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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Libero Rassegna Stampa
19.05.2025 Il PD ha il vizietto di stare con chi è contro l’Italia
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 19 maggio 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Ma il PD ha il vizietto di stare con chi è contro la nazione»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 19/05/2025, a pag. 1, con il titolo "Ma il PD ha il vizietto di stare con chi è contro la nazione", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La Meloni riesce a mettere allo stesso tavolo JD Vance e la von der Leyen. La sinistra che lamentava l'assenza dell'Italia, adesso che dice? Si schiera con Macron e gli altri leader europei che criticano la Meloni per principio. Sempre e comunque contro il paese, per interessi di fazione.

E ora come la mettiamo? Il quartetto tragico Schlein-Conte-Fratoianni-Bonelli, che l’altro giorno aveva sparacchiato a vanvera contro «l’Italia isolata» dove andrà a nascondersi – adesso – dopo il vertice di ieri a Roma tra Giorgia Meloni, il vicepresidente Usa J.D. Vance e la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen?
Se volessimo maramaldeggiare, ci sarebbe ampia materia per farlo, suggerendo ai quattro fenomeni dell’opposizione di trovare riparo – per non farsi vedere – nei campi, magari dietro qualche animale a pelo lungo (consigliatissime le pecore merinos: mansuete, pazienti e soprattutto lanosissime, utili a nascondere anche il progressista più imbarazzato).
Ma smettiamo subito di scherzare. Il governo italiano ha oggettivamente segnato ieri un buon punto, coerente con gli sforzi di tutti questi mesi: accorciare – anziché allargare – la distanza tra le due sponde dell’Atlantico. Lo ha esplicitamente riconosciuto J.D.
Vance, assumendo come obiettivo lodevole e positivo ciò su cui – fino a poche ore prima – si erano sganasciati dal ridere i campioncini della nostra sinistra: «Una delle cose che Giorgia Meloni si è offerta di fare, e naturalmente il presidente Trump ed io siamo felici di accettare, è quella di costruire ponti tra Europa e Stati Uniti». Immaginatevi i fegati spappolati di chi ridacchiava sul possibile ruolo di un’Italia “pontiera”.
Vanno inoltre rimarcate almeno due cose tutt’altro che marginali. La prima: proprio un governo, quello di Roma, che (ed è un merito) non è affatto annoverabile tra gli eurolirici più sdolcinati, ha favorito un rapporto – che resta complicato – tra Usa e Ue. Quindi, mentre gli europeisti più retorici (Emmanuel Macron in testa) non tengono in alcun conto gli organismi formali dell’Unione, per paradosso a ricordarsene è stata proprio l’”eretica” Meloni. Una bella lezione.
La seconda: i problemi rimangono, e Vance l’ha onestamente ammesso («abbiamo disaccordi, come capita tra amici»), così come von der Leyen. Ma è molto meglio negoziare – anche sui dazi – anziché far volteggiare nell’aria parole come «vendetta» e «bazooka», com’è scioccamente accaduto nelle scorse settimane da parte di Bruxelles.
Restano le dita incrociate sul tema delicatissimo dell’Ucraina, in attesa del possibile contatto di oggi tra Trump e Putin. Speriamo di capirne di più tra qualche ora. Ma ieri è stata una giornata tutt’altro che negativa anche su questo fronte, con un buon dialogo preliminare – sempre a Roma – tra Vance e Zelensky.
Da ultimo, una speranza (forse ingenua) che riguarda tutti, a partire dall’opposizione. È evidente che stiamo assistendo – sulla scena mondiale – a un grande ritorno delle nazioni.
Piaccia o no, la crisi delle organizzazioni sovranazionali è sotto i nostri occhi, e sono invece le istituzioni nazionali a tornare protagoniste: da queste parti, consideriamo la cosa con realismo e senza alcun pessimismo, anzi. Ma – comunque la si pensi – se sono le nazioni a tornare in prima fila, vale la pena per la sinistra politica e mediatica tifare sistematicamente contro l’Italia per pura ostilità politica verso l’attuale governo di centrodestra?
Per carità, ci mancherebbe: il compito di un’opposizione è – per definizione – quello di opporsi, mica di lanciare petali di rosa all’indirizzo del governo. Ma non sarebbe saggio trovare una misura ragionevole? Non sarebbe serio distinguere i temi più domestici (su cui litigare) e quelli di interesse comune (su cui cercare invece un minimo di convergenza)? Ci limitiamo a chiederlo. Del resto si sa: domandare è lecito, rispondere è cortesia. 

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