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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
18.05.2025 Solo in Italia la sinistra non ammette di aver sbagliato tutto sull’immigrazione
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 18 maggio 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Solo in Italia la sinistra non ammette di aver sbagliato tutto sull’immigrazione»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Solo in Italia la sinistra non ammette di aver sbagliato tutto sull’immigrazione". 


Giulio Meotti

Ovunque in Europa gli immigrati illegali non sono più i benvenuti, anche quando il governo è di sinistra. Tranne che in Italia. In Italia la sinistra è l'unica in Europa che non si è ancora pentita della politica dell'accoglienza a tutti senza controlli.

Ho sempre creduto nel motto di Milton Friedman del 1975: non si aspetta che le persone giuste si presentino e facciano le cose giuste, si creano le condizioni che costringano le persone sbagliate a fare le cose giuste.

Non diventeremo un’isola di stranieri”. Lo ha detto il premier laburista del Regno Unito, che ha appena assistito a un enorme cambiamento in tempo reale nella finestra di Overton sull’immigrazione, con Keir Starmer che ha ammesso che ora il governo ritiene che l’immigrazione di massa non stimoli la crescita economica e che un eccessivo numero di arrivi “indebolisca la società”. Starmer ha fatto l’annuncio promettendo una riduzione massiccia degli arrivi migratori entro la fine della legislatura. La Gran Bretagna "riprenderà finalmente il controllo dei nostri confini", ha dichiarato a Westminster.

Confini?

Jean-Claude Juncker, lo sciocco lussemburghese, da presidente della Commissione Europea ebbe a dire che “i confini sono la peggior invenzione di sempre”. E fino a oggi sembravano pensarlo tutti i politici europei a sinistra di Marine Le Pen.

Starmer ha anche deciso che gli immigrati devono….”imparare l’inglese”. Siamo alle basi, ma sempre meglio di niente. E che chi è arrivato legalmente con visti di lavoro, studio o turismo da paesi come Pakistan, Nigeria e Sri Lanka non potrà più presentare domanda di asilo mentre si trova in Gran Bretagna, come hanno fatto 40.000 persone solo nel 2024.

Un po’ fuori tempo massimo, ma il discorso di Starmer, se sarà seguito da azioni concrete, sancirebbe una rivoluzione copernicana nella politica migratoria a sinistra. Starmer ha anche detto:

“Questo è caos. Un esperimento di frontiere aperte condotto su un paese che ha votato per il controllo. Beh, non più. L’esperimento è finito. Vi daremo ciò che avete chiesto – ripetutamente – e riprenderemo il controllo dei nostri confini”.

Inutile aspettarsi un discorso simile dal Partito Democratico in Italia, rimasti i soli a decantare le meraviglie di un mondo senza confini alla Eugenio Scalfari.

E siamo lontantissimi dalla vignetta sul giornale satirico Private Eye: un candidato laburista che si avvicina a due elettori della classe operaia e chiede loro: “Perché voi fascisti razzisti non votate laburista?”.

 

Tranne che in Italia, la musica sembra dunque che stia cambiando ovunque, perfino sulla bocca di Jacques Attali, l’intellettuale campione del globalismo, che ha detto: “La questione delle frontiere è essenziale. L’Europa è un colabrodo e abbiamo fatto di tutto per distruggere le frontiere interne ed esterne. Non è che l'Europa non sappia proteggersi, è che non vuole proteggersi”.

Il premier Starmer avrà visto cosa è diventata la seconda più grande città del Regno Unito?

Si sarà ricordato di essere il figlio di un operaio e un’infermiera, i somewhere di David Goodhart contrapposti agli anywhere delle élite, che più hanno sofferto le conseguenze dell’immigrazione fuori controllo?

O avrà letto David Coleman, il più importante demografo d’Inghilterra, cattedra a Oxford, il quale ha detto che “la storia non è ottimista sulla capacità dei gruppi etnici o delle religioni di superare le differenze e la trasformazione implicita nelle tendenze attuali sarebbe un cambiamento importante, inaspettato e irreversibile nella società britannica, senza precedenti da almeno un millennio”?

