Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Ecco come i giornalisti si autocensurano Articolo del Times of Israel
Testata: israele.net Data: 18 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Times of Israel Titolo: «Comitato per la Protezione dei Giornalisti: i reporter di Gaza vengono “intimiditi, minacciati e aggrediti da Hamas”, un fenomeno “ampiamente sottostimato” perché i giornalisti si autocensurano»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'articolo del Times of Israel, dal titolo "Comitato per la Protezione dei Giornalisti: i reporter di Gaza vengono “intimiditi, minacciati e aggrediti da Hamas”, un fenomeno “ampiamente sottostimato” perché i giornalisti si autocensurano".
Le immagini delle proteste anti-Hamas sono proibite dall’autocensura! Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti denuncia che Hamas intimidisce, minaccia e aggredisce i giornalisti di Gaza che raccontano le proteste o il dissenso, costringendoli all’autocensura. Diversi reporter hanno riferito pestaggi e minacce da parte di agenti di Hamas. Eppure, i pro-Pal continuano a credere alle notizie diffuse dai media di propaganda amici di Hamas
I giornalisti di Gaza subiscono percosse e minacce da parte di Hamas quando riferiscono sulle proteste anti-Hamas e sul dissenso nella Striscia, cosa che li costringe ad autocensurarsi per garantire la propria sicurezza.
Lo ha riferito giovedì il Committee to Protect Journalists (Comitato per la Protezione dei Giornalisti) in un rapporto intitolato“Giornalisti di Gaza denunciano intimidazioni, minacce e aggressioni da parte di Hamas”.
L’organismo di tutela dei media lamenta che il fenomeno è stato “ampiamente sottostimato” e sottolinea che il Palestinian Journalists’ Syndicate, il Sindacato dei giornalisti palestinesi, per timore di rappresaglie non pubblica le testimonianze che raccoglie sulle aggressioni di Hamas ai giornalisti.
“Hamas, considerata un’organizzazione terroristica da molti governi occidentali – si legge nel rapporto – è nota per aver preso di mira con la violenza e ucciso suoi oppositori”.
Il palestinese di Gaza Tawfiq Abu Jarad ha detto al Comitato per la Protezione dei Giornalisti, una ong con sede a New York, d’aver ubbidito all’avvertimento di un agente di sicurezza di Hamas di non coprire una protesta femminile contro la guerra il 27 aprile a Beit Lahiya, aggiungendo che l’agente gli aveva detto che sarebbe stato ritenuto “responsabile” se sua moglie avesse partecipato alla manifestazione.
Abu Jarad ha raccontato di essere stato picchiato e interrogato nel novembre 2023 a Rafah da agenti di Hamas, i quali sostenevano che stesse “coprendo eventi nella Striscia di Gaza che esortavano a un colpo di Stato”.
“Non ho coperto nessuna manifestazione recente” ha dichiarato Abu Jarad, che lavora per la stazione radiofonica Sawt al-Hurriya di Ramallah.
Il reporter ha presentato un reclamo al Sindacato dei giornalisti palestinesi per l’intimidazione, denunciando la violazione della libertà di stampa da parte di Hamas.
Dalla fine di marzo, nella Striscia si sono svolte sporadiche proteste contro il gruppo terrorista che di fatto governa Gaza da quasi vent’anni, nonostante gli sforzi di Hamas per arrestare e colpire i manifestanti. Gran parte delle proteste si sono svolte a Beit Lahiya ed erano anti-Hamas, non genericamente “contro la guerra” come ha cercato di sostenere Hamas.
Anche prima della guerra le proteste anti-Hamas erano eventi relativamente rari, spesso violentemente repressi dal gruppo terroristico.
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti afferma che il Sindacato dei giornalisti, limitato dalla riluttanza dei giornalisti di Gaza a parlare pubblicamente, ha pubblicato solo la testimonianza di un altro giornalista di Gaza, Ibrahim Muhareb, brutalmente aggredito l’anno scorso da uomini che affermavano d’essere poliziotti di Hamas in borghese.
