poco prima durante l’omelia.
A Zelensky il Santo Padre riserva l’udienza più importante. Dopo aver ricevuto la presidentessa del Perù Dina Ercilia Boluarte Zegarra, si dedica al teatro di guerra dal quale la Russia da oltre tre anni sta minacciando l’Europa.
Il Cremlino resta in attesa di un segnale perché la sua delegata, Olga Liubimova, è costretta a rimanere in patria, ufficialmente per «motivi tecnici legati all’incongruenza della rotta aerea» e non partecipa alla celebrazione con gli altri leader mondiali. Mosca è all’angolo, dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha disertato i colloqui di pace della settimana scorsa a Istanbul, inviando una delegazione di basso livello.
Se Sua Santità dovesse accettare l’invito reiterato e «caloroso» a recarsi in visita a Kiev, occorrerebbe rivedere equilibri e strategie. Papa Prevost aveva appena chiesto «negoziati per una pace giusta e duratura» in Ucraina, non di alzare bandiera bianca odi rassegnarsi a cedere territori all’invasore. E con Zelensky hanno discusso di «molti argomenti», riferisce l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, mentre il capo dello Stato ringrazia «per le speciali parole pronunciate oggi durante la messa solenne sulla necessità di una pace giusta e per l’attenzione rivolta all’Ucraina, al nostro popolo. Ogni nazione merita di vivere in pace e sicurezza».
Oggi sarà la volta del colloquio fra il Santo Padre e il vicepresidente degli Stati Uniti James David Vance, che fra l’altro è cattolico, come del resto il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Quest’ultimo ha già compiuto alcune mosse, incontrando il cardinale Matteo Zuppi e il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin.
Washington approfitta del cambio al vertice della Chiesa, dove ora governa uno statunitense, più vicino per mentalità e cultura, per «resettare» le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, ipotizza il quotidiano americano Usa Today, ricordando l’asprezza verbale più volte registrata fra Papa Francesco e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
«Saremo sempre grati al Vaticano per la sua disponibilità a svolgere questo ruolo costruttivo e positivo«, commenta Rubio, «penso che sia un luogo in cui entrambe le parti si sentirebbero a proprio agio».
Vance e Rubio, ieri a Villa Taverna, residenza dell'Ambasciatore degli Stati Uniti d'America a Roma, hanno rivisto Zelensky per la prima volta dopo aver litigato in diretta tv alla Casa Bianca. Dopo aver parlato «dei negoziati a Istanbul», il presidente ucraino ha «ribadito che l’Ucraina è pronta a impegnarsi nella diplomazia vera», sottolineando «l’importanza di un cessate il fuoco completo e incondizionato il prima possibile». Il dialogo è proseguito affrontando «la necessità di sanzioni contro la Russia, il commercio bilaterale, la cooperazione in materia di difesa, la situazione sul campo di battaglia e il prossimo scambio di prigionieri. È necessario esercitare pressione sulla Russia finché non sarà disponibile a porre fine alla guerra. Abbiamo discusso delle nostre azioni congiunte per raggiungere una pace giusta e duratura. Grazie a tutti gli americani per il sostegno e la leadership nel salvare vite umane», ha riassunto Zelensky in un messaggio su X.
Lo devono al Pontefice. Del resto nessun altro è chiamato più di lui a costruire ponti.

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