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Come ha documentato l'accademico Eric Kaufmann in Whiteshift (2018), le ansie che hanno animato la Brexit e i voti a Boris Johnson e Nigel Farage sono più legate al rapido cambiamento demografico e culturale che all'economia o alla sostenibilità dei servizi pubblici.

Un bagno di realtà dunque per i laburisti, come quando il mese scorso Starmer ha ammesso che donna si nasce e la biologia conta più del “genere percepito”.

A Starmer ora basta aprire i confini all’intellettuale francese critico dell’immigrazione e a cui il governo ha impedito di parlare nel Regno Unito.

Alla stampa progressista ovviamente non è piaciuta la svolta di Starmer e lo paragona a Enoch Powell, che nel 1968 disse: “Ho l'impressione di guardare questo paese che alza freneticamente la propria pira funebre. In tali circostanze, l’unica misura adeguata è ridurre il tasso di immigrazione a cifre trascurabili e adottare senza indugio le necessarie misure legislative. Contemplo il futuro e sono pieno di paura. Come i Romani, vedo ‘il Tevere schiumare di sangue’”. La critica al multiculturalismo valse a Powell 100.000 lettere di sostegno. Ma anche la fine della sua carriera politica.

Molti a sinistra hanno pagato per aver detto con anni di anticipo quello che ha annunciato Starmer.

Come Trevor Phillips, politico e giornalista di origine guyanese iscritto al Labour, volto della BBC, “zar” della Commission for Racial Equality, l’ente paragovernativo che dal 1976 promuove politiche per le pari opportunità, sospeso dal Labour per leso multiculturalismo.

I primi a cambiare registro sono stati i Socialdemocratici svedesi.

“La politica svedese di integrazione degli immigrati è fallita, portando a società parallele e alla violenza tra bande”, aveva affermato il primo ministro Magdalena Andersson poco prima di perdere le elezioni. La Svezia aveva esagerato ed accolto più persone pro capite di qualsiasi altra nazione dell'UE. “Viviamo nello stesso paese ma in realtà completamente diverse”, ha detto la premier di sinistra. “La segregazione è stata autorizzata ad andare così lontano che abbiamo società parallele in Svezia”. E ancora: “La società è semplicemente troppo debole per rompere la segregazione e respingere le società parallele”.

Il premier svedese Carl Bildt si vantava che la Svezia era una “superpotenza umanitaria” quando accolse 163.000 migranti solo nel 2015, un record pro capite in Europa. Ora Bildt dice che la Svezia “dovrebbe aiutare i migranti ad andarsene”.

“Andarsene”, non “integrarsi”.

Hanno accolto tutto il mondo e ora una manciata di ebrei svedesi rimasti nel paese deve fare le valigie.

Il premier socialdemocratico tedesco Olaf Scholz aveva sospeso il trattato di Schengen.

In Francia il premier François Bayrou, che più establishment non si può e a cui si ispirano tutti i politici italiani che vogliono fare carriera al centro, ha appena detto che “il termine sommersione è il più appropriato. Perché un intero paese, un'intera comunità di dipartimenti francesi, si trova ad affrontare ondate di immigrazione che raggiungono il 25 per cento della popolazione. Non sono le parole a essere scioccanti, è la realtà”.

In Danimarca, la premier di sinistra Mette Frederiksen ha definito l'Islam “una barriera all'integrazione”. L’obiettivo del governo di Copenaghen è racchiuso in uno slogan: “Una Danimarca senza società parallele: niente ghetti nel 2030”. E così la famosa società liberale, tollerante e di mentalità aperta, celebre per il rispetto dei diritti e il welfare generoso, è stato il primo paese in Europa a revocare i permessi di soggiorno ai siriani.

I media mainstream, i fact checker bugiardi e i commissari di Wikipedia possono etichettare quanto vogliono la Grande Sostituzione come una “teoria del complotto”, ma, giù nelle strade di Londra, Birmingham, Malmö, Copenaghen e Marsiglia, le società europee stanno diventando sempre più anormali e disfunzionali e sempre più persone, anche di sinistra, lo hanno capito.

Tranne che in Italia.

Sfogli La Repubblica del Politicamente Corretto e scopri che 59 bianchi sudafricani accolti negli Stati Uniti da Trump potrebbero distruggere l'armonia multiculturale. Frontiere aperte per tutti, tranne che per i bianchi.

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