Muhareb, un fotografo freelance che lavorava da una tenda fuori dall’ospedale Nasser di Khan Younis, ha dichiarato di essere stato aggredito dagli agenti e di aver riportato profonde ferite alla testa.
“Quando ho provato a contattare un agente di polizia incaricato degli affari dei giornalisti – ha raccontato – hanno tentato di demolire la mia tenda. Quando ho opposto resistenza, hanno iniziato ad aggredirmi, prendendomi a calci. Ho cercato di parlare con loro con calma, ma hanno iniziato a picchiarmi ancora più violentemente. All’improvviso mi hanno colpito con un arnese, facendomi perdere conoscenza mentre sanguinavo dalla testa. Alcuni colleghi hanno cercato di intervenire, ma glielo hanno impedito dicendo loro testualmente che ‘spie e giornalisti sono la stessa cosa’.”
Muharab ha raccontato che alla fine altri giornalisti sono riusciti a trascinarlo via e lo hanno portato dove poteva essere curato.
Mohammed Abu Aoun, corrispondente di Awda TV, affiliata a Fatah, ha dichiarato al Comitato per la Protezione dei Giornalisti di essere stato aggredito dagli agenti di sicurezza di Hamas nel 2024 mentre a Deir al-Balah intervistava una donna che aveva iniziato a inveire contro i capi di Hamas. “Gli agenti mi hanno portato immediatamente in un luogo sconosciuto e mi hanno picchiato”, ha detto all’organismo di tutela dei giornalisti.
Il Comitato cita diversi altri giornalisti a cui è stato impedito di coprire determinati eventi, ma che non hanno acconsentito a rendere pubbliche le loro storie.
Durante la guerra, il Comitato ha principalmente condannato l’esercito israeliano per operazioni militari che mettono in pericolo i giornalisti a Gaza. Le Forze di Difesa israeliane hanno risposto ribadendo che non prendono mai di mira intenzionalmente i giornalisti nella Striscia di Gaza, ma anche sottolineando che molti di quelli presenti nella lista dei reporter rimasti uccisi erano in realtà membri di gruppi terroristici.
Dal canto suo Ismail Al-Thawabta, direttore generale dell’Ufficio Stampa del Governo di Gaza gestito da Hamas, interpellato dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti sostiene di non aver ricevuto nessuna denuncia di intimidazioni in merito alla copertura mediatica delle manifestazioni, né di misure intimidatorie da parte degli agenti di sicurezza. Secondo Thawabta, Hamas lascia “campo completamente aperto” ai giornalisti che possono coprire gli eventi a Gaza in sicurezza e liberamente.
Il capo del Sindacato dei giornalisti palestinesi, Nasser Abu Bakr, ha invece confermato al Comitato che il regime di Hamas commette “gravi violazioni” della libertà di stampa, come “convocazioni, interrogatori, telefonate, minacce, talvolta pestaggi e arresti, molestie, divieti di pubblicazione, interferenze con i contenuti e sorveglianza”.
Il vicedirettore del Sindacato, Tahseen al-Astal, afferma che i giornalisti sono riluttanti a mettere in luce questi problemi perché, sostengono, tali storie “distoglierebbero l’attenzione dalla guerra a Gaza”. Ma “la maggior parte dei giornalisti – aggiunge al-Astal – ha iniziato a praticare l’autocensura nei propri articoli per evitare problemi di sicurezza”.
Anche la direttrice regionale del Comitato, Sara Qudah, ha espresso allarme per le “minacce, aggressioni e intimidazioni” subite dai giornalisti di Gaza.
“Hamas – ha aggiunto – deve porre fine alla repressione della stampa e deve rispondere di queste violazioni. I giornalisti devono essere liberi di raccontare senza temere violenze, molestie o ritorsioni”.
(Da: Times of Israel, 16.5.25)
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